capitolo 28 You're mine

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SPAZIO AUTRICE:
Questo capitolo sarà un po' più spinto degli altri, se siete facilmente impressionabili saltatelo, ma non vi consiglio di perdervelo :)

Il ventitré di dicembre tornammo a Londra per riposarci per qualche giorno, prima che il tour ricominciasse.

Erano state giornate pesanti ed ero stravolto. Probabilmente si notava dalle mie occhiaie sotto gli occhi. Louis sembrava stare benissimo, Niall meglio che mai e Liam anche. Zayn era un po' pallido ma per il resto stava bene.

Ormai non c'era persona nel mondo che non ci conoscesse.

Ogni volta che ci pensavo, mi correva un brivido in tutto il corpo e sorridevo.

C'erano molte persone che ci odiavano, probabilmente più per gelosia che per altro, ma quelle che ci amavano erano molte di più ed erano tutte persone fantastiche che riuscivano a cogliere il significato delle nostre canzoni senza etichettarci come bambini che vogliono solo attirare le ragazze.

Mi era mancata casa. Quella con Louis, intendo, ormai non vedevo Holmes Chapel da una vita.

Pensandoci, mi si stagliò contro una verità a cui non avevo fatto caso: non avevo detto ai miei di me e Louis. Nemmeno a Gemma.

Nulla di grave, ma volevo fare sapere loro il più possibile della mia vita, soprattutto ora che era una cosa seria.

-Lou?- gli chiesi mentre lo vedevo davanti a me saltellare verso la porta di casa, non perchè fosse contento, ma perchè doveva fare la pipì. -Stai buono, riccio, parliamo dopo-.

Si precipitò in bagno e tornò un minuto dopo, durante il quale io avevo portato i bagagli in camera e mi ero fermato per guardarmi intorno e orientarmi.

-Dimmi tutto- disse allegramente sedendosi sul divano con non tanta delicatezza.

-Volevo chiederti... tu hai detto alla tua famiglia di... noi due?- gli buttai lì senza guardarlo negli occhi.

Alzai lo sguardo appena in tempo per vedere che li aveva sgranati. -No, non gliel'ho detto, e no, non ho intenzione di farlo- tagliò corto ma insistetti. -Perchè no?- cercai di mantenere un tono poco interessato.

Lui sospirò e mi si avvicinò.

-E' perchè sono un maschio?- gli chiesi un po' ingenuamente. Le sue guance si tinsero di rosso e mi prese le mani. -No, non è per quello. O meglio, sì, da un lato sì, ma non perchè me ne vergogni, semplicemente perchè non so cosa ne pensi mia madre o il mio patrigno e non so nemmeno cosa ne pensino le mie sorelle. Intendo, se sono d'accordo o no, capisci?-

Aggrottai le sopracciglia. -Non penso sia un buon motivo per non dirglielo. In ogni caso non ti giudicheranno, giusto?- gli chiesi e lui si rabbuiò un po'. -Non lo so, Haz. Non voglio rischiare nulla. E poi è troppo presto secondo me, per fare una presentazione alla famiglia di entrambi, anche se tu fossi una ragazza io non ti presenterei ai miei genitori in questo momento. Stiamo insieme da poco-.

Aggrottai nuovamente le sopracciglia. -Se si può definire poco...- poi mi illuminai. -Quindi stiamo insieme?-

Roteò gli occhi e scosse la testa per poi allontanarsi.

-Non propriamente, ma sei mio-.

Non sapevo se sentirmi meglio o peggio ma in ogni caso lo presi per un braccio e lo buttai sul letto per poi salire sopra di lui.

-No, non hai capito niente, Tomlinson, sei tu che sei mio-.

Fece un ghigno. -Pfff contaci- Ribaltò la situazione e finii sotto di lui, un po' infastidito.

-Mi stai dicendo che non sei mio?- ribattei con la voce bassa, sempre divertito. -Sono tuo in un certo senso, diciamo, ma sono io che ho il controllo-.

Deglutii perchè quella frase aveva causato qualcosa là sotto ma cercai di mantenere il mio sguardo strafottente.

-Sono molto più forte di te. Lo sai che se voglio posso legarti al letto, vero?-.

Al contrario di ciò che mi aspettavo, non si infastidì, ma il suo ghigho si allargò. -Mh, si, direi che te lo lascerei fare-.

Arrossii violentemente perchè pochi minuti prima stavamo tranquillamente parlando delle nostre famiglie e ora parlavamo di cose decisamente... non saprei come definirle.

Perfetto direi.

Cercai di spingerlo via ma continuò a stuzzicarmi.
-Solo che non ne avresti il coraggio, che cucciolo-.

Finii di nuovo sopra di lui che spalancò la bocca per la sopresa, ma continuò imperterrito subito dopo.
-Che cucciolo, cerchi di prendere il controllo eh?-
Si interruppe quando iniziai letteralmente a strusciare il mio bacino contro il suo.

Gli presi i polsi e li bloccai contro al materasso.

Gemette e sorrisi. -Vaffanculo- ansimò quando vide che non avevo intenzione di fermarmi.

Gli sfilai i pantaloni e li sfilai a me stesso, appena in tempo perchè stava cercando di sfuggire alla mia presa.

Rimanemmo entrambi con i boxer e feci salire le mie mani dai suoi polsi fino alle mani, contro il materasso. Continuai a muovermi facendo scontrare le parti del nostro corpo che in quel momento stavano diventando sempre più sensibili. I miei movimenti avevano causato una specie di frizione che lo stava letteralmente mandando in paradiso, ma non lo voleva ammettere. -Harry fermati ti prego-

-No-.

-Ti prego...- ansimò quasi al limite.

-Dillo di nuovo...- sussurrai al suo orecchio, mentre le nostre intimità eravamo separati solo dal tessuto sottile dei boxer.

-Sei un bastardo, Harreh-.
-Amo il modo in cui dici il mio nome-.
-Io amo te-
-Ti amo-
-Ti amo...-

Raggiunse l'apice ansimando contro al mio orecchio. Subito dopo lo feci anche io e mi sdraiai al suo fianco, completamente esausto.

-Hai capito che sei mio, adesso?- dissi cercando di respirare.
-Sì, e tu che sei mio?-

-Forse.-

Golden HabitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora