𑁍𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐈𝐈𑁍

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[Sì sto pubblicando molto sia perché sono ispirata sia perché molti hanno già partecipato alla prima edizione, voglio sbrigarmi ad arrivare dove nessuno ha ancora letto]

"Dai avanti, perché questa notte non mi hai lasciato fare come volevo?" Si lamentò il ragazzo dai capelli bianchi incrociando le braccia e sbuffando, mentre l'altro lo guardava truce.

"Molto semplice, perché se avessimo seguito l'ordine che tu volevi, avresti fatto i tuoi test di nuovo su quei ragazzi, e si sarebbero insospettiti"
Il ragazzo dai capelli neri era fermo sulla scalinata che portava al quinto piano, e guardava il fratello seduto sul corrimano, con solo il suo buon senso a impedirgli di spingerlo di sotto.

"Tanto sai che prima o poi toccherà anche a loro, e dato che mi hanno già interessato, tanto vale iniziare subito"
"A te interessano solo perché fanno parte dello stesso club di quelli di un secolo e mezzo fa, decade più decade meno"

"E anche se fosse?" Urlò esasperato il ragazzo, guardando con soddisfazione i ragazzi del teatro squadrare minacciosi tutti i primini che maltrattavano le statue e le colonne del tempio, alcuni tiravano pure piccole sberlette con i fogli per allontanare le mani dei meno rispettosi.

"Scordatelo se credi che aspetterò la notte per fare i miei test. Li faccio qui, oggi, di giorno" rispose poi il ragazzo dai capelli bianchi con lo stesso tono di un bambino che faceva i capricci.

A quell'affermazione il ragazzo dai capelli grigi afferrò il fratello per il colletto della camicia, stringendo la stoffa fino a far sbiancare le nocche.
"Non ci provare. Gli incubi reali sono la cosa più pericolosa che uno possa fare, non che la più facile ad essere scoperta, sia dai diretti interessati sia da altri enti esterni" soffiò il più grande, a tanto così da spingere l'altro giù dalle scale.

"Enti esterni?"
"Esatto. Sono più di dieci fottute decadi che cerchi giocatori e sono più di altrettante fottute dieci decadi che ogni volta il tuo piano non funziona, non ti sei mai chiesto perché?"

Il ragazzo dai capelli bianchi afferrò il polso del gemello e lo spostò rudemente dalla sua camicia, infastidito per il fatto che si fosse tutta stropicciata.
"E se non te ne fossi reso conto, è da ieri che quell'ente esterno non lascia da soli quei ragazzi nemmeno un attimo"

"È solo una coincidenza, non può avvertire mica la mia presenza"
"Eccome se l'avverte, è come noi idiota, solo che si nasconde quindi non la riconosci" gli urlò in faccia il ragazzo e il fratello schioccò le dita, con il sorriso di chi aveva appena risolto un indovinello.

"Ah di lei parli, tranquillo, è proprio perché lei mi noti che lo sto facendo. E adesso non perdiamo tempo, voglio divertirmi con i miei test, quanti secoli saranno che non faccio più avere un incubo semi reale a degli stupidi umani!"

Detto questo prese il ragazzo dai capelli neri per un braccio e lo trascinò fuori in cortile, per seguire i ragazzi che avevano catturato la sua attenzione.

"Mi spieghi cosa ci trovi di tanto divertente nel terrorizzare a morte dei ragazzini?"
"Terrorizzare a morte dei ragazzini" ripeté lui, come se il fratello si fosse dato la risposta da solo.

"A quell'età tutti si vantano dicendo cose del tipo <Io se fossi stato lì/ non ho paura di niente> e altre stupidaggini ma parlare di un'ipotetica situazione dove è presente una tua paura è una cosa, viverla è un'altra" rispose lui tutto soddisfatto e cercò di tranquillizzare il gemello, che non era per niente rassicurato.

"Sta tranquillo, non fare quella faccia, mica userò le loro paure più grandi adesso, sarebbe estremamente noioso, guarderò solo quelle più leggere"
"Dovresti darmi la tua definizione di leggere, prima, però".

𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓𝐌𝐀𝐑𝐄-                                                   ΎΠΝΟΥ ΑΓΩΝDove le storie prendono vita. Scoprilo ora