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Hero's POV

Josephine è qui da due settimane ormai e io cerco di ignorarla categoricamente da quando è qui.

L'unico scambio di parole che ci siamo concessi è stato nel corridoio del piano una settimana fa per uno stupido contratto di un nuovo editore. Ci incrociamo nei corridoi visto che i nostri uffici sono entrambi al 7° piano, e ci incontriamo durante le riunioni ma non parliamo. Non ci guardiamo neanche in faccia.

Sono le sette passate e io sono ancora in ufficio per leggere una serie di scartoffie che ho rimandato per troppo tempo. Questa scrivania è diventata un campo di battaglia e se non fosse per la mia assistente probabilmente anche tutto il resto sarebbe un vero casino.

Mando un messaggio ad Alex per avvisarla che anche stasera farò tardi sicura che non darà di matto visto che negli ultimi mesi, almeno 3 volte a settimana, è diventata una routine. L'unico problema è che muoio di fame visto che non mangio da 7 ore perciò lascio il mio ufficio e vado verso la scrivania di Natalie per prendere dalla sua rubrica il numero del ristorante cinese che chiamo da anni.

Ma quando esco, noto subito che la luce nel suo ufficio è ancora accesa. Convinto che abbia solo dimenticato di spegnerla, ma so bene che non è cosi, avanzo nel corridoio e quando arrivo sulla soglia del suo ufficio la vedo a piedi scalzi di fronte ad una lavagna a tre piedi mentre crea la presentazione da sottoporre domani in riunione.

E' cosi concentrata, cosi nel suo mondo che mi pento subito di averla raggiunta e di averla vista. 

Perché ora la tentazione è grande. Molto grande.

"Sei ancora qui?" domando facendola sobbalzare credendo forse di essere sola. Una settimana fa l'ho praticamente mandata a fanculo in corridoio e ora mi presento qui da lei?

E' inevitabile lo so. Mi attrae come una calamita.

"Mi hai spaventato." Sussurra mettendosi una mano sul petto.

"Scusa." Ammetto sincero.

"Sto...sto finendo la presentazione per domani." Rivela raccogliendo da terra alcuni fogli sparsi.

"Per il tour promozionale di quella scrittrice americana?" domando curioso.

"Si... Anna Todd." Specifica avvicinandosi verso la scrivania. Noto subito che non ha portato nulla di personale con se perché questo ufficio è troppo spoglio.

E' accogliente perché mio padre se n'è occupato personalmente sapendo in anticipo del suo arrivo ma... non ci sono foto. Ne libri particolari. Ne quadri, ne lampade.

Nulla.

Perché lei se ne andrà. Non è qui per restare, ricordo a me stesso.

La vedo mentre beve un lungo sorso di caffè sicuramente freddo e senza collegare la bocca al cervello le chiedo se ha cenato.

"No..." ammette scuotendo la testa. "No, ma non ho cosi tanta fame."

"Peccato.." dico attirando la sua attenzione facendo un passo verso di lei sperando che lo recepisca. "Avevo intenzione di ordinare cibo cinese."

Lei si volta verso di me, e senza riuscire a trattenersi mi accenna un bellissimo sorriso.

"Li Peng?" chiede ricordando il nome del ristorante dove ordinavamo solitamente. "E' ancora aperto?"

"Certe cose non cambiano." ammetto prendendo il cellulare. "Il solito?" chiedo ricordando bene i suoi gusti.

I miei tentativi di starle lontano mandati a puttane in 5 minuti. Ma potrebbe essere l'unica opportunità che ho per sapere.

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