16.

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MICHAEL.

Entriamo nel loft che ho acquistato nel centro di Sidney, mi é sembrata una buona idea prenderlo visto che resteremo fermi per un po'; è abbastanza spazioso con un ampio salotto arredato di bianco e una cucina dalla parte opposta, faccio strada ad Audrey fino alla zona notte ed apro una delle stanze:
-questa è la tua, io sono in quella lì in fondo- 
la indico posando la sua valigia nella stanza per poi girarmi e darle un bacio sulla fronte mentre la stringo a me, non ha detto una parola da quando siamo arrivati e so che sta pensando a casa e a nostro padre, forse dovrei andare a prendere le sue cose e farle una sorpresa ma è giusto portarla con me se davvero lo vuole, non posso decidere per lei anche stavolta ma sono sicuro che alla fine si farà solo del male a pensare che papà abbia qualcosa di buono e che almeno a Natale possa essere capace di amarci.
La sento stringermi appena per poi staccarsi piano
-perchè non passiamo da casa? Almeno a vedere com'è ridotta...- dice quasi in un sussurro mentre incontro i suoi occhi e mi mordo il labbro per poi annuire piano.

Parcheggio davanti al vialetto di quella che era la nostra vecchia casa e apparentemente sembra tutto in ordine, esco dalla vettura sospirando e vedo Dry fare lo stesso
-prendi quello che ti serve e poi ce ne andiamo- dico mettendo le mani nelle tasche del giacchetto di jeans avviandomi a passo lento verso la porta mentre lei tira fuori le chiavi dalla borsa. Non pensavo le avesse ancora.
La basculante del garage si apre e tiro Dry verso di me stringendola con fare protettivo mentre le faccio segno di non fiatare ma la mia macchina è in bella vista quindi alla fine è tutto inutile. Papà esce dal garage trascinando con se due sacchi di plastica neri e si blocca nel vedere la vettura nera, si guarda intorno e ci vede, un ghigno compare sul suo viso.
-ragazzi, siete tornati!- il suo tono è di finto entusiasmo e io devo fare uno sforzo per trattenermi dal dargli un pugno
-cosa c'è in quei sacchi?- chiedo e lui si gira a guardarli attentamente
-le vostre cose, volevo buttarle- dice e questa volta mi sembra più sincero del solito mentre appoggia il tutto a terra e inizia a tirar fuori gli oggetti -guarda Michael, la tua prima chitarra- sogghigna divertito mentre butta a terra il piccolo oggetto assicurandosi di romperlo.
Sussulto appena, non voglio dargli la sensazione di colpirmi dritto al cuore

-sei bravissimo!- mi sorride mamma, le mie piccole dita suonano la chitarra mentre il mio sguardo e' concentrato sullo spartito che il mio maestro mi ha dato per esercitarmi; la sento alzarsi e accarezzarmi i capelli -sono sicura che da grande diventerai un ottimo musicista, piccolo mio-

Butta a terra i miei libri, quelli di Audrey e anche quella che riconosco come la scatola dove nostra madre teneva le foto della nostra infanzia e serro i pugni lungo i fianchi, perchè sta facendo tutto questo? Solo per provocarci? Sono abbastanza sicuro che stia meditando questa cosa almeno da quando ce ne siamo andati e avrà sicuramente cercato informazioni su internet sulla data del nostro rientro a Sydney.
-...e guarda cosa abbiamo qui!- fa finta di essere stupito mentre tira fuori il violino di Dry, istintivamente la stringo a me impedendole di fare qualche stupidata mentre lui rompe anche quello
-Mich...- la sento sussurrare con voce tremante e vorrei spaccare la faccia a quello stronzo per come la sta facendo star male di proposito, può rompere qualsiasi cosa che sia appartenuta a me, non mi importa, ma a mia sorella ha già fatto male abbastanza.

Sento il telefono squillare e mi sveglio di soprassalto mentre rispondo velocemente per non disturbare gli altri, sono le 3 di notte e siamo tutti parecchio stanchi mentre viaggiamo sul bus; mi rigiro nella cuccetta
-pronto?- rispondo assonnato, non ho neanche controllato di chi fosse il numero

-Michael!- la voce squillante di mia sorella mi fa abbassare il volume del telefono con una smorfia -e' successa una cosa bellissima!-
-cosa di preciso, Dry?- fingo interesse, sono troppo stanco
-mamma mi ha regalato il suo violino! Capisci?- la sento sorridere mentre parla e strabuzzo gli occhi per la grande figuraccia che mi sono appena accorto di aver fatto
-auguri sorellina, non mi sono scordato... te li avrei fatti appena mi fossi svegliato...- mi giustifico imbarazzato
-lo so Mikey non preoccuparti- dice dolcemente e la sento pizzicare le corde dello strumento
-perche' non mi fai sentire qualcosa?- lei annuisce piano e appoggia il telefono sul tavolo per poi iniziare a suonare mentre mi addormento cullato dalla Serenata di Schubert; mi e' sempre piaciuto il modo in cui suona.

Prende anche l'archetto dal sacco ormai vuoto e lo guarda interessato per poi sorriderci in un modo che mi fa venir voglia di vomitare mentre prende l'accendino dalla tasca.

Quello che succede dopo mi si presenta come al rallentatore, i crini dell'archetto prendono velocemente fuoco come anche le molteplici pagine dei libri e le foto, tutti i nostri ricordi stanno svanendo davanti a noi e una lacrima mi esce prepotentemente mentre stringo la presa su Audrey che resta immobile.

Mi avvicino a passo veloce verso di lui senza nemmeno ragionare e gli assesto un pugno in faccia facendolo cadere in ginocchio dolorante:
-ne ho abbastanza di te- il mio piede colpisce con forza il suo petto facendolo gemere per il dolore

-tu! Vieni qui- sento il suo sguardo su di me appena chiudo la porta di casa ma faccio finta di niente e vado verso le scale per poter raggiungere camera mia, avevo detto a Luke che sarei dovuto tornare presto ma ci abbiamo messo piu' del previsto a registrare la cover e ci ha fatto riniziare almeno tre volte, voleva che venisse perfetta; sento strattonarmi da dietro e poi la riconoscibile puzza d'alcool mentre un pugno colpisce il mio stomaco impedendomi di respirare per qualche secondo, e' sempre la stessa storia ormai.
-sei un buono a nulla, non vali niente come figlio- mi sento urlare mentre corro piu' veloce che posso verso la mia camera, entro e chiudo la porta appoggiandomici, le chiavi di tutte le stanze della casa le aveva tolte lui un paio di settimane prima quando mi ero chiuso un'intera giornata in bagno per sfuggire ad uno dei suoi attacchi di rabbia.
Lo sento salire le scale e il respiro diventa pesante mentre inizio a sudare freddo, quando entra in camera sono troppo in preda al panico per riuscire a fare qualsiasi cosa e lascio che lui mi colpisca per l'ennesima volta.

Mi fermo tornando in me e lo vedo a terra sanguinante, decido di fermarmi perche' non voglio essere come lui, io non sono lui.
Guardo un'ultima volta la cenere dei nostri ricordi e torno a passo lento verso Audrey che guarda di fronte a lei impassibile, non dovevo sfogarmi con lei testimone ma è come se qualcosa in me si fosse innescato e avesse buttato fuori tutto il rancore che tenevo in corpo. Sentivo davvero il bisogno di farlo.

Torniamo a casa e sento Dry chiudersi in camera mentre io sospiro e mi butto sul divano: mi sento stranamente, dannatamente bene e tutto questo non mi piace granchè, mi ricorda che in fondo sono suo figlio e il suo sangue scorre anche nelle mie vene. Scuoto la testa cercando di non pensarci e mi alzo per poi rimettere la giacca e uscire ancora di casa.
Inizio a camminare calciando distrattamente un sassolino mentre la mia mentre rievoca le immagini della mattinata appena passata, cerco di scacciarle continuando a concentrarmi sul marciapiede ma ben presto le lacrime iniziano ad uscire prepotentemente dai miei occhi e tiro un pugno al muro che mi ritrovo vicino, mi ci appoggio massaggiandomi la mano dolorante mentre piango ormai senza controllo, perchè deve essere sempre tutto così difficile?
Giro lo sguardo e mi soffermo a guardare la vetrina vicino al muro che ho appena colpito, è un negozio di musica ed esitante decido di entrare mentre mi passo la manica sugli occhi per asciugarli; mi guardo intorno soffermandomi sulle chitarre elettriche, ne prendo una e la rigiro tra le mani guardandola attentamente

-che ne pensi di questa? E' bella!- sorrido entusiasta girando la chitarra bianca verso Audrey per fargliela vedere, lei annuisce distrattamente alzando lo sguardo su di me per poi tornare a passare in rassegna i vari spartiti in vendita
-dove pensi di nasconderla stavolta?- mi chiede, la chitarra che possedevo fino a pochi giorni prima era accuratamente nascosta in garage tra i vari scatoloni e la tiravo fuori solo per andare alle prove con la band ma mio padre l'aveva trovata e venduta per risanare un debito di gioco.
-la lascerò direttamente da Luke stavolta- dico deciso per poi andarla a pagare con metà dei miei risparmi

-serve aiuto?- mi giro ritrovandomi davanti un anziano commesso, poso la chitarra al suo posto e mi schiarisco la voce
-sì, vorrei acquistare un violino...-

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sono riuscita a farmi perdonare? Ditemi di si vi scongiuro ç_ç
non ve la prendete per la storia dei Cake tanto compariranno raramente come coppia, non stravolgerò la storia con la loro presenza
as always grazie per leggere questa storia, grazie per i commenti e i voti, per tutto <3

xoxo x5secofwriting

Avalanche. || 5sos (ON HOLD)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora