BANGAZE

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BANGAZE-CRIMINAL AU
“Torch Burn, è stato avvistato la sera precedente nel distretto *none a caso* vicino al centro commerciale, dove ci risulta che abbia rapinato un negozio di alimentari. Secondo voi qual’è la sua vera identità? Perché ruba? Che cosa ne fa->
Spegne la TV.
<Gazelle calmati, qui siamo tutti frustrati dalla sua fuga continua>
Bryce Withingale, per i colleghi Gazelle, è un poliziotto di all’incirca vent’anni.
È una persona fredda -come i ghiaccioli UwU- e distaccata, ha una calma e inespressività disumana anche se quando si tratta di lui perde la pazienza.
Ha i capelli bianchi con dei riflessi azzurrini mentre gli occhi sono di una sfumatura di un verde strano.
Lavora alla centrale di polizia ed è uno degli agenti più efficienti, pur essendo così giovane.
Ma ora parliamo di quel ragazzo che è riuscito tanto a far esasperare il ghiacciolo.
Torch Burn, nessuno conosce la sua vera identità, ovvero none e cognome reali insieme ad altri dati personali anche se sembra che abbia all’incirca sui vent’anni.
È un tipo impulsivo, il che si nota durante le rapine.
Non sempre ha un piano per ogni evenienza e quando si trova alle strette agisce d’istinto.
Sembra una testa calda, un attaccabrighe e un festaiolo.
In pratica un ragazzino casinista armato di pistola e coltello che rapina negozi.
Bello.
È esattamente un anno che cercano di catturarlo ma ogni volta falliscono.
Agilità, astuzia e abilità di sicuro non gli mancano.
Nessuno sa il motivo per cui agisca in quel modo.
...
<A tutti i membri dell’unità Eisei>
Il capo irruppe nella stanza, rompendo quel silenzio straziante.
Tutti i poliziotti si misero sull’attenti, pronti all’azione.
<E’ stato nuovamente avvistato Torch Burn nella zona attorno al bosco, mi affido a voi> concluse prima di sparire dietro a una porta.
Bryce strinse i pugni.
Prese le chiavi della macchina e uscì dalla centrale.
Jordan(Janus), il suo migliore amico, era l’unico a capirlo e sinceramente era un po’ preoccupato.
Non aveva mai visto l’albino così agitato e… arrabbiato?
Era stato sempre molto calmo e freddo, sia che si trattasse del lavoro o della vita privata, ma in quel momento il suo scudo era stato infranto.
Tutto l’autocontrollo che aveva era andato a puttane.
Tutta colpa di quel ragazzo.
<Gazelle calmati per favore…> tentò di dire Jordan, che nel frattempo l’aveva raggiunto, con la speranza che lo ascoltasse.
<Perché dovrei? È un anno cerchiamo di catturarlo e ora cosa fa? Si fa beccare per strada il giorno dopo un furto? Cos’ha in mente? Si sta prendendo gioco di noi?> sbottò tutto d’un fiato il giovane ventenne. Il verde non disse niente.
Semplicemente annuì, sapeva che aveva ragione.
Arrivarono anche gli altri e a coppie di due salirono in macchina.
Accesero i motori e partirono alla ricerca del ladro.
Setacciarono ogni zona possibile, dai vicoli bui alle strade illuminate dai lampioni, dalle piccole e mal ridotte osterie ai costosi e lussuosi ristoranti, ma niente.
Gazelle aveva perso la pazienza.
Erano all’incirca trenta minuti che giravano lì intorno senza trovare nessun indizio, si sentivano come un cane si morde la coda.
L’albino decise di tornare a casa, ormai convinto che Burn fosse già scappato lontano da quella zona.
Stava per salire in macchina quando un movimento sospetto lo risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto.
Chiuse la portiera e istintivamente portò una mano alla tasca anteriore dei Jeans dove teneva una pistola.
Si guardò intorno per poi voltarsi verso il bosco.
Lo vide.
Quegli occhi gialli…li avrebbe riconosciuti ovunque.
<FERMO LI’ DOVE SEI!> Tuonò per poi partire all’inseguimento.
Burn che si stava maledicendo mentalmente iniziò a correre più veloce che poteva, cosciente del fatto che in quel momento stesse rischiando più del solito.
Spostò con una mano i rami degli alberi cercando nella tasca del giubbotto la pistola.
Sentì altri passi raggiungerlo…” Cazzo ora ci sono anche gli altri”.
Un proiettile vagante cercò di colpire la caviglia ma colpì la corteccia di un albero.
Il ladro che continuava a correre si girò in dietro per vedere com’era la situazione.
Uno, due, tre, quattro…quattro poliziotti alle calcagna, tutti armati di pistola…bella merda.
Una ragazza dai capelli blu e qualche ciocca bianca gli puntava l’arma contro con l’intento di colpirlo.
Gli altri, nel frattempo, cercavano un modo per catturarlo senza ferirlo o venir feriti.
Torch si girò e scattò in avanti provando a seminarli.
Schivò un altro proiettile.
Un altro.
Un altro ancora.
<BELLATRIX STAI ESAGERANDO!> urlò Jordan che cercava di mantenere il sangue freddo.
La ragazza non l’ascoltò e continuò a sparare, non curandosi di ucciderlo o no.
Il fuggitivo si voltò verso di loro,
Puntò la pistola contro la poliziotta, mirando alla mano in modo di disarmarla.
Sarebbe andato tutto bene…
Avrebbe dovuto correre, disarmare la poliziotta, girarsi e riprendere la fuga e invece…
La ragazza ne approfittò e gli ferì una caviglia.
Lui, cadendo all’indietro premette il grilletto.
Il rumore dello sparo.
Il silenzio.
Il rumore di due corpi che cadevano.
Uno era Torch, che si rialzò e ricominciò a scappare, per quanto le gambe glie lo permettessero.
L’altro corpo era di Bellatrix.
Le grida di disperazione di due poliziotti.
Il rumore dei passi dietro di sé che non davano segno di cedere.
Il ragazzo ferito imboccò una stradina che li portò in bar abbandonato che si trovava dietro il bosco, su una collina, da cui si poteva vedere tutta la città.
Gazelle, un attimo spaesato, perse di vista l’altro che sembrava magicamente volatilizzato.
Burn si era rifugiato dietro al bar.
Si era tolto il passamontagna e si prese la testa tra le mani.
Bryce giró l’angolo e lo vide.
Era rannicchiato in posizione fetale, le mani tra i capelli che tirava delle ciocche rosso fuoco, gli occhi gialli pieni di lacrime e la caviglia sanguinante.
Tremava e sembrava non essersi accorto dell’altro.
<Non doveva andare così, non doveva morire nessuno, doveva venir disarmata e basta...Io sono un ladro! Non un assassino...ma ho ucciso una persona ma non volevo, cosa faccio? Chi si prenderà cura di loro? Oh->
Torch che aveva iniziato a ragionare a voce alta si fermò appena notò il poliziotto che lo stava inseguendo chinarsi davanti a lui.
<Sono tutto tuo, uccidimi, arrestami fai quello che vuoi> disse sorridendo amaramente e aprendo le braccia.
Una macchia rossa si formò sull’erba.
Il bianco strappò un pezzo di stoffa dalla sua camicia per poi avvicinarsi al ferito.
<Stai buono o morirai dissanguato> rispose cercando di non sembrare troppo dolce, cosa che fallí.
Rimasero in silenzio.
In sottofondo si sentivano i rumori della città notturna e qualche gemito dolorante per una stretta troppo forte da parte del poliziotto.
<Sei fortunato che la pallottola ti ha solo sfiorato tagliandoti>
<Mh grazie...ora cosa farai?> in tutto questo il ragazzo non aveva smesso di tremare.
Si era tranquillizzato un po’ quando aveva sentito il tocco delicato dell’altro su di se ma poi si era agitato nuovamente.
<Ti propongo un’affare>
<Uhh~Ma il dovere dei poliziotti non è quello di arrestare i criminali?> disse il rosso sorridendo, sembrava essersi ripreso.
L’albino sospirò, almeno stava bene.
<Si ma sono sicuro che tu non lo sia> l’altro non rispose solo annuì leggermente.
<Ogni giorno a quest’ora, stesso posto di adesso. Voglio scoprire qualcosa in più su di te>
concluse il poliziotto con il solito tono freddo che lo caratterizzava
<Va bene e poi anche tu mi incuriosisci abbastanza;)> disse facendo l’occhiolino al quale l’altro arrossì girando il volto.
Il ladro si alzò e pronto a scappare lo salutò <A domani allora!> disse correndo giù per la collina.
<Fai attenzione e non ti sforzare!> gli urlò di risposta il bianco vedendo che l’altro stava per cadere.
Tornò dai due suoi amici che sembravano ancora molto scossi.
<Com’è andata?> chiese Xene sperando in notizie migliori.
<Mi ha seminato> disse con tono rabbioso per poi tirare un pugno ad un’albero. <Si è infilato in una specie di caverna e non l’ho più ritrovato> mentì.
I due assunsero un’espressione dolorante e trascinando con cura il corpo della compagna, ritornarono alla centrale.
“Recitazione da Oscar”

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