<<Ciao>> fa lui appena salgo.
<<Ehm, ciao>> rispondo. Mi imbarazza stare con lui dopo quello schiaffo che gli ho tirato. Perché gli interessava avere il mio numero? Dove mi porterà? Cos'ha da dirmi? Ci stiamo avvicinano alla foresta. Mi scandisco la voce e dico <<hai detto che dovevi parlarmi, dimmi>>, voglio saperlo davvero?
<<Siamo quasi arrivati, parleremo lì>> risponde lui. Eh? <<Lì dove?>> chiedo. <<Aspetta e lo vedrai>> si limita a dire. Ci fermiamo in mezzo al nulla. Non c'è nessuno. Ci siamo solo noi. Mi sento a disagio. Jacopo scende dalla macchina, mi raggiunge al lato del passeggero e mi aiuta a scendere. <<Attenta a non scivolare, c'è della terra bagnata qui>> dice. Non finisce nemmeno di parlare quando metto il piede nel punto indicatomi di non farlo, e scivolo. Mi ritrovo a terra, tutta sporca di fango dalla testa ai piedi. Che odio. Jacopo solo dopo aver finito di ridere, mi aiuta a mettermi in piedi. Cavolo, che figura. <<Si, lo so. Mi avevi appena avvisata>> dico un po' divertita. Ride ancora, così continuo <<se fossi caduto tu, non ti avrei aiutato nemmeno a rialzarti. Avrei riso solamente>> mi esce una risata. <<Ah si?>> mi sta sfidando. <<Si>> annuncio. Dopodiché gli faccio lo sgambetto e cade a terra anche lui. <<Ops, scusami. Non l'ho fatto a posta>> dico ridendo a crepapelle. <<Si, certo, ci credo. Ora aiutami ad alzarmi però>> dice allungandomi la mano. Gli porgo la mia, e da bambino immaturo qual è, se la tira a sé facendomi cadere ancora una volta. Però non sono tra il fango. Sono addosso a lui. Ridiamo insieme per un momento. Quando poi mi accorgo di essere tra le sue braccia è troppo tardi. Siamo ad un millimetro l'uno dall'altra. Per qualche secondo ci guardiamo negli occhi, il suo profumo mi entra nelle narici. Poi però mi costringo ad alzarmi. Ci rimettiamo in piedi e camminiamo per qualche metro addentrandoci nella natura. E' tutto buio, non si vede nulla. Jacopo mi sta vicino, non si allontana. Arriviamo di fronte ad un grandissimo albero con sopra una casetta di legno. E' stupenda. Ci avviciniamo e Jacopo fa scivolare giù una piccola scaletta. Lo guardo perplessa e lui dice <<Ti fidi di me? Ti aiuto io a salire.>> Mi fido di lui? Certo che mi fido sennò non sarei qui. Salgo, all'interno è ancora più bella. C'è un piccolo tavolino in legno, due sgabelli, un caminetto, un lavello, un frigo bar, qualche foto appoggiate al muro e un piccolo lettino messo in un angolo. <<Questo è il mio rifugio segreto>> dice. <<Ogni tanto mi piace scomparire dal mondo, e quando succede sono sempre qui>> continua. <<Waw, è stupenda>> rispondo sorpresa. Jacopo appoggia a terra lo zaino che aveva sulle spalle. <<Che ci facciamo qui?>> chiedo incuriosita. <<Mangiamo, no? Te lo avevo detto>> risponde. Si avvicina al frigo <<Cosa vuoi di buono?>>. C'è di tutto lì dentro. <<Qualcosa di semplice, non ho molta fame>> rispondo. <<Farò della carne>> annuncia. Non voglio lasciargli fare tutto da solo. Quindi preparo dell'insalata. Durante la cena parliamo di come ha conosciuto Moreno, mi viene da ridere. Jacopo si avvicina al frigo ed afferra una bottiglia di vino rosso. Non mi piace tanto, ma lo bevo ugualmente. Il vino mi da alla testa. Sto iniziando a delirare. Incomincio a parlare a vanvera. Jacopo mi invita ad appoggiarmi sul letto. Accetto più che volentieri. La stanza mi gira attorno. Estraggo il telefono dalla tasca ed avviso Mariasole che resto a dormire da Giada. Non sono ancora stanca. <<Non voglio dormire. Voglio divertirmi>> dico <<mi dai altro vino?>> continuo poi. Jacopo mi guarda male però mi accontenta. Mi porge il calice ed io me lo porto alla bocca. <<Non hai una Tv qui dentro?>> mi sto annoiando. <<No, ma ho il computer. Vuoi vedere qualcosa?>> chiede. <<E' dentro allo zaino che ho portato, prendilo>>. Mi alzo, mi avvicino alla borsa ma cado. Okei, devo smettere di bere per stasera. <<Oddio Mabel, stai bene? Ti sei fatta male?>> dice Jacopo con aria preoccupata. Non rispondo, rido solamente. Rido tantissimo. Mi raggiunge e si abbassa al mio fianco. Mi scosta i capelli dal viso e mi dice qualcosa. Non riesco a sentirlo. Riesco solo a pensare al sapore delle sue labbra, al suo profumo, alle sue enormi mani che quella sera nel bagno del locale bloccavano le mie. Non ci penso due volte. Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio. Si ritrae. Ma che fa? Quando mi bacia lui va bene e quando lo faccio io no? Mi guarda, con gli occhi lo imploro di baciarmi. Lo fa, si avvicina e preme le sue labbra alle mie. La sua lingua è calda nella mia bocca. Jacopo mi cinge in vita e mi fa salire a cavalcioni sopra di lui per tenermi più vicina. Mi piace questa posizione. Siamo ancora buttati a terra in quella piccola casetta sull'albero. Gli sfilo la maglia, è così bello a petto nudo. I muscoli gli si contraggono ad ogni mio tocco. Jacopo mi solleva lentamente da terra e mi fa sdraiare sul letto. Per qualche secondo si sposta da me. Non voglio che si allontani. Ho bisogno di lui, delle sue labbra. Torna con in mano una coperta. <<L'ho presa nel caso tu avessi freddo>> dice. Quanto è carino. Si sdraia sopra di me mantenendosi leggermente con i gomiti e torna a baciarmi.
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Il sapore della libertà
Chick-LitMabel vista da fuori è una ragazza come tutte le altre, 18 anni, solare e con tantissima voglia di vivere. Talvolta però l'apparenza inganna. Lei odia il mondo, odia le persone che la circondano e i suoi genitori. Non è perfetta. È lontana dalla pe...