Sparita

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È sabato e Dan non lavora.
Ci siamo presi la giornata solo per noi.
Sono ancora spossata per tutte le novità che Alex mi ha raccontato ma non ne ho ancora parlato con lui.
Avrei voluto convincerlo a riassumerlo al lavoro ma devo trovare un momento adatto.
Dan è parecchio testardo su molte cose e so che riassumendolo potrebbe rischiare pubblicità negativa per la società e addirittura il fallimento se si venisse a sapere pubblicamente che un suo dipendente infrangeva la legge.
Ieri sera dopo aver visto gareggiare Alex sono dovuta tornare a casa e fare finta di essere disinvolta.
Non posso pensare che si rovini la vita per qualcuno che ha fatto arrivare sulla scrivania di Dan quelle informazioni su di lui.
Per il momento può sembrare non ci sia soluzione perciò voglio aiutarlo se riesco.
Potrei far ragionare Dan e se venisse fuori la notizia potrebbe smentirla.
Intanto devo pensare al pranzo che voglio preparargli, ho comprato ingredienti a caso sperando mi venga in mente qualcosa.
So che a Dan non fa impazzire la mia cucina ma solo perché è pignolo e fissato con la dieta perciò cerco di fare il possibile.
Per sicurezza spero nel dolce, così gli compro una crostata di mele, la sua preferita.
Pago ed esco.
Oggi piove, è già da una settimana che incessantemente l'acqua viene giù a fiotti, fa freddo e i giacconi non agevolano per niente i movimenti.
Odio il freddo.
All'improvviso mi rendo conto di aver perso l'anello di fidanzamento.
Lo trovo accanto all'auto e lo raccolgo.
Lo rimetto al dito poi lo osservo.
Mi viene in mente che Dan sta scegliendo la sala del matrimonio, gli invitati e il suo abito e questo mi spaventa, mi mette ansia.
So di non essere pronta e so che lo sto facendo illudere.
Basta devo dirglielo.
Non posso aspettare oltre, sono già stata troppo egoista ad averglielo nascosto per così tanto tempo, ora lo deve sapere anche a costo di odiarmi.
Stasera glielo dirò, poi prenderò tutte le mie cose da casa sua e cercherò un motel o qualsiasi altro posto dove stare, un monolocale o un appartamento in affitto ma non posso più continuare a trattarlo come se fosse una bambola, lui mi ama e forse quando lo saprà non mi perdonerà mai ma meglio che vivere con il rimorso.
Tolgo l'anello.
Non posso tenerlo al dito, sembra come se mi bruciasse.
Sto per metterlo in tasca, lo ridarò a Dan ma qualcuno mi chiama e mi fa sobbalzare.
È Steven, il ragazzo dell'intervista.
Il dipendente della Cyrus.
《Hey mi hai spaventata》ridacchio.
《Ah mi dispiace, non credevo di essere così brutto》scherza.
Io sorrido anche se la battuta non mi fa ridere.
《Ti serve qualcosa?》domando.
Spero non qualcosa riguardo l'intervista.
Jef non ha nemmeno controllato l'articolo.
《Si in effetti cercavo te》.
《Me? Perché?》.
Lui si guarda intorno e assume un'espressione che mi turba, poco affidabile, da complottista, sembra stia per compiere un gesto pericoloso a breve; aggrotta la fronte e sorride diabolicamente.
Non ha più quell'espressione serena e calma.
《Credimi non avrei voluto arrivare a tanto, sei una brava ragazza e anche molto bella.
Non vorrei rovinare il tuo bel sorriso》.
《Ma di cosa parli?》mi spavento.
《Scusami per quello che ti farò ma devo, il tuo ragazzo deve imparare a farsi da parte》rimarca la parola "devo".
《Steve ma che cosa stai dicendo?》.
Sono sempre più spaventata e mi accorgo di sudare fredda e di tremare.
La sua voce è malefica.
Intuisco che voglia farmi qualcosa di male.
《Io non sono Steven》ringhia poi ride.
Spalanco gli occhi.
Con la mano cerco la maniglia della porta, devo andare via di qui.
Il cuore sta per esplodere dal petto, non c'è nessuno nei paraggi perciò non posso chiedere aiuto.
《Tu sei Cyrus》dico terrorizzata.
Dal suo ghigno direi che ho ragione poi annuisce.
《Ci sei arrivata》.
Mi ha mentito.
Per tutta la sera sono rimasta in compagnia di un pazzo psicopatico che ora vuole farmi chissà cosa.
Non trovo la maniglia della porta per quanto sono agitata e comunque anche se la trovassi devo distrarlo in qualche modo.
L'unica soluzione è scappare così senza preavviso gli do un calcio più forte che posso e corro via, basta solo allontanarmi anche se non so dove sto andando.
Il pavimento è bagnato e ad ogni passo spero solo di non scivolare, le gambe quasi cedono ma devo continuare.
Non ho nemmeno il tempo di svoltare l'angolo però che un tizio grosso e tarchiato mi afferra per le spalle.
Deve essere un suo scagnozzo.
Mi stringe come a non farmi più respirare poi mi solleva da terra di qualche centimetro.
Mi fa male ma cerco di non concentrarmi sul dolore.
《Lasciami pezzo di merda》grido dimenandomi.
Lui mi stringe ancora di più.
Io cerco di gridare per farmi sentire da qualcuno ma lui mi tappa la bocca.
Perché ho deciso di parcheggiare proprio qui dove non passa mai nessuno?
Sono in pericolo e non so come cavarmela.
Il tizio è alto come un armadio e forte il triplo di me.
Vedo Cyrus avvicinarsi correndo.
《Ah vedo che abbiamo una combattiva》mi guarda negli occhi come se volesse spaventarmi e io non interrompo il contatto.
Non voglio che capisca che ho paura.
Il tizio mi toglie la mano dalla bocca e io torno a respirare.
Cyrus mi da uno schiaffo che fa più male di quello che mi sta stritolando per tenermi ferma.
《Non farlo mai più oppure la prossima volta non riceverai solo uno schiaffo》minaccia.
La sua voce è cattiva, come se fosse posseduto.
Non è più il ragazzo innocente e simpatico di quella sera, come se si fosse trasformato in un'altra persona.
Tutto questo per eliminare Dan.
Vuole arrivare a lui usando me.
A questo pensiero mi agito ancora di più, non posso permettere che gli faccia del male.
《Lasciami andare e ti prometto che non ti denuncerò alla polizia, se mi lasci io e Dan andremo via da qui, lasceremo la città e non avrai più concorrenza》.
Lui fa come per pensarci.
Cammina avanti e indietro.
《Sarebbe bello ma sarebbe troppo facile e non ci sarebbe il divertimento.
Ho iniziato con il far licenziare quel nullafacente del tuo ex ragazzo, Alexander...è stato divertente》ammette come se veramente fosse un gioco.
Conferma anche il sospetto che è stato lui a far capire a Dan del passato di Alex, tutto questo perché gliene ho parlato io, è per colpa mia.
《Bastardo》.
《Ah ah, non è un linguaggio da signorina》.
《Come hai fatto a scoprirlo?》.
Non mi aspetto che mi risponda.
《Ho le mie fonti...ora stai ferma》.
Si avvicina pericolosamente al mio volto e io non posso fare niente per fermarlo siccome sono ancora bloccata tra le spire del suo uomo.
Avvicina al mio viso un fazzoletto imbevuto, seppur non volendo inspiro il contenuto, puzza e mi fa tossire.
In pochi minuti non sento più il mio corpo, le forze mi abbandonano, non sento più le voci, la pioggia, il dolore o la paura.
Non sento più niente e cado addormentata....

𝓟𝓮𝓻 𝓼𝓮𝓶𝓹𝓻𝓮 𝓷𝓸𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora