Cap.2

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|Pazzie|

La mattina successiva, dopo aver avvisato il signor Seng della mia assenza, corsi in ospedale per incontrare il dottor Kang che mi aspettava nel suo studio, una mano a sorreggere la testa mentre nell'altra teneva vari fogli su cui scriveva cose per me illeggibili.

Bussai alla porta già aperta un paio di volte per fargli accorgere del mio arrivo e poi entrai sedendomi su una delle due poltrone di pelle blu poste difronte alla sua scrivania.

Iniziò subito a descrivermi alcune delle possibili soluzioni per aiutare mia madre, come ad esempio chiedere un prestito alla banca, ma visto che questo avrebbe portato ad un ulteriore indebitamento, bocciai subito l'idea.

Dott.K: <Mi permetto di darle un consiglio signorina... Se entro la fine del prossimo mese non avrà la somma per pagare almeno le nuove cure, penso sia una buona idea portare sua madre via dall'ospedale e farle passare dei bei momenti con lei, prima che... beh, prima che se ne vada.> disse schietto dopo un'ora che parlavamo.

Lo sguardo del dottore cercava di sondare qualche mia possibile reazione aggressiva o di pianto, ma l'unica cosa che feci fu annuire.

<No, riuscirò a trovare quei soldi.> Dissi decisa per poi lasciai l'ufficio ed uscire dall'ospedale.

Mentre camminavo verso il supermercato per comprarmi le varie cose che in casa erano finite, il mio cellulare squillò mostrando il nome della signora Ling sul display. Sbiancai all'improvviso, non portava mai buone notizie una sua chiamata, soprattutto se mancavano ancora molte ore al tuo turno.

<Signora Ling, a cosa devo questa chiamata?>

Sign.Ling: <Ciao tesorino, volevo solo informati che stasera non devi venire a pulire, sei licenziata.> Disse con tono tranquillo.

<Ma Signora Ling, perché?> La mia voce senza neanche rendermene conto cominciò ad alzarsi di volume.

Sign.Ling: <Volevo licenziare la ragazza che ha macchiato il mio fantastico tappeto indiano, un errore così non è permesso nel mio negozio... ma si è offerta di pulire tutte le sere gratis a condizione che la lasciassi il suo posto e così ho accettato. Così risparmio pure. Perfetto no?>

<Ma le ho detto che questo lavoro mi serve, sa in che situazione mi trovo!> dissi non capendo perché fosse così egoista.

La gente vicino a me si girò a fissarmi curiosa o stupita, così cercai di abbassare la voce per non far sentire a tutti la nostra conversazione.

Sign.Ling: <Lo so tesoro, ma se aiutassi tutti i randagi che mi chiedono aiuto finirei nella tua stessa situazione.> Rispose lasciandomi spiazzata.

Non aspettò nessuna mia risposta che mi salutò e mise giù la chiamata, lasciandomi shockata.

<Stronza!> urlai sfogandomi con il telefono ormai spento.

Andrà tutto bene, troverò una soluzione anche a questo. Andrà tutto bene... Continuai a ripetere quella frase nella mia testa, ancora e ancora, fino a farle perdere di significato, mentre con passo più lento raggiunsi il supermercato.


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