𑁍𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐈𝐈𝐈𑁍

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Ester era rimasta in infermeria anche durante il periodo della cena, aspettando che i ragazzi riprendessero conoscenza, mentre Nathaniel aveva portato Gwen nel suo dormitorio e si era addormentato a braccia conserte sulla piccola poltrona vicino al suo letto.

In realtà lei era l'unica ancora rimasta sveglia, anche la preside era rimasta insieme a lei fino a molto più di quanto la platino si aspettasse; sembrava quasi temere che sarebbe potuta sentirsi male anche lei.

Verso mezzanotte anche Olimpia si era ritirata, contro voglia, perché Ester le aveva detto che si sarebbe occupata lei di restare in attesa, aveva già passato molte notti in bianco prima, e dopo aver visto Amelia ridotta in quelle condizioni, non sarebbe più riuscita a dormire.

Guardò un attimo Riccardo vicino a lei, per poi spostarsi verso John e Amelia. Era strano che si fossero sentiti male tutti in quel momento, se si fosse trattato solo del biondo non si sarebbe preoccupata, non era la prima volta che crollava a scuola, ma agli altri tre non era mai successo niente.

Ester chiuse gli occhi un paio di istanti, dato che sentiva le palpebre chiudersi nonostante l'adrenalina, e quando le riaprì era già mattina. Guardò l'orologio, si era addormentata alle quattro del mattino e si era svegliata verso le nove. Non si preoccupò di non essersi presentata a lezione: la preside l'aveva dispensata dal prenderne parte.

La ragazza sobbalzò quando sentì il rumore acuto delle reti del letto che si piegavano, come quando qualcuno si svegliava dopo aver sognato di cadere.

<Riccardo, grazie a dio ti sei svegliato>

~~~~~βλέπος θεών~~~~~

<Amelia, mia cara, grazie di aver accettato di ricevermi> Olimpia aprì la porta alla ragazza, facendola subito accomodare in una delle poltrone del suo ufficio.

Aveva decisamente un altro aspetto rispetto alla notte prima, ma era ancora leggermente pallida.
<Mangia pure, dopotutto non hai fatto nemmeno colazione> le propose appena vide che la giovane aveva dato uno sguardo ai pasticcini che teneva sempre in ufficio.

La donna si sedette di fronte a lei.
<Perché voleva vedermi, signora preside?>
<Ieri sera sono venuta a sapere che ti sei sentita male, e non è mai successo in molti anni che sei in questa scuola, e non è successo unicamente a te, immagino avrai visto che anche altri tuoi compagni sono in infermeria adesso>

Amelia annuì abbassando di poco lo sguardo, non aveva capito il motivo per cui anche loro si trovassero lì e non aveva avuto nemmeno il tempo per poterselo domandare, dal momento che era stata immediatamente convocata.

<Il motivo per cui ti ho chiamata in modo così tempestivo è che non è la prima volta che alcuni studenti hanno questi... malori di massa, se così li vogliamo definire.

È successo molti anni fa che, a causa del carico di lavoro assegnato a dei ragazzi, questi non abbiano retto la pressione e solitamente in quel caso, ogni loro malessere era accompagnato da incubi, me lo puoi confermare?>

Amelia non rispose subito e Olimpia registrò la sua reazione, non le piaceva l'idea di dover mentire ad uno suo studente riguardo il vero fine di quella domanda, ma non voleva mettere ancora più pressione su dei ragazzi che ne avevano già avuta abbastanza in quattro giorni. In più, anche se avesse parlato con Amelia di ciò che stava realmente accadendo, non avrebbe compreso.

<Non devi raccontarmi cosa hai visto, se l'hai visto, cara, se è questo che ti preoccupa>
<Sì, professoressa, era talmente reale che non mi sono nemmeno accorta di essere crollata> Amelia la interruppe quasi senza accorgersene, convenendo che fosse meglio non nascondere nulla alla preside, anche perché pareva essersene accorta già da sola.

𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓𝐌𝐀𝐑𝐄-                                                   ΎΠΝΟΥ ΑΓΩΝDove le storie prendono vita. Scoprilo ora