11. Gita all'ospedale

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Portami al sicuro, ma senza parlare,
e lascia che lo faccia il tuo modo di fare.

Il giorno seguente, Niccolò era già in piedi da un pezzo e si stava preparando per andare a prendere la ragazza da scuola, in modo da poter passare la giornata insieme invece da restare tutto il giorno sul divano a girarsi i pollici o seduto sullo sgabellino del pianoforte a comporre, come faceva sempre.
Voleva far prendere aria a quella casa maltrattata e far prendere pace a quei poveri tasti sempre in movimento, e l'invito di Alessia era l'occasione migliore per approfittarne, sopratutto perché con lei era sicuro che non ci sarebbe potuta essere altro che amicizia. Forse perché la ragazza era fidanzata, o forse perché il suo modo di fare non esprimeva altro che simpatia e amicizia, invece che flertare e far intendere che ci siano doppi scopi.
Con lei si sentiva "al sicuro". Al sicuro dalla solitudine, dai brutti pensieri e, sopratutto, dal tradimento recato alla sua Wendy.

Si fissò un'ultima volta davanti lo specchio, si passò una mano tra i capelli e si spruzzò un po' di profumo per completare l'opera.
No, non si era vestito elegante, non era in giacca e cravatta, e non indossava una camicia bianca aderente. Non si trattava di un appuntamento galante e proprio per questo Niccolò scelse l'outfit più giornaliero che gli potesse capitare, ovvero il solito abbinamento di una maglia nera e un paio di jeans, con sotto delle scarpe comode dello stesso colore della maglia.
Si infilò la giacca di pelle, i soliti occhiali da sole e accese il cellulare per controllare l'orario.

13.42

Se si fosse dato una mossa, avrebbe fatto in tempo ad arrivare a scuola poco prima dell'uscita del corso di Alessia.
Ripose il cellulare nella tasca, lanciò un ultimo sguardo alla sua ragazza impressa nella fotografia dell'ingresso, sorrise leggermente senza accorgersene, prese le chiavi dell'auto che ormai non usava da tempo e si diresse all'università di Roma.

C'era già un bel po' di affollamento e si maledí per quei 10 minuti di ritardo che lo avevano superato. Non si spiegava come mai fosse sempre lui quello ad essere in ritardo, nonostante si cimentasse, come in questo caso, ad organizzarsi e a prepararsi qualche minuto prima.
Il suono della campanella attirò la sua attenzione e si perse tra la miriade di teste che uscirono da quelle porte.

"possibile che abbiano deciso di uscire prima tutti oggi?"

Quando finalmente intravide da lontano due occhioni verdi e un sorriso smagliante in volto, tirò un sospiro di sollievo. Stava parlando al cellulare con qualcuno e dal sorriso dolce e lo sguardo innamorato, intuì che si trattasse del suo ragazzo.
Un sorriso amato lasciò anche le sue labbra, quando si ricordò i tempi in cui andava a prendere Wendy all'aeroporto, poiché le origini della ragazza erano londinesi; quando la andava a prendere da lavoro e quando uscivano da questo insieme. Portò nuovamente lo sguardo sulla mora che nel frattempo si era fermata in un angolino per finire la conversazione e Niccolò non poté fare a meno che sentirsi fortunato nel vederli così "affiatati" nonostante fossero solo al cellulare, si convinse che la relazione di Alessia fosse un chiaro segno di quel bastardo del destino e che quindi non c'erano "rischi" che un giorno si potrebbero mettere assieme.
Poi trasalí, come se avesse appena preso una scossa o si fosse svegliato dal coma. Lei era fidanzata, e lui era appena andato a prenderla da scuola per fare quella bizzarra gita all'ospedale.
In questo modo non stava tradendo Wendy, è vero, ma stava diventando complice di un altro tradimento di cui sicuramente non voleva prendere parte.
Era tentato a fare manovra tornare indietro, quando...

-Niccolò! Non mi aspettavo di vederti qui- la voce di Alessia, ormai troppo vicina per essere ignorata, non bloccò tutte le sue gesta.

-Alé ciao, si so venuto per portatte a lavoro, ma...me so accorto de ave'naltro impegno quindi oggi nun posso veni'- inventò subito una scusa tenendo lo sguardo fisso sul volante per non guardarla negli occhi.
Questa alzò un sopracciglio e mise una mano sul fianco guardandolo con l'aria di una una madre che sa già quando il proprio figlio le ha mentito.

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