Capitolo 33

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MABEL
A svegliarmi è la luce del sole che filtra dalla finestra. Jacopo è sdraiato di pancia accanto a me con un braccio che penzola giù del letto. E' davvero carino. Afferro il cellulare dal comodino per scattargli una foto. Mentre continuo a guardare il bellissimo ragazzo dormire, il suono di un messaggio divampa nella stanza. Sul display compare il nome "Maicol". Cosa vorrà? <<Devo parlarti. Incontriamoci tra venti minuti al solito posto. Vieni sola.>> Jacopo si arrabbierà davvero tanto quando verrà a saperlo. Sono quasi tentata di non presentarmi a quell'incontro, ma non posso. So che me ne pentirei, ho bisogno di chiudere del tutto col mio turbolento passato, e per farlo devo avere un confronto con lui. Scrivo un bigliettino a Jacopo prima di uscire di casa, <<sono dovuta andare via, a più tardi>>.
Arrivo sotto casa di Maicol, è lì ad aspettarmi. Ha un occhio livido e qualche taglio sullo zigomo. Jacopo l'ha combinato davvero male. <<Dimmi>> dico scendendo dall'auto. <<Buongiorno, saliamo? Mamma non vede l'ora di rivederti>>. Davvero? Comunque non me la sento di ritornare in quella casa, ho passato la maggior parte del mio tempo lì dentro. <<Non penso sia una buona idea>>. <<Andiamo, falla contenta, saluti e andiamo via>>. Dopo avermi praticamente supplicata, riesce a convincermi. La mamma di Maicol è seduta al tavolo con una tazzina di caffè davanti. Appena mi vede corre ad abbracciarmi. <<Mabel, come stai? Da quanto tempo. Siediti.>> Ricordo che ogni volta ero sempre nervosa prima di incontrare qualcuno della famiglia. <<Sisi, tutto bene. Voi?>>, lo sono anche in questo momento. <<Si va avanti>> dice. <<Tutto bene tra voi due? Non venivi da tanto.>> Non lo sa che non stiamo più insieme? <<Ehmm, in realtà, sono mesi ormai che ci siamo lasciati>>. La signora difronte a me è sorpresa dalle mie parole. <<Andiamo in camera>>, si intromette Maicol. <<Solo per parlare>> continua poi. Evidentemente si è accorto del mio sguardo assassino. Lo seguo, quella stanza da vita a tutti i miei ricordi. Belli e brutti che siano. Quante ne ho passate, ma dopotutto sono ancora qui, in piedi. Sono sopravvissuta al dolore, ho scoperto di essere più forte di quanto credessi. Forse dopotutto devo anche un pò ringraziare Maicol, mi ha aiutata a scoprire un lato di me che prima non conoscevo. Sono cresciuta, sono cambiata. <<Di cosa volevi parlarmi?>>, mi metto a sedere su uno dei tre letti. Condivide la stanza con le sorelle. <<Di te, di me. Di noi in realtà.>> Quella piccola parola formata da sole tre lettere, uscita dalla sua bocca suona strana. Sa che non è mai davvero esistito un "NOI"? Solo io e lui? Magari io, lui e l'altra, questo si. Una coppia può essere formata da tre persone? Lui è riuscito a farlo. <<Io sono venuta qui per chiudere i conti col passato, non a riaprirli>>, infatti è vero. <<Ah si giusto, ora c'è l'altro nella tua vita. Come si chiama? Giacomo giusto?>> sa benissimo qual è il suo nome. Deve fare solo il cretino di turno. <<Jacopo, si chiama Jacopo>>. <<Jacopo, Giacomo, è lo stesso. Comunque non hai perso tempo.>>
<<Io vado via>>, mi alzo dal letto ma lui mi afferra per un braccio. Quel tocco ha riaffiorato in me brutti ricordi. Le sue mani che colpivano forte il mio viso, mi afferravano e mi lasciavano segni. Tiro via il braccio. <<So che provi ancora qualcosa per me, lo vedo da come mi guardi. Mi salteresti addosso>>. HAHAHAHAHAHA rido. Certo, ti salterei addosso, ma solo per riempirti di ceffoni idiota. <<Non sai quel che dici. Non provo più nulla per te, io vado via. Non cercarmi più.>> Mi avvio alla porta sperando non mi segua. <<Peccato, cosa succederà al tuo Jacopo? Ops>>, odio quell' "ops" che aggiunge alla fine di ogni frase. <<Cosa vuoi dire? Non tirare dentro lui>> alzo la voce un po' più di quanto vorrei. <<Sto solo dicendo che, o torni con me, o farò conoscere Jacopo ai miei cari amici. Tu sai di chi parlo>> mi strizza l'occhio. Vigliacco. Sa benissimo di non poterlo affrontare da solo, non avrebbe nessuna chance di vincere. Ha amici poco raccomandabili. <<Non mi starai ricattando sul serio, vero?>>, lo odio. <<Ma certo che no, prendilo come un avvertimento>> dice poi.
Non voglio che gli succeda nulla, non dovevo metterlo in questo casino. E' davvero un ragazzo fantastico. Gentile, divertente e responsabile. Ha la testa sulle spalle, al contrario di Maicol. Sento la necessità di tenerlo lontano da tutto questo schifo. Dalla mia turbolenta vita. <<Cosa vuoi che faccia?>>, mi rivolgo al ragazzo difronte a me. Sul suo viso si forma un ghigno, <<spezzagli il cuore. Digli di starti lontano.>>
Il telefono mi vibra nella tasca posteriore dei jeans, è un messaggio di Jacopo. <<Piccola dove sei? Pranziamo insieme oggi?>>. I miei occhi si inumidiscono, cerco di trattenere le lacrime. Guardo Maicol, poi la foto scattata stamattina a Jacopo. "Lo sto facendo per lui", continuo a ripetermi, magari cercando anche di riuscire a convincermi da sola. <<Mi dispiace, non posso continuare così. Siamo troppo diversi. Non voglio più vederti, non cercarmi, stammi lontano>> scrivo. Ho appena chiuso definitivamente con lui, nonostante forse sia stato l'unico che mi abbia mai voluto bene davvero. La risposta non tarda ad arrivare, <<di cosa stai parlando piccola? Non siamo poi così tanto diversi. Io ti amo>>. Le ultime parole mi hanno spiazzata. Forse però, ora ero pronta anche io a ricambiare quel sentimento. <<Io no. Addio>>. Rimetto il cellulare in tasca lasciando poi libero sfogo alle lacrime.

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