7. Nessuno

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C'è un'aria strana stasera
E torno a casa in silenzio
Tra i rumori del traffico
E telefono spento
E la gente mi guarda
Ma non ho niente di vero
Io che basta pensarti e già mi manca il respiro.

Era sera, Anna se n'era andata da un po' e Niccolò era indeciso su cosa fare.
Solitamente a quell'ora prendeva il cellulare, si infilava il cappotto, si copriva con la sciarpa, prendeva le chiavi ed usciva di casa cominciando una delle sue lunghe e solite passeggiate sotto la luna, non prima di aver fatto visita alla sua Wendy.
Quella sera però non se la sentiva di rischiare, non se la sentiva di camminare con il pensiero fisso di poter incrociare "per sbaglio" qualche suo vecchio amico, non si sentiva pronto. Aveva persino controllato la chat dei miserabili, nel caso ci fossero dei nuovi messaggi che gli avrebbero potuto recare qualche informazione, ma nulla. Probabilmente i suoi amici avevano notato che aveva letto i messaggi l'ultima volta e avevano creato un gruppo a parte, oppure semplicemente avevano chiuso l'argomento.
Niccolò non lo sapeva e non si spiegava nemmeno poi tutta quella paura e agitazione che provava al solo pensiero di rivederli, un tempo si sarebbe preparato addirittura mezz'ora prima per uscire con loro; certo aveva alcune motivazioni plausibili che spiegavano il suo atteggiamento, ma non per questo c'era bisogno di esagerare.
Così si ritrovò a fissare un angolo vuoto della stanza, fino a quando questo non gli cadde su una foto incorniciata sopra il tavolino dell'ingresso con sopra immortalata lei, con i soliti capelli rossi che le cadevano sulle spalle, di profilo e un sorriso che non mancava mai.
Fissò quella foto per vari secondi e, senza volerlo, fissando quel sorriso, sorrise anche lui per vari attimi, prima di riprendersi e distogliere lo sguardo dalla foto. Sotto di essa c'era la chiave che gli aveva portato Alessia quella mattina, che ancora doveva essere rimessa a posto e appesa alla collana che portava al collo. Prese tra le mani la piccola chiave in acciaio e la rigirò tra le mani, ripensando alle parole della mora e al come aveva capito che quella chiave avesse un valore importante.

-con questa puoi entrare nel locale quante volte vuoi- affermò la rossa porgendogli la chiave in acciaio, come se gli stesse porgendo l'oro tra le mani.

-con questa me ce apro er futuro- affermò convinto il ragazzo prendendo in mano la chiave e osservandola attentamente.
Non aveva poi tutti i torti. Quella chiave gli aprí realmente un futuro da musicista, certo non ai livelli dove voleva arrivare lui, ma gli bastava, e per di più gli aprì un futuro in ambito famigliare, tanto è vero che lui e  "la ragazza rossa del pub", col tempo e col passare delle prove, diventarono più di semplici amici. Dopo qualche anno, Niccolò fece creare una copia della chiave, rendendola solo un po' più "armoniosa" a detta sua, per poi far formare un 12 romano dove avrebbero dovuto esserci i denti della chiave; poiché quel numero rappresentava la data in cui rese ufficiale la sua relazione con Wendy e d'allora diventò il suo numero fortunato.
Quella chiave diventò un simbolo, il suo simbolo, e Dio solo sa quanto avrebbe voluto cederlo alla ragazza quel maledetto giorno, quando tutto finí.

Un flash gli si parò davanti agli occhi, facendolo sussultare sul posto.
La pagina di un calendario, una panchina, 12 ottobre. Il giorno in cui conobbe Alessia era il 12 ottobre, e se la secondo la sua teoria, se quel numero era realmente fortunato come diceva, allora non era un caso.
Si passò una mano tra i capelli frustrato e strinse le dita in un pugno, scosse la testa contrariato e riappese la chiave alla catenella che portava al collo.
"tutte cazzate" si ripeté "Alessia non c'entra col 12, è una cosa simbolica che ho deciso io per Wendy. Wendy, non lei."
Eppure quel pensiero non lo abbondonò per tutta la sera, tanto da farlo recare al cimitero, di fronte la solita lapide.
Si piegò sulle ginocchia, salutò come faceva sempre e poi si sfogò, come faceva quando sentiva troppi pensieri opprimergli la mente.

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