Capitolo 34

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MABEL
Proprio quando credevo di essermi liberata del tutto di Maicol, eccolo di nuovo qui a tormentarmi. Non gli è bastato rovinarmi gli ultimi cinque anni di vita. Lo sto facendo per lui, per Jacopo, per tenerlo fuori da tutto questo schifo prima che sia troppo tardi.
Ieri sera Maicol mi ha riportata a casa, ero stanca ed avevo bisogno di riposare. Stasera ho un incontro. Il secondo. Raggiungo Christopher in palestra, devo allenarmi e scaricare un po' di rabbia. Mi squilla il cellulare da dentro al borsone, "Maicol", dice il display. <<Pronto?>>. <<Mi spieghi perché la tua faccia è su tutti i tabelloni pubblicitari?>> è furioso. Eh? Cosa sta farneticando? <<Spiegati meglio, di cosa parli?>>. Fa un enorme sospiro prima di aprire bocca, <<sei su tutti i cartelloni. Stasera hai un incontro di boxe? Da quando combatti?>>. Cazzo. <<Da un po'. E comunque non sapevo nulla dei cartelloni>>, è vero, non ne sapevo nulla. <<Dove sei ora?>>, perché Maicol? Che ti importa? <<In palestra, devo allenarmi>>, prego non venga. <<Bene, sarò lì tra dieci minuti, prendo l'indirizzo dai volantini>> dice prima di riagganciare. Perfetto, non può accadere di peggio.
Christopher è davanti a me. <<Mi spieghi perché diavolo hai tappezzato mezza città con la mia faccia senza prima avvisarmi?>>, sono furiosa cazzo. <<Ehi, ehi, calma. Era necessario. Non l'ho deciso io comunque>>, so che è sincero. <<Sali sul ring, devi allenarti>> continua poi. Sto per farlo, sto per salire quando la porta della palestra si spalanca lasciando entrare due volti conosciuti. Cazzo. Cosa ci fanno qui i miei genitori? Mia madre è furiosa, riesco quasi a vederle il fumo uscire dalle orecchie. Mio padre non è da meno. <<Cosa ti è passato per la testa? Hai deciso di farti uccidere?>> urla papà sventolandomi davanti uno di quei dannati volantini. Sapevo di aver dimenticato qualcosa, ecco cos'era. Ricordate quando prima ho detto che non poteva succedermi nulla di peggio? Ragazzi, vi presento il peggio. Prego con gli occhi Christopher di venire in mio soccorso. <<Buongiorno, sono Christopher, l'allenatore di Mabel. Vostra figlia è davvero brava, ha talento. Il primo incontro è riuscito a vincerlo ad occhi chiusi. Perché non passate a vederla stasera?>>, eccolo, il mio salvatore. <<Stai scherzando spero, ora lei viene via con noi>> papà mi afferra per un braccio. Ora basta. <<Ho diciotto anni, sono libera di scegliere da sola. Non potete trattarmi ancora come una ragazzina. Ora andate via>>, gli volto le spalle e mi dirigo allo spogliatoio.
<<Sono andati via, puoi uscire>> mi avverte Christopher. Finalmente posso allenarmi. Salgo sul ring e tutto scompare, i miei, Maicol, Christopher, Jacopo. Ma chi voglio prendere in giro? Non faccio altro che pensare a lui. Cosa mi sta succedendo? E' riuscito ad insinuarsi in ogni mia cellula, stravolgendo ogni parte di me. Mi ha stregato con gli occhi. Quei maledetti occhi color nocciola.
Colpisco il sacco sempre più forte, calci e pugni a non finire. La rabbia mi sta divorando.
<<Ho-hoooo>>, riconoscerei quella dannata voce anche a chilometri lontani. Cos'era poi quell'"ho-hooo"? E' già Dicembre? Per caso è arrivato Babbo Natale? Dov'è il mio regalo? <<Perché sei venuto?>>, la sua presenza mi irrita. <<Non posso assistere all'allenamento della mia ragazza?>>. Lo odio. <<Lo sono solo perché praticamente mi hai costretta, lo sai questo vero?>> mi sfugge una risata. Maicol mi afferra con forza un polso e mi trascina a sé, <<non azzardarti a dire una cosa del genere in pubblico, stronza>>. Sta stringendo troppo. <<Mollami, mi fai male Maicol>>, lo supplico. Invece, da stronzo qual è ci mette più forza. <<Lasciami andare ho detto>>, con l'altra mano gli tiro un ceffone. Sta per reagire ma Christopher interviene in tempo. <<Hei bello, sta calmo okei? Siediti la giù o va via>>. Con gli occhi lo ringrazio.
Due ore dopo sono pronta a combattere, la palestra si sta riempiendo. Ho un livido sul polso, mi fa male. Se perderò l'incontro per colpa di Maicol, giuro che lo faccio fuori. Indosso l'accappatoio e salgo sul ring. Ho fatto riservare la prima fila per la famiglia e gli amici. Per ora ci sono solo Moreno, Bea e Maicol. Bea mi ha lanciato un'occhiataccia appena l'ha visto. Non le ho parlato di nulla. Dovrò farlo. La porta si apre, mamma, papà e Mariasole sono venuti a vedermi. Non ci speravo più e invece eccoli qui, in prima fila, per me. <<Il match sta per cominciare. Tutti seduti>> annuncia l'arbitro. Christopher mi passa un paradenti ed inizio a combattere. L'avversaria ha la mia stessa età. Con un pugno le colpisco la mascella facendola indietreggiare leggermente. Lei me ne tira uno in piena faccia. Brutta stronza, ora si fa sul serio.
Il primo round è andato. Anche il secondo. Ho un po' di dolore al polso. Il terzo è appena iniziato, Moreno fa il tifo per me. Mi giro, Mariasole e mamma si stanno tormentando le pellicine delle mani, hahaha, mi fanno ridere. Papà e Bea sono concentrati su di me. Maicol invece giocherella sul cellulare. Cosa è venuto a fare? Tiro un calcio alla ragazza.
I miei occhi cadono su un ragazzo incappucciato vicino alla porta. Riconoscerei Jacopo ovunque. Lui è qui, è venuto per me, nonostante io l'abbia trattato male. Per colpa di Maicol. Cazzo, Jacopo e Maicol non devono incontrarsi. Sono nervosa, agitata.
Mancano pochi minuti alla fine dell'incontro, il livido si sta scurendo sempre di più. Non posso più muoverlo, devo cavarmela in un altro modo. Metto l'avversaria alle strette ed inizio a tirarle calci a non finire. Mi lascio trasportare dalla rabbia, ignoro completamente il fischio dell'arbitro. Continuo ad accanirmi su di lei. <<Stop>>, <<l'incontro è finito>>, <<allontanati>>. Non mi fermo, non mi basta, solo ora ho iniziato a sfogarmi. Le tiro pugni, ignorando persino il dolore alla mano. <<Mabel fermati, così l'ammazzi>>, papà si avvicina. Ignoro tutti, tranne quell'urlo proveniente dal fondo della palestra. <<Beeellll>>, è lui, proprio lui. Jacopo ha pronunciato il mio nome riportandomi alla realtà. Sale sul ring, mi afferra le mani e mi allontana da lì. Ecco, questo è il momento in cui dovrebbe prendermi in braccio e portarmi via, ma ciò accade solo nei film. Si è accorto della brutta macchia viola che ho sulla mano destra. Non posso parlarne con lui. L'arbitro mi chiama al centro del ring, si pone tra me e la mia avversaria, il verdetto è arrivato. Mi alza il braccio e tutti urlano dalla felicità. Tranne io, dentro sto morendo.

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