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MICHAEL.

Sobbalzo sentendo il cellulare squillarmi in tasca e lo prendo aggrottando le sopracciglia leggendo sul display illuminato un numero che non ho in rubrica.
Accetto la chiamata e non faccio in tempo nemmeno a rispondere che subito una voce all'altro capo mi interrompe:
-ciao Michael-
Sento il sangue smettere di scorrermi nelle vene mentre mi allontano dagli altri per poi finalmente parlare in tono secco:
-come hai fatto ad avere questo numero? L'hanno solo la crew e i ragazzi-
mi arriva una risata come risposta -le tue fans sanno sempre dove sei e cosa fai... davvero ti stupisci per così poco?-
-senti- cerco di tagliare corto -che cosa vuoi da me? Non ho intenzione di starti a sentire a lungo...-
-mi servono almeno mille dollari-
resto in silenzio mentre guardo il muro bianco davanti a me, dovevo come minimo immaginarlo.
-non avrai i miei soldi, Daryl- sputo dando un calcio alla parete di fronte a me -non devi nemmeno permetterti di farmi queste richieste-
continua a ridere e la cosa non fa altro che innervosirmi maggiormente:
-ora non mi chiami nemmeno più 'papà'? Immaginavo che avrei dovuto chiamare tua sorella-

Come per qualche scherzo del destino sento qualcuno accanto a me e chi può essere se non lei?
Le faccio cenno con una mano di andare via, ma per tutta risposta mi toglie il telefono dalle mani; con uno scatto lo riprendo chiudendo poco dopo la chiamata
-non ti permettere di prendere il mio telefono mentre sto parlando!- dico in un tono forse troppo alto
-era papà?- lei al contrario è calma e mi chiedo come faccia ad avere un carattere così totalmente differente dal mio.
-non ti interessa Audrey, ora tornatene dilà-
-non finchè non mi avrai detto cosa voleva da noi!- testarda.
-voleva dei soldi e non li avrà, non da me-

Torno a casa contando felice i soldi che la vicina mi ha dato per averle tagliato il prato, sono stanco ma pur sempre soddisfatto della mia prima paga in assoluto.
-ehy, dove hai preso quei soldi?-
un brivido mi percorre la schiena mentre cerco di nascondere inutilmente le banconote nella tasca dei jeans
-sono... ho aiutato la vicina con il giardino...-
la sua mano si posa sulla mia spalla e trattengo il respiro mentre il mio corpo si blocca rifiutantosi di obbedire alla mia mente che ordina di andare di sopra in camera.
-beh allora dovremmo farli fruttare, perchè non vieni con me a giocare a poker?-
Inutile protestare, mi stà già trascinando verso la porta di casa.

Dopo pochi minuti di macchina arriviamo davanti ad una casa malmessa e con il giardino pieno di erbacce; scendo non appena lo vedo avviarsi verso il vialetto: non voglio restare da solo.
L'odore che invade le mie narici appena entriamo mi fa venire la nausea e trattengo il respiro mentre uso il collo alto del maglione come mascherina da mettere davanti a naso e bocca.
-vuoi?- sento la voce di papà e alzo lo sguardo su di lui mentre mi porge un bicchiere con un liquido ambrato dentro, mi limito a scuotere la testa e mi siedo accanto a lui sperando di andare via il prima possibile.
-dammi i soldi, Michael- mi dice ancora e io scuoto di nuovo la testa
Un dolore lancinante si propaga nella mia faccia quando realizzo che mi ha preso per i capelli e mi ha sbattuto con violenza la faccia sul tavolo di fronte ai suoi amici che sento sghignazzare:
-non lo ripeterò di nuovo, dammi quei dannati soldi-
Strizzo gli occhi per non piangere mentre lentamente porto la mano sulla tasca e prendo le banconote che subito mi vengono strappate di mano.

Non sa giocare e questa sera ne ho la certezza, continua a perdere soldi manche dopo manche e ormai restano pochi spiccioli dei soldi che avevo guadagnato tanto duramente.
-vedi Michael? Sei così stupido e fallito che stai perdendo tutti i tuoi soldi- sbotta guardandomi con aria superiore.
Non rispondo e stringo la sedia fino a far diventare le mie nocche bianche per calmarmi, non gli darò mai più i miei soldi.


-io torno a Sydney-
Mi riprendo dai miei pensieri appena sento quelle parole e guardo Audrey strabuzzando gli occhi
-tu cosa? Non se ne parla- scuoto la testa -non ti interessa di tutto quello che ho fatto per te? Ho passato mesi a cercare di portarti via da quella casa!-
-ma è nostro padre Mich e tu non vuoi aiutarlo!-
Non la capisco. Non capisco perchè si ostini a voler vedere il buono nelle persone anche se non c'è.
Mi limito a guardarla per qualche secondo per poi stringerla forte a me, le lacrime mi fanno bruciare gli occhi che strizzo forte costringendomi a non piangere:
-non ti costringerò a restare se non vuoi, ma non posso non dire che quello che vuoi fare è un'enorme sbaglio... a lui non importa niente di me e di te, vuole solamente i soldi e continuare a bere... meriti una vita migliore Dry e mi dispiace se non riesco ad essere il fratello che vorresti avere, ma credimi quando ti dico che per te farei di tutto e non vorrei mai vederti triste, è una cosa che mi uccide.- 
Riapro gli occhi e mi allontano da lei giusto quel poco che mi serve per guardarla in faccia
-ti chiedo solo di aiutarlo, Mich-
la sua voce è quasi un sussurro mentre sguscia via dal mio abbraccio lasciandomi solo.

Avalanche. || 5sos (ON HOLD)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora