Capitolo 33

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《Sascha... io posso solo immaginare quanto tutto questo debba essere stato tremendo, sei stato molto coraggioso...》dico accarezzandogli i capelli.

《Non è stato coraggio il mio, tutto ciò che ho fatto è piangere e subire per anni e anni...》risponde in un mugulio di vergogna.

《Sei cresciuto forte e maturo, sei diventato solare, hai inseguito i tuoi sogni... hai fatto un miracolo visto tutto ciò che hai subito...》lo rassicuro sconcertato da quanto lui non si renda conto di quale capolavoro sia diventato dopo aver vissuto l'inferno.

Ma dopotutto è vero ciò che si dice... i sorrisi più belli nascondono le storie più tristi.

《Vorrei, se pensi di farcela, che mi raccontassi ancora... e sopratutto chi è stato a farti tutto questo...perchè lo ha fatto e come continua... mi sembra a questo punto di non conoscerti più...di non sapere più chi sei...》chiedo curioso e rattristato dal sapere che per anni lui ha vissuto con un segreto impronunciabile di questa portata, terrorizzato al punto da non parlarne mai con nessuno.

Lo sento irrigidirsi quando pronuncio la domanda sul chi sia stato.

Si allontana dal mio abbraccio e si poggia alla testata dal letto sedendosi respirando in cerca di coraggio.

《Tutti voi avete sempre saputo che mia madre Renata e mio padre Stefano Burci hanno divorziato quando io e mio fratello eravamo piuttosto piccoli e che io sia stato per un periodo con mia madre per poi vivere con qualche tempo con mio padre... beh... questa storia in realtá non è corretta... Il mio vero padre non è Stefano che avete conosciuto, mio padre biologico vive a Lavagna e prima che nascesse mio fratello io e mia madre vivevamo con lui》rivela giocherellando con le dita distrattamente, come se rivivesse nella sua testa ogni attimo.

《Mio padre è sempre stato violento prima con mia madre e poi sopratutto con me... la mia schiena, il mio naso, il mio sopracciglio... sono tutti opera sua》singhiozza nuovamente Sascha accostandosi a me.

Io non riesco neanche più a ribattere, le troppe informazioni mi hanno inchiodato al mio posto.

《Lui non poteva accettare che fossi "diverso", a suon di botte è riuscito a imprimere nella mia testa che essere come sono... fosse sbagliato. Mi ha rinchiuso in una gabbia di solitudine e dolore tanto da farmi dimenticare tutto ciò che sognavo, amavo e speravo》continua a raccontare Sascha mentre silenziosamente rivoli caldi bagnano ancora le sue guance.

《Mia madre quando ancora ero un bambino di 4/5 anni è fuggita di casa senza di me, ma non gliene faccio una colpa la comprendo, lasciandomi per un giorno intero da solo con mio padre. Quel giorno mi picchiò perchè mi aveva visto giocare con una bambola. Quando mia madre tornò a riprendermi litigarono fino alla follia e lei fu costretta a concedergli che potesse tenermi per tutta la settimana, solo la domenica avrei potuto raggiungerla se no solo Dio sa cosa quell'uomo avrebbe potuto fare...》.

Si ferma asciugandosi gli occhi con il palmo, istintivamente gli prendo, quindi, la mano stringendola nella mia per dargli coraggio.

Lo vedo appena sorridere e ciò mi consola.

《... per anni ho vissuto con quest'uomo vedendo mia madre solo un giorno alla settimana e attendendo quel giorno con tutte le mie forze per ogni secondo della mia vita. Lei nel frattempo si era ricostruita una vita, aveva incontrato Stefano di cui io ho poi preso il cognome ed è rimasta incinta di Ian... mio fratello...》continua Sascha.

Io resto a bocca spalancata, incredulo di sentire tutto questo, Sascha e Ian si assomigliano da morire tanto che mi riesce quasi impossibile credere che condividano solo metá del patrimonio genetico.

《All'etá di 11 anni dopo che mio "padre" mi ruppe il naso scappai di casa, non potevo più vivere in quelle condizioni. Fu proprio Stefano, che assurdamente porta il tuo stesso nome, che mi trovò tremante e traumatizzato vicino alla scuola dove ero andato a cercare riparo. Lo conoscevo appena, ma per quel poco che avevo avuto modo di conoscerlo sapevo giá di volergli un gran bene e in quel momento seppi che lui per me sarebbe stato un vero padre》dice Sascha sembrando concludere.

Tira il fiato, istintivamente gli accarezzo la guancia per asciugare una lacrima, ma Sascha, questa volta, trattiene la mano sul suo volto come beandosi di questo tocco.

Poi ricomincia a parlare: 《...Seppi qualche giorno dopo che il mio padre biologico era stato arrestato per guida in stato di ebrezza e che sarebbe rimasto per anni in carcere, la mia vita quel giorno ebbe una svolta, finalmente ero libero dalle minacce di una persona pericolosa. Iniziò quindi per me la storia che tutti voi conoscete... furono anni felici. Mi integrai subito con Stefano e Ian. Come sapete però quando mia madre e Stefano si lasciarono per le loro differenze di carattere per un po' di tempo vissi con lui e fu forse il momento della mia adolescenza più felice in assoluto. Tutto questo mi fece dimenticare... dimenticai il dolore, le botte, i traumi, nulla era mai esistito. Creai una falsa storia della mia vita che pregai ai miei genitori e Ian di accettare e continuai per la strada che oggi mi ha portato qua...》conclude questa volta con il chiaro dubbio di aver rivelato troppo.

Io invece gli sorrido incoraggiante, sono molto fiero di lui, pochi avrebbero avuto la sua stessa forza d'animo.

Due grandi domande potevano solo rimanere a questo punto... se questa è davvero tutta la storia...

Perchè tutti questi suoi dubbi e paure mai affrontate risalgono a galla?

Perchè proprio ora?

E cos'è che l'ha spinto a fare tutto ciò che in queste settimane è accaduto e poi a tentare di dissimulare...?

| Does your smile lie? | ~ SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora