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Hero's POV

"Se siamo tutti pronti, direi di incominciare la riunione."

Come siamo arrivati a questo punto?

Come sono arrivato dopo 7 anni di fiorente attività a ritrovarmi ad un passo dalla bancarotta? 

Ho studiato economia ad Harvard ma la mia vera passione è sempre stata l'editoria. Perciò una volta laureatomi, sono tornato a Londra e ho fondato questa azienda in società con mio padre e mio fratello Titan.

La Tiffin-Enterprises.

Un'azienda che scova nuovi autori per promuoverli in collaborazione con le varie piattaforme online di scrittura che negli ultimi anni hanno avuto tantissimo successo soprattutto tra i giovani.

Lei amava leggere questo tipo di cose.

Lei, quella che dovrebbe essere qui accanto a me oggi. Come amica, come socia, come moglie.

Lei che 5 anni fa ha scelto di andarsene via senza degnarmi neanche di una spiegazione plausibile. Lei che è scappata all'aeroporto prendendo il primo volo per Perth, lasciandomi sull'altare ad aspettare per minuti interminabili.

Fin quando Felix, il mio caro e vecchio amico Felix, non mi ha raggiunto e mi ha detto che lei non c'era.

Se n'era andata.

"In realtà..." inizia mio padre seduto a capotavola attirando l'attenzione su di se. "Aspettiamo un investitore."

Investitore? Quale investitore?

Essendo in deficit, abbiamo scelto di vendere delle azioni della società ad un buon acquirente. Nuovo capitale, forse una nuova politica aziendale ci permetteranno di risalire e di riportare la società allo splendore originale.

"Nuovo investitore?" domanda Roger Kumble seduto a capotavola dal lato opposto a quello di mio padre. "Non sono stato avvisato."

Roger Kumble. Mio mentore, membro del consiglio della società visto il suo contributo iniziale per inaugurare questo mio sogno, mio futuro suocero visto che tra 6 mesi convolerò a nozze con sua figlia Alex.

Alex ed io siamo stati amici per tanti anni, conosceva anche lei. E quando sono caduto nel buio più totale, lei c'era. Mi è stata accanto, si è presa cura di me e alla fine ci siamo innamorati.

Credo che lei abbia sempre avuto un debole per me. E io a modo mio la amo, anche se so che quello che provo non potrà mai essere paragonato a ciò che provo per lei.

Perché continuo a chiamarla lei? Lei ha un nome.

E' lo stesso nome che quando sono sovrappensiero scrivo su un foglio decine e decine di volte manco fossi un ragazzino liceale innamorato per la prima volta.

Lo ero però. Ero cosi innamorato di lei, che per lei avrei rinunciato a tutto.

Ora l'amore è stato sostituito dall'odio.

"Non ce n'era motivo." Ribatte mio padre secco. "Possiedo la maggioranza delle azioni quindi..."

La mia attenzione viene attirata da Claire, la segretaria di mio padre, che avanza oltre la parete vetrata che divide la sala riunioni dal corridoio del 7° piano del palazzo della società.

Apre la porta attirando l'attenzione di tutti, e ci avvisa che è arrivata.

"E' arrivata?" chiede mio fratello Titan perplesso. "E' una lei?"

Mio padre parla ma io non lo ascolto. Le orecchie sembrano essere ovattate concentrate solo a sentire il rumore di un paio di tacchi che avanzano sul pavimento del corridoio. E poi quasi una calamita, quasi come se potessi sentire la sua presenza a pochi metri da me , la vedo.

Mentre con tutta la tranquillità e la professionalità del mondo, in una scena quasi a rallentatore, avanza lungo il corridoio con il suo cappotto color cammello, i tacchi alti e i capelli sempre biondi mossi leggermente sulle spalle.

Tutti si accorgono di lei. Tutti la riconoscono.

Non è possibile.

Sto sognando.

O sono impazzito.

Ma ho la conferma di ciò che temo solo quando si toglie gli occhiali da sole sulla soglia della porta, e riesco a intravedere i suoi occhi azzurri.

No, non intravedere. Perché il suo sguardo si posa su di me finalmente dopo 5 anni.

5 fottuti anni.

E' sempre bella. Non è cambiata di una virgola.

Anche se è diversa. Quella che ho di fronte è una donna. Una donna in carriera, una donna che ha fatto le sue esperienze ed è diventata... adulta.

"Signori." Saluta tutti facendomi rendere conto che neanche la sua voce è cambiata.

Quante volte i primi mesi dalla sua fuga ho sognato la sua voce? Quante volte ho pensato di chiamarla per poi rinunciare all'idea troppo orgoglioso per fare il primo passo?

Mia madre e mia sorella Mercy hanno gli occhi fissi su di me, in attesa di una mia reazione ma io sono... paralizzato.

Ecco si sono paralizzato.

Le mani mi sudano, ho il respiro corto, il cuore mi batte all'impazzata.

Perché sto reagendo cosi? Non dovrei ancora essere attratto da lei. Lei mi ha fatto del male, lei mi ha lasciato il giorno delle nostre nozze.

Perché è qui?

Mio padre è il primo ad alzarsi, e questo da il via libera a Josephine che si avvicina per salutarlo.

"George." Sussurra dandogli un bacio sulla guancia. E mio padre glielo lascia fare come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

Sembrano cosi intimi.

"Grazie di essere venuta." Sussurra a voce bassa quasi come se non volesse essere sentito ma io lo sento eccome.

Ma che cazzo sta succedendo?

"Che ci fa lei qui?" chiede Roger incredulo manco avesse visto un fantasma. E' strana la sua reazione devo ammetterlo, ma forse chissà sta reagendo cosi perché immaginava di avere già vinto la gara d'appalto per l'acquisizione delle azioni della società.

"Signor Kumble." Lo saluta Josephine educata. Si guarda intorno, quasi come se volesse salutare qualcun altro più nello specifico, ma percependo la tensione che c'è nella stanza rinuncia all'idea e incontra di nuovo i miei occhi velocemente facendomi ritornare a respirare dopo anni di apnea.

E' qui. E' a pochi metri da me.

Cazzo, perché è ancora cosi bella? 

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