27. Soulcycle e Hunger Games

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Mi svegliai molto presto, avevo bisogno di sfogarmi, quindi decisi di buttare giù dal letto Sara e svegliare anche lei, per farla venire con me a fare un'ora di soulCycle.

"Jess sono le sette, mi dici dove cazzo mi stai portando?" chiese spazientita mentre io prendevo le ultime cose da portare con me.

"quand'è che sei diventata così pesante esattamente?" chiesi alzando gli occhi al cielo.

"quand'è che sei diventata così simpatica di prima mattina?" mi chiese a sua volta sbuffando e facendomi la linguaccia come i bambini piccoli.

Non le risposi, la ignorai.

Dopo venti minuti di macchina eravamo finalmente arrivate, scesi e presi di corsa la borsa, stava per iniziare l'ora ed eravamo in ritardo.

"andiamo sbrigati" dissi dirigendomi velocemente verso l'ingresso.

"Soulcycle?! Davvero? Cazzo Jess sono le sette e mezza di mattina e te mi hai fatta svegliare per delle cazzo di biciclette, sei seria?" mi chiese furiosa.

"ti farà bene, fare sport aiuta a sfogasi Sara" dissi trascinandola dentro.

Dopo aver sbuffato per tipo la centesima volta si convinse a fare la lezione insieme a me.

Dopo un'ora di fatica, tra la personal trainer che prendeva per culo dicendo 'è l'ultima, spingete ancora un po' o 'forza, vi sentirete meglio dopo' era ufficiale quella sarebbe stata la nostra prima ed ultima lezione di sempre. Sara in quel momento mi stava odiando, non la potevo biasimare, ma mi sembrava comunque divertente la sua espressione e il suo essere così 'furiosa'.
Era incredibile, tutti a Los Angeles, soprattutto le ragazze, erano ossessionate con le lezioni di yoga e du soulCycle. Ci vanno letteralmente tutti. Malate, erano strumenti del terrore e dell'orrore quelle workout classes.

Appena uscite dalla palestra Sara mi fulminò con lo sguardo e le uniche parole che uscirono dalla sua bocca furono: "io non farò mai più una cosa del genere, te non sei pazza, te sei fuori di testa! Hai bisogno di un terapista. E adesso mi offri un cazzo di iced coffee da Starbucks, subito!" disse infuriata.

La cosa continuava ad essere divertente ai miei occhi e mi limitai ad annuire.

"ok, rimani in macchina, scendo prendo i caffè e torno subito" dissi lasciando Sara dolorante in macchina.

Visto che mi aveva praticamente minacciata di morte se non le avessi comprato un caffè, subito dopo la palestra guidai fino a Starbucks per prendergliene uno.

Arrivata all'entrata feci per aprire la porta, quando qualcuno da dentro la apri a sua volta sbattendomela in faccia.

"ma che problema avete voi californiani con queste dannate porte?" dissi dolorante e arrabbiata.

"scusami mi dispiace tanto" disse il ragazzo scusandosi.

Alzai gli occhi al cielo per poi posarli sul ragazzo, aveva gli occhi marroni chiari, quasi sul verde, un sorriso bellissimo, capelli castani.

Wow.

"stai bene?" mi chiese.

"ehm credo di si" risposi.

"sicura? Hai preso una bella botta, mi dispiace" disse guardandomi bene il viso per vedere eventuali segni rossi.

"si" risposi.

"però se vuoi farti perdonare potresti offrirmi un caffè" aggiunsi.

"furba" disse sorridendo.

"va bene" aggiunse poi.

Entrammo da Starbucks e iniziammo a parlare un po' del più e del meno e mi offrì due caffè uno per ed uno per quella belva di Sara.

"allora perché non mi dai il tuo numero così ci possiamo organizzare magari e ti posso portare a cena fuori se ti va" mi disse con quel sorriso a cui non potevi dire no.

Colpita da una stella|| h.s. ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora