Capitolo 3

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Travolta dai pensieri, finalmente vedo Bea e Giada in un angolo del locale. Sono sedute ad un tavolo con dei ragazzi proprio carini. Bea da sfacciata qual è mi fa l'occhiolino, mentre Giada caccia la lingua in modo timido. Poi tornano a parlare con loro. 

Finalmente arriva Xavier con due bicchieri, li fa scivolare sul bancone e si allontana di nuovo. Porto uno di questi alle labbra e subito mi esce una faccia orribile per quanto sia forte questo Mojito. Il ragazzo che è al mio fianco ride,  <<buono vero? Forse un po' forte per una sedicenne come te.>> Sedicenne? Pensa che abbia sedici anni? Davvero? Ne dimostro così pochi? Dovrei sentirmi onorata da ciò o infastidita? <<Ne ho diciotto. Compiuti da poco ma comunque diciotto.>> Cerco di non strozzarmi con il liquido che c'è nel bicchiere quando vedo la sua faccia spiazzata. <<A primo impatto dimostri di averne e come, però adesso che me l'hai detto, forse si, hai ragione. Sennò non staresti qui, in questo locale a bere alcolici. Vero Mabel?>>

Come fa a sapere il mio nome? A si, era qui quando mi sono presentata a Xavier. E lui come si chiama? Dovrei chiederglielo. Forse no. Aspetterò che me lo dica lui. <<Non così tanto. Ma bevevo. Anche prima sapevo come divertirmi, sai?>> rispondo. <<Però una cosa che non mi era mai successa prima di stasera, era finire a bere con uno scorbutico come te.>>

<<A bene, quindi devo sentirmi onorato ad essere il primo?>> 

<<Esatto>>, rispondo. Ridiamo insieme. Non è poi tanto antipatico come pensavo. Travolti dall'imbarazzo finiamo di bere senza aprire bocca. Ordiniamo altro. Il tempo sembra non passare più. Che ora è? <<Merda>> strillo. Mi guarda divertita. <<Cos'è successo? Cenerentola sta per trasformarsi in zucca?>>

<<E' tardi. Ho molte chiamate perse dalle mie amiche e da mio padre. Mi ucciderà.>> D'un tratto diventa serio. Abbasso la testa sullo schermo del cellulare. Merda ancora una volta. <<Giada e Bea sono andate via con quei due e mi hanno lasciata qui da sola con un ragazzo che ho appena conosciuto e che non so neppure qual è il suo nome.>> Sbianca. 

<<Non volevo dire questo. Però è vero. Ci siamo appena conosciuti. Tu sai come mi chiamo, io no.>>  <<Hai ragione>>, sorride. Devo tornare a casa. Da sola? A quest'ora? Mi volto e lo sguardo di Xavier è su di me. Si avvicina e come se mi avesse letta nel pensiero dice, <<posso accompagnarti io a casa, se vuoi. Così non dovrai camminare da sola a quest'ora.>> Che gentile, mi avrà sentita parlare con l'altro al mio fianco. <<No, grazie. La accompagno io. Le ho chiesto io di rimanere a prendere qualcosa con me quindi è il minimo che possa fare.>> Sto per rifiutare il suo invito per accettare quello di Xavier quando lui insiste ancora una volta. Sarò pazza a farmi riaccompagnare a casa da uno che ho appena conosciuto. Ma d'altronde ho appena conosciuto anche Xavier. Però almeno di lui so il nome. Qualcosa mi dice che posso fidarmi dello scorbutico. Si, lo chiamo così visto che non ha avuto il pensiero di dirmi il suo nome. Lui è dietro di me. <<Dove stai andando?>> Come dove sto andando? A casa no? Ha già dimenticato che si è proposto di riaccompagnarmi? <<A casa.>> 

<<Non avrai mica pensato di andarci a piedi? Ho un'auto. Andiamo con quella.>> Un'auto? Dovrei salire in auto con lui? <<Abito vicino, non c'è bisogno di prendere la macchina.>> 

Non vuole sentire ragioni. Mi fa salire. E' una bella jeep, spaziosa ed ha un pendente appeso allo specchietto. E' una farfalla blu. Una farfalla? Per quale motivo uno come lui dovrebbe avere un ciondolo del genere nella sua auto? Si gira a guardarmi, mi fa un sorriso e poi ritorna a guardare la strada. Sono curiosa di sapere che musica ascolta quindi mi spingo ad accendere lo stereo. <<Non hai bisogno che io ti dia il permesso>> interviene. Imbarazzata abbasso il capo ed inizio a giocherellare con l'anello che ho al dito. <<Stavo solo scherzando. Metti quello che vuoi.>> L'imbarazzo lascia spazio ad un grandissimo sorriso. Ha tutte canzoni che piacciono a me. <<Hai un bellissimo gusto musicale.>>

<<Grazie mille sedicenne>>. Ancora? Sa come mi chiamo. Siamo arrivati. Scendo dalla auto e lui fa lo stesso. Mi raggiunge al lato del passeggero e si appoggia alla portiera. Sto per aprire il portone di casa quando lui mi raggiunge, <<buonanotte>>. Wow. <<Buonanotte scorbutico.>>

<<Perchè questo soprannome?>>

<<Perchè dopo quello che è successo con il drink non mi hai chiesto nemmeno scusa e visto che non hai intenzione di dirmi il tuo nome, ti chiamo cosi.>> 

<<Bene, scusami tanto sedicenne>> dice con aria provocatoria. <<Buonanotte.>>

<<Buonanotte>>, entro in casa.

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