Monotonia.
Una parola ha mille significati, mille sfumature diverse a seconda del modo in cui vuoi utilizzarla. Monotonia è l'unica parola capace di esprimere la mia vita, in ogni sua sfumatura.Ero convinta che la mia vita fosse una vita che valeva davvero la pena di essere vissuta, che, come me, molte persone si trovavano in un loop da cui era impossibile uscire. Ero solo una pedina, un briciolo di polvere, in qualcosa più grande di me, in un meccanismo da cui era impossibile uscire, da cui era impossibile ribellarsi.
Mi ero semplicemente arresa. Accondiscendente con la mia famiglia, gelosa di mia sorella. Basta. Non c'era più nulla. Ero solo un burattino nelle mani di mio padre, e mia madre faceva finta di non vedere o non sentire. Ho letto molto di persone simili, il vocabolario, ma anche i giornali definiscono questo modo di agire con una parola: omertà. Si hanno comportamenti simili in moltissime occasioni, e non riuscivo a pensare che mia madre, la donna che mi ha messa al mondo, facesse parte di quella categoria di persone, omertosa. Mai avrei immaginato che con il tempo avrei scoperto la verità sul suo atteggiamento nei miei confronti.
Mio padre, l'uomo che, come mia madre, non si è mai comportato come un genitore. Lui con me assumeva un atteggiamento di totale non curanza, potevo esistere come potevo benissimo non farlo, per lui non sarebbe cambiato nulla. Mi limitavo a fare tutto ciò che desiderava, la figlia perfetta agli occhi degli altri, una nullità ai suoi, di occhi.
Mia sorella, quella che pensavo stesse dalla mia parte, che ci saremo difese sempre l'una con l'altra. Altra bugia.
Tutta la mia vita non è stata altro che una bugia. È bastato un avvenimento, uno che mio padre aveva pianificato alla lettera, a far cambiare la mia vita, a rompere quel loop, ad evadere dalla monotonia.
Prima di allora è come se avessi vissuto in bianco e nero, un po' come la televisione, senza colori appariva tutto così lontano dalla realtà, eppure sapevi benissimo che quelle persone erano reali, solo che le immaginavi così lontane da te che non riuscivi a considerarle vere. Poi sono arrivati i colori, mi hanno aperto gli occhi, mi hanno fatto capire che il bianco e nero sono limitanti, e che solo i colori, sgargianti, tenui, pastello, solo loro possono colorare la tua vita. Animarla. È davvero una bella parola animare, dare un'anima ad una cosa che ne è sprovvista, un po' come è accaduto con me.
All'inizio pensavo che fossi una persona anaffettiva, pensavo che fosse colpa mia, pensavo di non ricevere affetto perché non lo meritavo, poi ho compreso che non è così.
Mi sono informata molto sui loro comportamenti, sulle definizioni che il vocabolario e i giornali esprimevano questi modi di agire e di comportarsi, e restavo davvero sbalordita dal modo in cui tutto combaciava con ciò che stavo vivendo.
Quando chiudo gli occhi, vedo tutto ciò che mi è successo, i litigi, i rimpianti, i rimorsi, le urla, la paura, l'inadeguatezza, poi sono subentrati dei sentimenti decisamente più piacevoli, come la felicità, l'affetto, l'allegria, e soprattutto l'amore. Senza quest'ultimo probabilmente non sarei qui ora, è solo grazie a lui che la mia vita si è riempita di colori, che mi ha fatto capire che non sono anaffettiva, che sono gli altri ad essere così, e che io valgo davvero, nonostante tutto.
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Legata a te
RomanceRachel Smith, da tutti definita la figlia perfetta, ma lei si sente tutto tranne che perfetta. Accontenta in qualsiasi modo le richieste del padre, affinché possa essere fiero di lei come lo è di sua sorella, Kimberlee. Non ha molte aspettative nell...