MABEL
<<Che hai fatto alla mano?>> mi chiede Jacopo avvicinandosi. <<Infortunio>>. Sono costretta a mentire. <<Hei, chi si rivede>>, perfetto Maicol è arrivato. <<Sei venuto a veder combattere la mia ragazza?>> continua poi. Ma quanto è stronzo questo qui. Jacopo è confuso, sposta lo sguardo da Maicol a me. Chiunque mi stia vicino in questo momento può sentire il cuore andarmi in frantumi. Il ragazzo scorbutico di un mesetto fa non apre bocca, è pietrificato. Non abbandona le mie iridi. Sapete cosa prova un bambino quando gli viene tolto il suo giocattolo preferito? Ecco, io mi sento così. Maicol è riuscito a togliermi forse la cosa più bella che mi sia mai capitata. Mi ha tolto l'affetto di Jacopo, ma cosa ancora più brutta, il suo sorriso. <<Tu, voi..voi due?>>, sono le uniche parole che è riuscito a dire. <<Esatto amico>>, Maicol si sta godendo la scena. Vuoi anche un sacchetto di pop-corn per caso? Stavola sono io a non emettere alcun suono, le parole mi rimangono bloccate in gola. Faccio fatica a trattenere le lacrime. Jacopo si sta allontanando. <<Aspetta, ti prego>>, una lacrima si fa strada sul viso. <<Ora è tutto chiaro, mi hai sempre preso in giro. E' stato un bel gioco per te? Bravissima, congratulazioni>>, mi volta le spalle e va via. Come può dire o anche solo pensare una cosa del genere? Lui mi ha presa per mano e mi ha trascinata fuori dall'inferno. Jacopo ha lasciato il segno. <<Vado a casa>> annuncio a Maicol.
Ho bisogno di passare una serata tranquilla. Scrivo alle mie amiche, <<ci vediamo per un gelato?>>
<<Piazza di Spagna alle 19>>.
Per tutto il tempo della doccia non ho fatto altro che pensare a Jacopo e alle sue parole. Finirò per impazzire. Mi avvicino all'enorme armadio e tiro fuori un pantalone di jeans nero, una canotta bianca ed un giubbino di pelle nera nel caso faccia freddo. L'estate sta per finire e si avvicina anche il mio compleanno. Infilo poi un paio di Vans nere ed esco di casa. Non mi va di guidare, prendo la metro. Sono seduta vicino ad una ragazza poco più piccola di me, ha la testa sul cellulare intenta a scrivere un messaggio chilometrico. Chiunque sia il destinatario, deve trovarsi proprio in guai seri. Bea e Giada mi aspettano alla fermata. <<Ragazze stasera voglio divertirmi>> annuncio.
<<Per me uno solo limone, grazie>>, sono in gelateria. Paghiamo ed usciamo da lì. Decidiamo di fare un giro al Colosseo. Di notte è ancora più bello. Quel pezzo di storia riesce a farmi impazzire. La piazza è piena, gente ad ogni lato. Musica e balli ovunque. Amo l'estate, amo Roma. In ogni dettaglio. Un bambino mi passa a fianco correndo come non mai, il padre lo rincorre con una faccia esausta, è buffo. Infondo alla strada c'è un carretto dello zucchero filato illuminato da un lampione. Adoro quell'odore. C'è una fila lunghissima. Tutto è così perfetto in questo posto.
Qualcosa o meglio dire qualcuno, interrompe la mia quiete. <<Belll>>, dannazione, solo Jacopo può chiamarmi così, è chiaro? Maicol è seduto al buio sotto al Colosseo con alcuni tipi che non conosco. <<Hei, non mi hai detto che uscivi>>, devo chiederti il permesso? Non credo. <<Già, nemmeno tu>>.
Sento puzza di erba. <<Da quando fumi?>>, ci mancava solo questo. <<Da un po'>>. <<Vuoi?>> dice uno dei tizi porgendomi la canna. Normalmente avrei rifiutato, mi sarei allontanata da lì, non stasera però. Ho bisogno di mettere a tacere i pensieri e se fumare erba mi aiuterà, che ben venga. Accetto e nonostante la disapprovazione delle mie amiche, faccio il primo tiro. Ho la testa ancora travolta dai pensieri, ne faccio un altro. Poi un altro, e un altro ancora. Mi sto divertendo tantissimo, mi sento leggera, libera. E' questa la libertà di cui parlano tutti? Mi sento una farfalla, si, una farfalla blu. Come il mio colore preferito. Come il ciondolo appeso allo specchietto dell'auto di Jacopo. Dannazione, ancora lui. <<Passami una birra>> dico a Maicol. Mi avvicino la bottiglia fredda alle labbra e mando giù un sorso di quel liquido giallastro. Mi brucia in gola. Bea e Giada sono andate via dopo che abbiamo litigato perché erano contrarie a quello che stavo facendo. "Ragazzine noiose", è così che le ho chiamate. Forse sono un tantino strafatta e anche mezza ubriaca. Ma la notte è ancora giovane. Maicol rolla un'altra canna e me la passa. Insieme a quella mando giù un'altra birra. Improvvisamente mi sento attratta da lui, gli salgo a cavalcioni sulle gambe e lo bacio. Sa di birra e le sue labbra non sono morbide come quelle di Jacopo. Con le mani mi strizza il sedere. No, non ce la faccio. Non voglio altre mani che non siano le sue, dello scorbutico di cui sono innamorata. Velocemente mi allontano da lui e faccio un altro tiro. <<Vieni qui dai>> mi afferra per un braccio. <<Non mi va>>.
<<Ho detto vieni>>, stavolta mi strattona per i capelli. E' ancora più violento del solito. <<Lasciami, mi fai male>>, strillo. Mi copre la bocca e mi bacia sul collo tenendomi stretta a lui. Gli mordo il palmo della mano e mi tira uno schiaffo dritto in faccia. <<Stronza>>, me ne tira un altro con più forza. <<Bastarda>>, un altro ancora. <<Okei, okei. L'hai messa al suo posto ma ora basta così>>, dice uno dei due ragazzi, credo si chiami Dylan. Mi tengo stretta la mano sul viso, <<così impari>>.
Lui, Dylan e l'altro si allontanano lasciandomi lì da sola, alle tre del mattino.
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Il sapore della libertà
Literatura FemininaMabel vista da fuori è una ragazza come tutte le altre, 18 anni, solare e con tantissima voglia di vivere. Talvolta però l'apparenza inganna. Lei odia il mondo, odia le persone che la circondano e i suoi genitori. Non è perfetta. È lontana dalla pe...