𑁍𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈𑁍

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𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓𝐌𝐀𝐑𝐄;; ΎΠΝΟΥ ΑΓΏΝ
𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 018.--- ( 𝗎𝗇𝖼𝗈𝗇𝗌𝖼𝗂𝗈𝗎𝗌 𝖽𝗋𝖾𝖺𝗆𝗌 )

Alla fine del primo trimestre, era tornata a casa sua, già desiderosa di rifugiarsi nuovamente nelle mura marmoree del suo istituto per sfuggire alla soffocante presenza di sua zia

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Alla fine del primo trimestre, era tornata a casa sua, già desiderosa di rifugiarsi nuovamente nelle mura marmoree del suo istituto per sfuggire alla soffocante presenza di sua zia. Sembrava che fosse passato tutto troppo velocemente, come se fosse già alla Didumos o dovesse tornarci molto presto; che fosse la velocità con cui solitamente passano le vacanze o la sensazione di essersi persa dei giorni interi, Amelia era convinta di non trovarsi nel momento giusto o, per lo meno, il luogo dove ora si trovava non era decisamente quello corretto.
Camminò incerta, percorrendo la strada bianca e osservando con riluttanza i classici tratti di un cimitero: fiori colorati, bianco opprimente, silenzio assordante, qualche persona che camminava a occhi bassi e un'aria troppo pesante da respirare.

Riconoscere che quello fosse il cimitero poco distante da dove abitava le fu automatico, ma non si chiese come, quando o perché si trovasse lì, perché in qualche modo aveva compreso di starsi trovando in un limbo strano.
Andò meccanicamente verso il luogo dove erano sepolti i suoi genitori e, giunta accanto alle lapidi, si fermò a fissarle. Erano rimaste esattamente come l'ultima volta che era andata a trovarli, i fiori erano allo stesso posto e anche le candele erano accese; l'unica cosa che la stranì fu vedere quanta polvere avessero accumulato, mentre le altre lapidi accanto a quelle dei suoi genitori erano completamente linde, dal momento che gli addetti erano incaricati di pulirle ogni giorno. "Danno sempre la priorità alle tombe dove è seppellito qualcuno, è la prassi", convinta di non essersi accorta di uno dei responsabili del cimitero, si voltò indietro, ma non vide nessuno.

Eppure, lei sapeva che i genitori erano morti e che i cadaveri erano stati seppelliti lì. Le venne il dubbio solo perché aveva visto due bare chiuse e le era stato risparmiato il brutto momento di vedere dei cadaveri deformati da un incidente stradale, ma le pareva impossibile che loro non si trovassero sotto quelle lapidi, che portavano il nome dei suoi genitori e di cui lei da anni si prendeva cura come se quei pezzi di pietra fossero realmente loro.
La sua doveva solo essere una paranoia, una voce nella testa dovuta ai momenti di stress e alla presenza della zia, eppure l'impulso di sollevare la lastra di marmo che la divideva dai corpi era diventato un pensiero talmente pulsante da diventare quasi ossessivo. Decisasi a farlo, scoprì che questa fosse irrealmente leggera, come se stesse sollevando una pila di fogli di carta.

Sotto alla lastra, non vi era nemmeno una buca. Nessun cadavere seppellito, così come nessuna urna, rimanevano lì per sempre e dopo una certa quantità di tempo venivano tolti, ma nonostante questo le speranze di Amelia si frantumarono lo stesso. Se avesse visto una buca, almeno avrebbe avuto la conferma che loro c'erano, che erano lì dove erano sempre stati, mentre in quella situazione sembravano nemmeno non essere morti, potevano essere fuggiti spacciandosi per vittime dell'incidente, aver cambiato nome e averla lasciata da sola. Amelia si era messa in piedi, la lastra ancora sollevata con il peso dei polsi, la vista che si fece doppia per un paio di secondi nel vedere di essere rimasta da sola per volontà di qualcuno e non per un tragico evento del fato. Il marmo sulle sue dita divenne improvvisamente pesante, come sarebbe normalmente, e Amelia scivolò all'indietro, ma la sensazione di caduta venne interrotta da un morbido contatto con il materasso.

𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓𝐌𝐀𝐑𝐄-                                                   ΎΠΝΟΥ ΑΓΩΝDove le storie prendono vita. Scoprilo ora