Capitolo 14

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Mi allontano da lui. <<Portami a casa>> ordino. <<Come vuoi>> risponde. Per tutto il viaggio siamo rimasti in silenzio. Sembrava non finire mai. Siamo arrivati, scendo dall'auto senza dire nulla ed entro in casa. Ci sono Mariasole e Moreno, stanno preparando il pranzo. I miei genitori sono a lavoro. Non ho tanta fame. Mi preparo un panino e mi chiudo in camera per il resto della giornata. Nessuno mi disturba, è come se non ci fossi. Non mi va di sentire nessuno e nemmeno di uscire. Voglio solo stare tranquilla e dormire.
Ho perso la concezione del tempo. Sono passati due giorni da quella volta nella foresta. Esco da qui dentro solo per andare in bagno e mangiare qualcosa. Sto sempre a dormire. Ogni tanto Moreno viene a farmi compagnia, siamo molto legati. Non so più niente di Jacopo da allora. Ho sentito mio fratello parlare con alcuni suoi amici, <<non so dove si sia cacciato>> <<non sappiamo dove abita>> <<non risponde a telefono>> <<non si vede più in giro>> diceva. Jacopo è sparito? Non è a casa sua. Sarà alla casa sull'albero. Ha detto che quando sparisce dal mondo è sempre lì. Chissà se anche adesso. Bussano alla porta. Moreno si fa spazio tra i pensieri. <<Fatti una doccia e vestiti. Stasera ti porto con me. Usciamo con i miei amici>> dice. Non mi va, ho paura di incontrare Jacopo. Non sono ancora pronta a rivederlo. <<Non mi va>> annuncio. Cerca di convincermi in ogni modo. <<E va bene>> mi arrendo. <<Ci sarà anche quel tuo nuovo amico? Jacopo mi sembra che si chiami, giusto?>> cerco di strappargli più informazioni possibili. <<Si. E comunque non ci sarà. E' un tipo strano quello lì. Sono giorni che non si fa vivo. Sembra essere stato risucchiato dalla terra>> scherza lui non sapendo cosa è successo tra di noi. <<Bene, non mi sta molto simpatico>> dico per non restare sospetti. <<Dammi mezz'ora di tempo e sono pronta>> annuncio.
Questa volta indosso una gonna di jeans chiara, una maglietta corta a strisce blu e bianche ed un paio di converse nere alte. Non mi trucco, fa troppo caldo per mettermi quella roba in viso. Mio fratello mi porta in un nuovo locale, siamo con i suoi amici. Amici che conosco da quando ero piccola. Giocavamo sempre tutti insieme. Diciamo che la mia infanzia è stata piena di macchine da corsa telecomandate, pistole giocattoli ed altri giochi che fanno i maschi. Quindi siamo in un livello elevato di confidenza. Visti da fuori sembriamo quasi tutti fratelli. Sono seduta di fianco a Gianmarco, uno dei tanti amici. Si avvicina il barista e ordiniamo. Io prendo un Moijto. La nostra ordinazione è arrivata. Quel drink mi ricorda Jacopo. Scaccio subito via quel pensiero e riprendo a parlare con Gian. Ridiamo tantissimo. Da far venire male alla mascella. <<Hey ragazzi>> dice qualcuno alle mie spalle. No, ti prego. Fa che non sia lui. Non mi giro. Quella voce si fa sempre più vicina. Moreno alza la testa e poi dice <<hey forestiero, che fine avevi fatto?>> Ora ne ho la conferma. E' proprio lui. Gian mi mette la mano sulla spalla. Niente di significativo. Jacopo è ancora alle mie spalle. <<Che hai fatto alle mani? Cosa ti è successo?>> dice un altro. Alle mani? Cos'ha alle mani? Mi costringo a non voltarmi. <<Nulla di importante brò>> risponde lui. <<Piuttosto, chi è questa bellissima fanciulla che è con te?>> dice rivolgendosi a Gian dandogli una pacca sulla spalla. Sta fingendo o davvero non mi ha riconosciuta? <<Come chi è? Non la riconosci?>> interviene mio fratello. Si posiziona dinnanzi a noi e quasi non gli viene un colpo quando mi vede in volto. Davvero non mi aveva riconosciuta. <<Cazzo, sei bellissima Mabel>> dice lui. Arrossisco a quella sua reazione. L'ex scorbutico saetta lo sguardo tra di noi e poi posa gli occhi sulla mano di Gian ancora appoggiata sulla mia spalla. Diamine. Ha il fuoco negli occhi. <<Hey fratello, vacci piano con lei>> scherza Moreno, <<o dovrò spaccarti la faccia>> continua. Tutti ridono tranne io. <<Scusa scusa>> dice lui accennando un falso sorriso. <<Allora bello? Cosa hai fatto alle mani?>> interviene Diego, uno del gruppo. A giusto, le sue mani. Le guardo e sono coperte di sangue secco. <<Nulla>> risponde lui, <<ho fatto a pugni con un ragazzino schifoso>> aggiunge con indifferenza. Ha fatto a botte? Con chi? Ho paura di scoprirlo. <<Con chi?>> dice qualcuno. <<Uno che non ha importanza>> china la testa. <<Cosa ti ha fatto per infastidirti tanto?>> gli chiedono. <<Ha fatto del male ad una ragazza che conosco>> risponde. Mi si gela il sangue. Voglio le conferme. Le voglio davvero? Ha davvero fatto a botte con chi penso io? <<Waw, deve essere davvero importante la ragazza in questione per ridurti in questo stato. Dai dicci chi è questo poveretto>>. <<Lo è>> risponde lui guardandomi dritto negli occhi. Ma poi subito distoglie lo sguardo. <<Un certo Maicol>> aggiunge poi. A quel nome quasi mi strozzo con il mio drink. Davvero l'ha fatto? Perché? Che motivo c'era di fare una cosa del genere? Come l'ha trovato poi? Gian sposta la mano dalla mia spalla alla schiena. Mi da qualche colpetto leggero e mi chiede se sto bene. Accenno un sorriso finto e faccio segno di si con la testa. Jacopo lo fulmina con lo sguardo. <<C'è qualche problema se tocco la mia donna?>> chiede il ragazzo che conosco da una vita, appoggiando l'altra mano su una delle mie gambe scoperte. Ma che? La sua donna? A Jacopo gli si serrano gli occhi dalla rabbia. Poi mi guarda e di scatto si avvicina a noi. Gian si alza in piedi. C'è tensione tra quei due. <<Ti spacco la faccia>> strilla Jacopo. Moreno afferra per la maglietta il ragazzo con le nocche insanguinate e lo tira via. <<Bello, stavo solo scherzando. Sta calmo. La conosco da quando puzzava ancora di latte. Non mi permetterei mai>> dice Gian alzando le mani. Non è il momento di scherzare e non su queste cose. <<Io no>> risponde lui. Si divincola dalla stretta di mio fratello e si dirige all'uscita.

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