3. Ovunque tu sia

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Passeggiarono a lungo prima di arrivare davanti la porta di casa della ragazza e durante il tragitto non fecero altro che parlare e parlare, con Niccolò che si ostinava a tenere lo sguardo basso per non incrociare il suo e lei che faceva domande su domande, tirando fuori persino gli argomenti più impensabili pur di mantenere viva la conversazione.
Era una ragazza logorroica, le piaceva parlare di sé e di tutto quello che la circondava, non le piaceva il silenzio di imbarazzo che si creava ogni tanto, per cui cercava sempre il modo di venirne fuori, cambiando argomento o ponendo altre domande, magari rendendo partecipe anche il suo interlocutore.
È vero, le piaceva molto parlare, ma anche ascoltare rientrava nei suoi interessi. Difatti quelle poche volte che il ragazzo apriva bocca, anche solo per dire una misera parola, la ragazza restava in silenzio propensa ad ascoltare e percepire il piccolo mondo che pian piano Niccolò stava tirando fuori.

Quest'ultimo continuava a stupirsi di ogni suo gesto quella sera. Ancora sorpreso dal fatto che avesse passato una serata tranquilla in compagnia di una sconosciuta e alla quale stesse raccontando piccoli annedoti su di lui. Certo, erano annedoti  piccoli e banali, ma alla ragazza sembrava non importare, le bastava che al momento le parlasse di quello che più preferiva, mentre di argomenti più profondi ed importanti ne avrebbe parlato più in là se ne avrebbe avuto la voglia.

"scusa, non mi piace parlare di me" quella frase le era rimasta impressa nel cervello e ogni volta si sforzava e manteneva dal non fare domande che potevano sembrare inopportune e pesanti.

-quindi da piccolo ti piaceva giocare a calcio?- domandò retoricamente riprendendo il discorso precedente.
Camminava diretta e spedita, guardando avanti e lanciando di tanto intanto uno sguardo al ragazzo di fianco a lei, che camminava con lo sguardo rivolto verso le punte dei piedi e le mani nella tasca.

-sì, mi piaceva occupare il posto da difensore, ma data la mia poca altezza me mettevano a gioca' da trequartista- rispose suscitandole una risata

-in effetti sei un po' basso per la tua età- lo prese in giro scherzosamente, sperando la prendesse sul ridere

-daje nun so poi così basso...- borbottò nascondendo un sorriso amaro continuando a mantenere lo sguardo rivolto verso la strada e lanciando di nascosto qualche occhiata alla ragazza di fianco.

-sì ed io sono un ottimo medico!- alzò gli occhi al cielo con un finto sorriso, buttandola sull'ironia

-magari adesso ancora no, ma se continui ad impegnarti sono sicuro che arriverai dove vorrai arrivare- Niccolò si voltò verso di lei pronunciando questa frase, lasciandola senza parole e vedendola limitarsi in un semplice sorriso di gratitudine.

-a me piaceva fare la ballerina- ammise la ragazza rimanendo in tema col discorso degli annedoti d'infanzia.

-ma non quelle classiche col tutù e i capelli raccolti in uno chignon ordinato, no. Una di quelle...insomma che ballava pop, zumba o quel che vuoi, balli in cui ti sfogavi, in cui scaricavi le tue frustrazioni e ti sentivi... Tu, semplicemente tu- raccontò vedendolo annuire attento

-quali frustrazioni potrebbe mai avere una ragazzina di 10 anni?- si lasciò sfuggire questa piccola e innocua domanda.

-molto più di quanto immagini- rispose sbrigativa con un'alzata di spalle per sminuire il tutto.

-eccoci, sono arrivata. Questa è casa mia  e...- annunciò prima di essere interrotta dalla suoneria del suo cellulare -questa è mia madre che mi sta chiamando!- aggiunse strappando un sorriso ad entrambi

-allora...io, io vado- salutò Niccolò in pieno imbarazzo puntando lo sguardo verso il basso

-grazie per la compagnia, mi ha fatto piacere incontrarti- sorrise sinceramente la ragazza, facendolo annuire in segno d'accordo.

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