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Midsommar, Il Villaggio dei Dannati è un film drammatico/horror psicologico del 2019 diretto dal regista statunitense Ari Aster incentrato sulla condivisione delle emozioni umane, l'indottrinamento da parte di sette religiose e l'abbandono emotivo e fisico con l'attrice britannica Florence Pugh nel ruolo di protagonista.

La storia parla di Dani, studentessa universitaria con precari rapporti sia con la famiglia e con la sorella bipolare sia con il fidanzato Christian. La ragazza già dal principio si comprende soffra di depressione e che si senta abbandonata da pressoché tutte le persone che le stanno attorno e che dovrebbero darle supporto, sensazione che si aggrava dopo la morte di entrambi i suoi genitori e del suicidio della sorella, avvenuti nello stesso momento per mano di quest'ultima, facendo cadere la protagonista in un profondo lutto. Vedendo la situazione della compagna Christian, mosso dalla pietà e rimandando la decisione di lasciarla, la invita a partecipare ad un viaggio in Svezia con il suo gruppo di amici nella comune di Harga per partecipare ad un'antica manifestazione, il Midsommar, su cui scrivere la propria tesi di laurea.

Dani accetta, senza sapere che questa decisione la porterà in un viaggio alla scoperta delle più oscure tradizioni pagane della Scandinavia in una spirale d'orrore senza fine.

Secondo film del regista Ari Aster, Midsommar ha ricevuto un voto di 83% su Rotten Tomatoes, sito guida per tutti gli appassionati di cinema sull'internet, una nomination al Critics Choices Award, un'altra nomination allo Spirits Awards e un'altra canditatura ancora al NSFC Awards, incassando in Italia 481 euro al box office.

A differenza del precedente film di Ari Aster, Hereditary, i protagonisti di questa pellicola sono una coppia disfunzionale e non una situazione famigliare disagiata, tuttavia si possono trovare molti punti d'incontro tra il precedente lavoro e questo: la presenza di scene tendenti al gore rare ma efficaci per far scendere un brivido lungo la schiena dello spettatore, l'attrazione verso l'esotico (in Hereditary la presenza di forze demoniache di derivazione mesopotanica, in Midsommar di antichi culti nordici) e il tema della mancanza di comunicazione che può portare conseguenze terribili.

Sotto molti punti di vista questo film merita tutte le critiche positive e le nomination, partendo dall'ambiente tecnico dello stesso come la regia, la fotografia e la recitazione. Il film in sé dura molto, quasi tre ore, con una climax che non sembra mai terminare grazie all'uso della colonna sonora monotona, priva di suoni piacevoli e dominata dal rullo di tamburi tipici delle culture preistoriche, che si fa assordante o assente in momenti equivalenti in modo da non lasciare lo spettatore emotivamente tranquillo un attimo, facendogli implorare in modo alternato il silenzio o il rumore.

Molte persone hanno definito questo film noioso, giudizio creatosi forse anche a causa della colonna sonora e per le sue caratteristiche sopra elencate, una delle cose che un film horror, anche psicologico, non dovrebbe mai essere.

Tuttavia questa lentezza può essere vista in due modi ben distinti, ma entrambi con la stessa rilevanza: il primo come scelta stilistica e per far sì che lo spettatore possa "godere" delle scene più crude (a livello visivo o umano) in pieno e senza fretta per poi "riposarsi" con scene di paesaggio rurale svedese, molto presenti nel film, mentre il secondo può essere più "simbolico", considerando che la lunghezza del film può permettere di toccare con mano il mutamento di una persona, in questo caso Dani, come è successo anche nel caso del film Joker con Joaquin Phoenix, trattante anch'esso della discesa umana nella follia e praticamente della stessa lunghezza.

La fotografia e la luce sono due dei punti focali della pellicola e motivo della sua originalià. I campi lunghi inquadrati hanno la funzione di far sentire lo spettatore disperso nell'ignoto, in un senso che può ricordare quasi l'horror cosmico di Lovecraft, per poi essere interrotti da primissimi piani sui protagonisti e su altri dettagli cruciali sempre per creare un crescendo d'ansia e di paura. La presenza di inquadrature al contrario, presenti ad esempio nell'arrivo dei protagonisti ad Harga ed uniche nel loro genere, segnano il passaggio tra il mondo "civilizzato" e il mondo della "follia", ovvero la comune.

La luce, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare da un film horror, è molto presente, tanto che questo film è stato descritto come "l'horror più luminoso mai fatto", abbandonando la credenza per cui un film horror debba per forza avere delle atmosfere scure e notturne come ne L'Esorcista o altri classici del cinema dell'orrore per essere considerato tale. Non solo, le atmosfere considerate da horror classico sono solo presenti nelle scene iniziali, ovvero quando i protagonisti sono nelle loro "comfort zones", luoghi sicuri, per poi diventare via via sempre più luminosi dopo l'arrivo ad Harga grazie al sole di mezzanotte svedese e i vestiti bianchi degli abitanti della comune.

Un'altra critica che è stata mossa in merito a questo film è che il panorama cinematografico ha visto molte volte film riguardanti gruppi di giovani che si trovano immischiati in culti mortali a sfondo pagano, ad esempio The Wicker Man, tuttavia se ci si pensa un attimo non si sono mai visti film horror ambientati in paesi "civilizzati" come la Svezia, ma principalmente in zone sperdute e fisicamente lontane (la popolazione isolana in The Wicker Man oppure la radura immersa nel bosco in The Vvitch, a New England Folk Tale) e soprattutto così luminosi, considerando che di solito il male si svolge nel buio, non in piena luce come in questa pellicola forse a causa di una scia di mentalità colonialista per cui tutto ciò che è male è "oscuro".

La recitazione di Florence Pugh cattura subito lo spettatore con le sue espressioni infantili di puro disgusto e di come solo con il volto lei sia in grado di far risaltare dettagli importanti sulla psiche della protagonista e dei suoi drammi interiori fino al suo percorso che terminerà con la sua "liberazione" dalle catene del mondo esterno e del suo sorriso finale mentre vede i collegamenti del suo passato bruciare nel rituale, un viso tanto tenero quanto inquietante nella sua semplicità.

Un'altra critica che è stata smossa dal pubblico è stata in merito alla recitazione delle donne Harga, considerata macchinosa e fin troppo teatrale per molte scene. Per contrastare questa critica si può pensare che i personaggi appartenenti alla setta, perché alla fine di quello si tratta, degli Harga devono sembrare treatrali considerando che stanno comunque recitando una parte anche all'interno del film allo scopo di indottrinare Dani facendo leva sui suoi sentimenti, l'empatia fasulla e la comprensione apparente.

L'intero film è pervaso da migliaia di simbolismi interessanti sulla contrapposizione tra religione cristiana e paganismo, partendo dal nome della protagonista che significa letteralmente "giudizio di Dio", del nome dell'altro protagonista, ovvero "cristiano" e degli altri membri della comitiva studentesca, tutti nomi riconducibili alla tradizione cristiana, i quali verranno uccisi uno ad uno nel più tipico degli scenari horror risparmiando soltanto Dani che, abbandonando o più accuratamente bruciando i vecchi collegamenti con il mondo esterno, entra a far parte ufficialmente della comunità di Harga, una situazione che sembra comprendere il suo dolore e il suo stato d'animo. Il tema dell'empatia, fulcro della pellicola, è anch'esso un punto di originalità e novità che serve ad intavolare scene strazianti che riescono a terrorizzare non per la presenza di budella o accoltellamenti, ma per la connessione emotiva forzata e malata che si crea tra Dani e gli altri Harga, in modo da allontanarla dalla vita esterna alla Svezia in modo da renderla parte della setta, da qui collegandosi al tema dell'indottrinamento mascherato da comprensione.

Ovviamente, questo film non è esente da difetti, i quali si trovano principalmente nella scrittura della trama, che presenta qualche buco di trama (il motivo per cui gli Harga debbano per forza uccidere i membri del gruppo studentesco non viene mai specificato) oppure alcuni dettagli che vengono enfatizzati molto nel corso del film che tuttavia per il finale non vengono spiegati bene oppure spiegati troppo, annientando un altro strato di mistero nella pellicola.

Molte persone sono uscite deluse dalle sale cinematografiche perché, anche per colpa del maldestro e ripetitivo sottotitolo italiano, si aspettavano un horror tipico pieno di sangue e magari con un assassino vampiro zombie ma che si sono ritrovati davanti un horror dalla struttura atipica come la location e come i significati dove il vero cattivo non esiste, considerando che in linea generale l'antagonista del film può essere benissimo il concetto stesso di isolamento e di separazione.

In generale questo film è consigliato a tutti ma soprattutto a chi è disposto ad entrare in sala con una mentalità aperta riguardo questo genere di film e per gli appassionati di cinema moderno, che potranno godere delle originali scelte registiche. Ovviamente, questo film è totalmente sconsigliato per le persone sensibili a temi come il suicidio o comunque contenuti grafici che, anche se poco, sono presenti




oggi è stata una giornata estremamente interessante ho pianto tre volte

è imbarazzanteWhere stories live. Discover now