Capitolo 14

2.2K 160 1
                                    

Michael prese i fianchi di Lucinda, avvicinandola a sé. Lei rise leggermente e il ragazzo si sentì bene.

Lucinda lo faceva stare bene.

Ma gli nascondeva qualcosa, e lui voleva scoprire di cosa si trattasse.

"Luce?"

Lei lo guardò con i suoi occhi verdi, ancora sorridente. "Si?"

Michael sospirò. "Hai promesso che mi avresti raccontato la storia di Niall e cosa c'entra con te."

Non che gli importasse così tanto di quel ragazzo, ma quando lui e Lucinda erano insieme, capiva che avevano qualcosa in comune. Qualcosa del passato della sua Luce, qualcosa che le veniva difficile raccontare, o anche solo ricordare.

Infatti, la ragazza si rabbuiò all'istante. Si allontanò da Michael e lui la trascinò in camera sua.

Era la prima volta che Lucinda entrava in quella casa e, fortunatamente, suo padre non c'era.

Nemmeno sua madre, ma lei aveva scelto di andarsene, lasciando suo figlio nelle mani di un alcolizzato.

Michael aprì la porta di legno scuro, rivelando una stanza disordinata.

"Scusa il disordine." borbottò.

Raccolse i vestiti dal pavimento e li posò sulla sedia accanto alla scrivania, chiuse le ante dell'armadio blu e si sedette sul proprio letto, seguito a ruota da Lucinda.

"Allora..." la incitò. Lucinda si coricò, appoggiando la testa sul cuscino del rosso. Prese un respiro. Non era facile né bello rievocare quella parte della sua vita, ma Michael meritava di sapere.

"Conobbi Niall ad una festa, circa quattro anni fa. Mio fratello mi ci aveva trascinata, a quella festa." sospirò. "Blake si era ubriacato e dovevamo tornare a casa, ma lui era l'unico ad avere la patente, quindi non poteva guidare.
Gli stavo urlando contro nel cortile della casa e Niall passava di lì, così si avvicinò chiedendoci se fosse tutto a posto. Io ovviamente lo mandai a cagare e tornai ad urlare a Blake, ma Niall mi prese il polso e mi disse che ci avrebbe portati a casa lui, quella sera. Così fece e, prima che scendessi dall'auto, mi diede il suo numero di telefono. Da quel giorno iniziammo a sentirci, diventammo amici. Eravamo inseparabili. Ma, dopo circa un anno, andammo in discoteca. Niall non reggeva molto l'alcool e si ubriacò in fretta, lasciandomi da sola al bancone e andandosi a divertire con qualche ragazza. Cercai di convincerlo ad andare a casa, ma lui se ne andò via con una senza avvertirmi. Rimasi sola, di nuovo. Ma poi conobbi lui." Lucinda di bloccò, trattenendo le lacrime.

"Quella sera conobbi Bradley, il mio ex ragazzo. Mi riportò a casa e, come aveva fatto Niall, mi diede il suo numero. Non parlai a Niall per due settimane. Lui continuava ad andare alle feste, ad ubriacarsi e a scoparsi delle puttane. Blake era più grande, usciva con i suoi amici, non aveva più tempo per me. Io rimasi sola. Mi ero dimenticata di Bradley, così non capii quando trovai il foglietto con il suo numero di telefono. Dopo aver ricordato, lo chiamai. Iniziammo a sentirci e ad uscire. Mi piaceva stare con lui, mi sentivo bene. Ci mettemmo insieme, dopo qualche tempo. Nelle prime settimane era tutto come prima, ci divertivamo stando insieme. Ma poi Bradley iniziò ad uscire con una brutta compagnia. Si drogava e spacciava. Voleva che entrassi anche io nel giro, però me ne tenni sempre alla larga. Convinse Niall e Blake, però."

Le lacrime ora scorrevano sulle guance di Lucinda.

"Niall, dopo un po', riuscì ad uscirne, ma per farlo dovette tornare a Mullingar. Mi lasciò sola. Bradley, un pomeriggio, mi aspettò fuori da scuola. Lui aveva smesso di andarci, diceva che con il traffico di droga poteva pagarsi le proprie dosi e anche affittare un appartamento. Quel giorno mi portò in un locale. Bevve, tanto. Tanto da quasi non riconoscermi. Divenne violento. Cercò di stuprarmi, ma un passante chiamò la polizia e lo arrestarono per tentato stupro e traffico di droga."

Michael si sentiva scoppiare. Voleva uccidere quel bastardo, ma in quel momento Lucinda aveva bisogno di lui.

"Poche sere dopo Blake uccise nostro padre. Arrestarono anche lui. Le voci girarono in fretta e quelli che consideravo amici mi lasciarono sola. Ho passato due anni orribili, ma poi siete arrivati voi. E non so come ringraziarvi."

Michael accarezzava la guancia della ragazza, asciugandole le lacrime.

Era così piccola e fragile.

Lei, che Michael considerava la sua Luce, era più nera di lui.

Capì che avrebbe potuto spazzarla con un solo gesto sbagliato, così giurò a sé stesso che sarebbe sempre stato cauto. Le diede un bacio sulle labbra, un bacio dolce e pieno d'amore.

Poi sentì la porta d'entrata aprirsi e dei passi pesanti avvicinarsi alla sua camera. Suo padre spalancò la porta della sua camera, puntando il dito contro il figlio.

"Chi è lei?" chiese l'uomo, visibilmente ubriaco.

Lucinda si strinse a Michael. "La mia ragazza. Cosa vuoi, eh?" disse il rosso, alzandosi dal letto.

"Ho voglia di sfogarmi e tu mi sembri un ottimo bersaglio." Il padre di Michael tentò di tirargli un pugno, ma lui si scansò e l'uomo perse l'equilibrio.

Lucinda corse nel soggiorno, prese il cellulare e chiamò la polizia.

"Lasciaci in pace!" urlò Michael. Questa volta, il pugno andò a segno e colpì lo stomaco del ragazzo.

Lucinda pensò che era troppo, per quel giorno. Si sedette sotto il tavolo, sperando che la polizia arrivasse in fretta.

"Vattene da questa casa!" urlò ancora Michael, dopo essersi ripreso dal colpo ricevuto.

Cominciarono a colpirsi.

I pugni di Michael raggiungevano sempre l'obbiettivo, mentre quelli di suo padre erano poco precisi a causa del l'alcool che aveva in corpo.

I poliziotti arrivarono dopo una decina di minuti, spalancando la porta. Presero il padre di Michael, portandolo poi nella loro auto, diretti alla stazione di polizia.

Era successo tutto così in fretta che Lucinda quasi non se n'era accorta.

Stava singhiozzando sotto al tavolo, quando sentì il tocco di Michael.

A parte un taglio sotto l'occhio destro, sembrava stare bene. Abbracciò Lucinda.

"Scusa, non credevo che sarebbe tornato a casa." le disse, stringendola.

Lei smise pian piano di piangere. "Portami a casa, ti prego." sussurrò.

Michael la prese in braccio e la portò in macchina, chiudendosi la porta alle spalle.

"Stai bene?" le chiese, preoccupato.

Lei annuì. Non si era fatta male, era solo spaventata. "Ti porto a casa, okay?"

Lei annuì ancora, avvicinandosi a Michael per cercare le sue labbra.

"Non succederà mai più." le promise.

Lei sorrise leggermente e Michael mise in moto l'auto, diretto verso la casa della ragazza.

MILLE.
Daylight ha superato le 1.000 visite.
Io davvero non so come ringraziarvi.
Mi avete fatto un regalo meraviglioso.
Grazie.

A parte questi 'ringraziamenti', volevo commentare il capitolo.

È corto, lo so, ma pensavo che scrivendo altro lo avrei appesantito troppo.

Più che altro volevo farvi conoscere il passato di Lucinda.
Non so cosa avevano immaginato voi, ma questo è quello che è successo a grandi linee.
Approfondirò ancora il discorso del suo passato, molte cose ancora non le ho scritte, ma mi sembrava giusto che conosceste, almeno in parte, la sua storia.

Che dire dell'ultima parte...
Volevo metterla per il semplice motivo che Michael, in quella casa, non poteva più viverci insieme all'uomo che non osava neanche chiamare padre.

E niente, ora vado a fare un giro con mio padre e mia sorella.

GRAZIE ANCORA PER LE MILLE E PIÙ VISITE.

LEGGETE GOLD EYES.

Buon Santo Stefano.
-giò

daylight ❁ mgc auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora