La caffetteria è deserta, forse per l'orario improponibile al quale sono arrivata. Timothée non c'è ancora e mi sto per addormentare sul tavolo appena pulito e disinfettato, quando sento che la porta si apre facendo suonare il campanello posto sopra di essa: stamattina ha i capelli che sono indomabili più degli altri giorni, uno sguardo stanco e due occhiaie visibilissimi che isolano i suoi occhi chiarissimi, due pozze luminose. Si guarda intorno, le mani in tasca, mezzo curvo su se stesso come a proteggersi. Poi mi nota nel tavolino più nascosto, sfodera un sorrisone e si avvicina a me. I suoi occhi sembrano due laghetti illuminati dal sole del suo sorriso. Ma che cazzo sto pensando? Penso, mentre si siede davanti a me, augurandomi il buongiorno. Ricambio, per poi parlare di cosa avremmo preso per colazione, optando poi io per un caffè lungo e un muffin integrale e lui un croissant alla nutella e kinder bueno ed un cappuccino con doppia panna e cannella. Scoppio a ridere sentendo ed immaginando le calorie che si ingerirà, anche se è magro come uno stecco. <Non sembra, ma ho sempre fame> borbotta, facendomi ridere ancora di più. <Mi sembrava strano che ieri ti fosse bastato quel misero pranzo> asserisco, mentre fa cenno alla cameriera di raggiungere il nostro tavolo. Ordina per tutti e due, facendomi tirare un sospiro di sollievo, dato che ho sempre vergogna di parlare in pubblico. Appena arrivano le nostre cose, segue un silenzio fatto di fame e sonno, che si consuma in poco tempo così come la nostra colazione, che viene rigorosamente pagata dal gentiluomo in questione. Son le 7.45 quando usciamo, l'aria si è riscaldata, il sole è un po' più alto. Lo ringrazio, poi lui ringrazia me per essere il suo spirito guida, il suo angelo custode. <Sei come Virgilio nell'Inferno e nel Purgatorio> dice. <Hai letto la Divina Commedia?> mormoro incredula, guardandolo piacevolmente sorpresa. Annuisce soddisfatto. <E Beatrice dove la lasci?> chiedo, sentendomi quasi offesa. <Non mi piace tanto il Paradiso> asserisce. <Ah okay, mi stavo già offendendo> scherzo. Lui ridacchia, poi arriviamo davanti a scuola, dove Joy e Lucas parlano e ridono: se non fosse per il fatto che si conoscono da quando son nati, li shipperei. Li raggiungiamo, mentre ci guardano straniti ma contenti: il nostro trio si sta ampliando. Tutti raggiungiamo gli armadietti, mentre Giulia mi chiama. La saluto, afferrando il librone di storia americana. Chiacchieriamo un po', poi mi annuncia che quella sera ci sarebbe stata una riunione per le nuove elezioni. <Non abbiamo molti rivali, come l'anno scorso> continua. Annuisco. <Sì certo ci sarò> prometto. Poi mi viene in mente il famoso incontro con il vicino "da matrimonio". Sbuffo. <No Giuli, ho un impegno a quell'ora con la mia famiglia. Provo a chiedere>.
Lucas e Joy sono già in aula, Timothée è dietro di me di qualche passo ed osserva tutta la scena: mi sta aspettando. Sorride. E io gli sorrido. E sembra banale, ma per un momento sembra che tutto il resto si oscuri.
Mando un messaggio a mia madre, che non perde occasione per incitarmi ad "occuparmi della mia piccola polis e di cambiare la profezia!!!". Non ne ho più voglia. La ringrazio, dando conferma e Giulia, salutandola ed invitando Timothée ad entrare in aula. Ci sediamo vicini, chiacchieriamo ancora un po' e poi entra la prof.
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Il computer è pieno di informazioni di biologia: ho un'ora buca e ho iniziato a vedere la relazione da presentare con il nuovo arrivato. Lui è a lezione, ma mi ha già dato qualche direttiva.
Passo un'ora lì con l'istinto di strapparmi gli occhi come Edipo ed andarmene in esilio, ma mi trattengo, sbuffando qualche volta: odio questa materia con tutte le mie forze, a sto punto preferivo i ceci. Mi alzo quando suona la campana del pranzo, praticamente correndo in mensa: mai stata così felice di vedere e sentire tutto quel caos, le persone che si accalcano per ingurgitare quella spazzatura e disperatamente cercare un tavolo. Devo avere una faccia sconvolta perché appena Joy e Giulia mi vedono, si affiancano a me (anche per saltare l'immensa fila) ed iniziano ad interrogarmi. Dopo aver preso il delizioso polpettone, super prelibato e succulento, ci sediamo tutte e tre in un tavolo abbastanza nascosto.
Timothée e Lucas entrano quando ormai sto buttando via i resti e pulendo il tavolo ed il vassoio. Saluto, per poi dirigermi verso l'uscita e continuare il progetto. <Non rimani?> chiede riccioli bruni. <In realtà volevo continuare a lavorare sul compito di biologia, ma se vuoi ti aspetto: ho un'altra ora buca, poi ho potenziamento di matematica e fisica e poi la riunione> dico. Lui annuisce, facendomi spazio. Giulia e Joy se ne vanno mentre rimango a chiacchierare con Lucas e Timothée. Insieme formano una bella coppia di amici e son contenta che lui abbia anche un elemento maschile con cui stare.
Appena finiscono il pranzo e sistemano, io ed il nuovo arrivato ci rifugiamo in biblioteca, che poi diventa "ci imprigioniamo" perché quella relazione ci fa esaurire, e quando suona la campana, me ne vado io, dirigendomi verso l'aula di matematica e fisica, dove ci son già troppi segni alla lavagna. Dopo qualche minuto, entra Joy. Iniziamo a spettegolare, mentre mi fa domande sul ragazzo appena arrivato. <Ti prego Dori ricordati quella profezia> quasi mi supplica. <È una cazzata, J: quando mai sono Alcesti e lui Admeto!> esclamo infastidita. <Shhh! Stai peccando di tracotanza> mi ammonisce, sollevando il dito verso il soffitto come a dire "gli dei ti ascoltano e ti vedono". Roteo gli occhi al cielo e per fortuna arriva il prof: basta ed avanza una profetessa squilibrata.
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Έúδορε/Timothée Chalamet.
FanfictionChi deve morire è già morto; e un morto non è più nulla.-Alcesti, Euripide. Liberamente ispirato dalla tragedia greca.