Prologo

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-potevi dirmelo, ne avremmo parlato insieme e non saresti rimasta sola! Perché ti ostini sempre a fare tutto di testa tua?- esclamò Niccolò furibondo con gli occhi lucidi dall'esasperazione, mentre continuava a camminare nervosamente avanti e indietro per la cucina.

-era un mio problema! Non tuo! - ribadí per l'ennesima volta la ragazza facendolo voltare assatanato

-cosa non ti è chiaro che OGNI TUO FOTTUTO PROBLEMA È ANCHE IL MIO?! COME PENSI DI ANDARE AVANTI COSÌ ADESSO? EH? NON ERI TU QUELLA CHE NON VEDEVA L'ORA DI SPOSARMI? - continuava ad urlare mentre il petto si muoveva in maniera irregolare, ma non ci diede peso, al momento il suo unico pensiero era lei, che se ne stava lì davanti con le braccia incrociate e una sigaretta in bocca.

-e smettila co 'ste merde, cazzo! Non lo capisci che è proprio per queste che ti sto perdendo? - con un gesto felino le levò prepotentemente la sigaretta dalle labbra, gettandola in qualche angolo della cucina

-Niccolò ascolta...forse è meglio se ti siedi- la ragazza cambiò i toni, cercando di mostrarsi più pacata possibile avvertendo un forte giramento di testa e notando l'irrascibilità del ragazzo.

-Wendy...- sospirò quest'ultimo col tremolio nella voce.

-siediti Niccolò ti prego- quasi lo supplicò e lui cedette, si sedette  prendendosi la testa tra le mani e sbuffò arreso, cominciando a scuotere quest'ultima in segno di negaziome, come a non voler credere a tutto quello che gli stava capitando.

-ascoltami! - sibilò la ragazza con gli occhi colmi di lacrime, afferrandogli le mani tremolanti

-andrà tutto bene! - continuò a ripetere la stessa frase che si ripeteva ogni mattina, incastonando i suoi occhi azzurri in quelli marroni di lui, che al momento erano carichi di paura e dolore.

-respira ti prego, calmati- infine provò ad alleviare la sua ansia, prevedendo uno dei soliti attacchi di panico. Portò una mano tra i folti capelli mori e scese fino ad accarezzargli la guancia inumidita dalle lacrime.

Il ragazzo le diede retta e cominciò a prendere grossi respiri uno dopo l'altro.
Ad ogni respiro, un ricordo felice gli annebbiava la mente fino a logorarlo dentro.

Uno... Lui e Wendy mano nella mano che passeggiano sul ponte della città.
Due... Lei che ride allegra mentre lui le bacia il collo e la stringe forte a sé.
Tre... Lui che suona allegro al pianoforte e lei che lo accompagna nel canto, mentre gli balla goffamente attorno.

Una quarta immagine si intromise nella sua testa, fino a farla esplodere: ora c'era solo lui che passeggiava sul ponte; la risata di lei si sente solo nella sua testa e il sorriso ora è immortalato in una foto sbiadita; il pianoforte è impolverato e non c'è più nessuno che danza attorno ad esso.

Niccolò scosse ripetutamente la testa, più forte di prima e prima che se ne accorgesse crollò in un pianto silenzioso, posando la testa sulle braccia, a loro volta posate sul piccolo tavolo in legno, di fronte alla ragazza che lo guardava compassionevole.

-come fai a dire così...?- domandò flebilmente tra i singhiozzi, sotto lo sguardo confuso della giovane

-come fai a dire che andrà tutto bene? Come può andar bene se ti sto perdendo?!- alzò lo sguardo, permettendole di guardare i suoi occhi rossi e lucidi

-noi che dovevamo sposarci...io con già le fedi in mano e con la tua figura con l'abito da sposa incisa nella mente e te che già programmavi un bambino...- continuò e un singhiozzo lasciò le labbra di Wendy.

-non è stata colpa mia- si difese lei prontamente, lasciandogli le mani

-no...no, è vero. Non hai scelto tu questa condanna, ma hai voluto tenerla solo per te, convinta che da sola saresti riuscita a sconfiggerla e ora guardaci! Tu con un piede nella tomba ed io perso nell'oblio!- alzò la voce facendola sobbalzare con lo sguardo basso, incapace di reggere quello distrutto e furioso del ragazzo.

-se me ne avessi parlato prima avrei potuto aiutarti, ti avrei evitato molte sofferenze e ti avrei pagato tutte cure...ti sarei stato accanto, avrei cercato di trasmetterti tanto amore e tanta forza e solo allora ti avrei detto che sarebbe andato tutto bene. Perché c'erano possibilità, se agivamo all'inizio saremmo stati ancora in tempo, avremmo potuto sconfiggerlo! - spiegò asciugandosi le lacrime. Non avendo nessuna reazione da parte della ragazza, se non un pianto silenzioso carico di risentimento.

-ci hai distrutto, Wendy...hai distrutto tutti e due.- concluse Niccolò alzandosi per prendersi una birra dal frigo, nella speranza di calmare i nervi.

-non mi ami più? - domandò la ragazza dopo attimi di silenzio, temendo la risposta peggio di come temette l'esito degli esami dell'ospedale.

-purtroppo non smetterò mai di amarti, mai. Neanche se ci provassi con tutto me stesso e questo mi porterà a star male dopo, quando tutto questo sarà finito, ma a me non importa perché non riesco a starti lontano- rispose con voce tremolante prima di accoglierla tra le sue braccia e stringerla come non faceva da tempo. Il suo corpo era cambiato, si era molto dimagrita e le ossa quasi non la reggevano per quanto erano deboli; il viso era scavato dalla malattia e aveva assunto un colorito pallido, tanto da farla sembrare un cadavere mentre dormiva; e i capelli, quei pochi che le erano rimasti dato che interruppe le cure, le cadevano a dismisura, così Niccolò si ritrovava spesso con alcuni suoi capelli tra le dita quando l'accarezzava, mentre altri giacevano sul pavimento.

-perché l'hai fatto Wen...perché non mi hai permesso di salvarti?-

Ebbene sì, tornata con una nuova storia e spero vivamente possa piacervi quanto l'altra, se non di più.
Sono già molto affezionata a questa storia, spero di riuscire a portarla a termine senza imprevisti.
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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