Capitolo 30

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Sascha riesce finalmente a trovare la scatolina, ma quando vedo che prova a portarsela alla bocca gli cade di mano rotolando.

La riafferro, mentre il suo petto continua ad alzarsi e abbassarsi a un ritmo spaventoso.

La scatolina bianca scopro essere un Ventolin, un medicinale che le persone che soffrono di asma o alcuni tipi di attacco di panico usano per calmare l'attacco improvviso e che se non preso in tempo può far sfociare in situazioni pericolose.

Fortunatamente mia sorella da piccola soffriva di asma e so come funzioni e devo far fare a Sascha tre respiri profondi col medicinale in bocca prima che la sua respirazione torni regolare.

Tiro un sospiro di sollievo, ho avuto paura che potesse avere convulsioni o svenimenti,ma fortunatamente si sta riprendendo

《Sascha? Credo che tu mi debba delle spiegazioni》dico serio resituendogli il ventolin.

《Scusa Ste se ti ho spaventato》replica lui ansimando per lo sforzo di parlare per poi chiudersi nel silenzio.

《Sascha perchè sei ridotto così male? Voglio sapere》insisto facendolo sedere di forza sul letto.

《Ti dirò ciò che vuoi sapere a una condizione...》risponde fissando il pavimento senza guardarmi.

《Quale?》chiedo pronto a tutto pur di sapere.

《Non dovrai mai più toccare una sigaretta in tutta la vita》esordisce guardandomi.

La sua affermazione mi coglie alla sprovvista, ma annuisco sicuro di me.

Per la veritá, questa veritá, posso rinunciare a ciò che so mi fa solo del male.

《Mai più Stefano...》ribadisce lui.

Io annuisco convinto.

Quindi lui sospira e poggia la testa sulle mani.

《Non crederai a ciò che stai per sentire... io... per tanto tempo ho fatto finta che i miei problemi non esistessero e ignorandoli si sono fatti più logoranti dentro di me e sono esplosi...io soffro d'asma... da... neanche so più da quanto tempo... credo anni. Ma non ho mai voluto far sapere niente a nessuno. In questo ultimo periodo... le mie crisi si sono peró intensificate》racconta mentre le lacrime gli bagnano gli occhi.

Tutti i pezzi del puzzle prendono forma.

La sera in cui prima del concerto l'avevo visto nascondere la scatolina nella giacca... e anche quando sono corso a prenderlo nel bel mezzo della notte da ubriaco, la stava nascondendo.

Erano tutti momenti di alta tensione... ma entrambi scatenati, da me, in qualche modo...

《Ho cominciato ad avere attacchi di panico sempre più frequenti, ansie che mi schiacciavano fino alla follia. Non riuscivo più a reggere la pressione di... di... così ho cominciato a p-prender...prendere...》balbetta afferrando la giacca.

Tira fuori un' altra confezione di medicinale, questa volta sono pasticche... Lexotan... è un antidepressivo e ansiolitico molto potente.

《T-tu... prendi psicofarmaci.... è per questo che avevi questi sbalzi di umore continui? E che quando bevi non capisci assolutamente niente e fai cose sconclusionate... ed è anche questo il motivo per cui non ricordi le cose che ti succedono e fai anche cose da cui poi a mente lucida cerchi di scappare...》sussurro incredulo di come la risposta a quasi tutte le mie domande si racchiuda ora nelle mie mani.

Lui annuisce e mi si butta tra le braccia singhiozzando.

Vorrei poterlo odiare per come mi ha fatto sentire, per la notte che abbiamo passato assieme in cui tutto ciò che è successo non vale nulla, ma non è propriamante colpa sua, le medicine possono comandarci e cambiarci e perciò trovo la forza di biasimarlo e di stringerlo a mia volta.

Una sola domanda resta... perchè è arrivato a ridursi così.

《Sascha... rispondi alla mia domanda... anche se mi ferirai, ho bisogno di saperlo》chiedo con gli altri mentre le palpitazioni del mio cuore vanno completamente fuori range.

《I-io... non voglio che nessuno stia male... Stefano... non voglio farti soffrire》risponde senza lasciarmi finire.

《Ho bisogno di saperlo Sascha... tutto ciò che c'è stato tra noi: i baci, le parole, una notte...i sorrisi, le occhiate, lo sfiorarsi... sono stati solo un delirare delle tue medicine?》chiedo tremando preparandomi ad incassare forse la più grande delusione della mia vita.

Il silenzio si fa palpabile tanto da potersi tagliare col coltello.

《N-no... non sono stati il delirare delle mie medicine, o almeno... non tutto. Io non avrei mai voluto che finissimo per fare... beh... sai cosa》dice tentando di asciugarsi un occhio con la mano.

《Quindi... ti prego dammi delle spiegazioni Sascha... i-io ho bisogno di sapere. Non posso continuare a fingere》chiedo appoggiando la mia mano sulla sua, per un attimo il nostro contatto sembra scottarlo, ma poi si rilassa.

《Ti ricordi quando fuori sul balcone ti ho chiesto se avessi sbagliato a fare tante cose nelle vita? E ricordi quando ti ho chiesto se una persona possa essere perdonta quando sbaglia? Dissi che a volte si vuole bene alle persone in qualche modo anche se si dovrebbe odiarle... ecco... io lì ho tentato di parlarti e di dirti la veritá, ma tu mi guardavi così innocente e così attento alle mie parole che non ho saputo resistere e anche se sapevo di pentirmene ci ho portati a fare ciò che non sarebbe dovuto succedere, noi non saremmo mai dovuti andare a letto...》dice con tutta l'umiltá del mondo sussurrando praticamente le parole tra un respiro e l'altro mentre si poggia sulla mia spalla.

《La veritá puoi dirmela anche ora》rispondo cercando di restare freddo e di non farmi coinvolgere, in un' altra situazione avrei iniziato a piangere anch'io.

《I-io ho paura... Stefano... non ne ho mai parlato con nessuno, sono terrorizzato dal poter perdere le persone chi più amo e tu fra di loro. Promettimi un'ultima cosa... che non mi abbandonerai come giá prima di te è stato fatto》sussurra prima di sciogliersi di nuovo in lacrime e aspirare un ennesima volta dal ventolin.

《Sei mio fratello Sascha e non è mai una questione di sangue lo sai tra noi, non ti abbandonerei》rispondo alzando il suo viso per avvicinarlo al mio.


| Does your smile lie? | ~ SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora