La mensa pullula di persone affamate, anche se li va male: oggi il menù offre insalata ed un budino alla vaniglia abbastanza triste. Pinzo le foglie di lattuga, portandomele alla bocca, mentre Joy e Lucas si siedono davanti a me. <Il ragazzo nuovo?> chiede il mio compagno. Sollevo le spalle, continuando a mangiare. Dopo 10 minuti, Timothée fa il suo ingresso, prende il vassoio ed il cibo e si guarda intorno. Ha dei jeans schiariti, strappati al ginocchio, le converse nere ed una t-shirt bordeaux che risalta i suoi occhi cristallini. Ci nota tra la folla, le sue spalle si rilassano e sorride, sedendosi poi accanto a noi. Anche lui, inizia a mangiare, poi finisce e parla, stupendomi. <La biblioteca è bellissima e silenziosa! Ho preso un sacco di libri in prestito, soprattutto di biologia, che sono utili per la relazione. Che te ne pare Dori?> <Sisi, perfetto> rispondo distratta e soprappensiero. Ci resta male, tornando alla sua insalata. La folla del corso di biologia si presenta intorno al nostro tavolo, presentandosi al mio amico, che timidamente e con imbarazzo risponde. <Ha capito chi siete, adesso spostatevi e lasciatelo mangiare in pace, manco fosse Brad Pitt> sbotto. Le ragazze mi guardano perplesse, meravigliate e stizzite. So cosa stanno pensando, ma poco mi importa, dato che stanno infastidendo il mio amico e gli stanno mancando di rispetto. <Avete sentito? Forza, mica è un quadro o una statua! Smettetela di fissarlo e stargli intorno> alzo la voce. Nel tavolo affianco, si girano sorpresi, facendomi battutine sulla mia perdita di calma che nessuno ha mai visto. Spiego il mio punto di vista e mi danno ragione. <Ma chi lo avrebbe detto che Eúdore avrebbe alzato la voce!> esclama la voce di Giulia, circondata da quei ragazzoni. La saluto da lontano ridendo, mentre Timothée continua a mangiare, in silenzio. Poi mi guarda, fa un sorriso tra il timido e l'infastidito, si alza per buttare la roba, solleva la mano nel suo solito modo per salutare e sparisce.
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Appena arrivo a casa, sento delle urla di bambini. Sollevo gli occhi al cielo, capendo che il mio compito di oggi, da brava donna, è accudire quei bambini sudati, puzzolenti ed urlanti. Mi avvicino a loro, che non appena mi riconoscono, iniziano ad urlare e cantare e saltare intorno a me, urlando parole in greco antico. Mi fingo entusiasta, dato che tutte le donne si son fermate a guardarmi. Leggo favole, coloro disegni, lavo mani e soffio nasi, finché non si fa l'ora di cena ed i bambini, come tutte le donne, tornano alle loro case. Rimetto in ordine il casino che si è formato, così poi procedo per il gineceo, dove la profetessa mi guarda spaventata e zitta. Continua a ripetermi della profezia, di Alcesti e Admeto in modo confuso, inquietante, finché non la fisso incazzata. Sta zitta e si alza, non esce prima di non avermi sussurrato per l'ultima volta la mia fine imminente. Imminente cosa? Perché? Non sono fidanzata, né innamorata, e sono ancora bella minorenne. Decido di lasciar stare, mentre recupero il telefono.
Da: Joy
Che ti è preso oggi? La profezia? Non sottovalutarla e stai attenta a riccioli bruni!
A: Joy
Pre-ciclo. Riccioli bruni è fuori pericolo tranquilla! ;)
Da: Timothée
Caffè domani alle 7.15?
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Έúδορε/Timothée Chalamet.
FanficChi deve morire è già morto; e un morto non è più nulla.-Alcesti, Euripide. Liberamente ispirato dalla tragedia greca.