Golden Habit

capitolo 41 It's not a solution

Louis' POV

-La mano sotto al vestito, veramente? Questa volta sei fottuto Harry-.

Glielo dissi con tutta la rabbia che provavo, con tutto l'odio che mi oscurava la vista e mi bloccava il respiro. Avevo il cuore spezzato.

-Eri tu il primo a dirmi di baciarla e di comportarmi normalmente!- ribatté alzando un po' la voce e cercando di avvicinarsi, ma lo spinsi più forte e imprecò.

-Louis giuro che se non la smetti...- iniziò ma io lo interruppi.
-Se non la smetto cosa fai? Mi prendi a pugni? Pensi di essere l'unico che può fare scenate di gelosia? Le tue non hanno nemmeno il minimo senso; per poco non te la portavi a casa-.

Il coglione decise di non smettere di provocarmi e si spostò di nuovo verso di me, senza capire che stava rischiando i suoi bei ricci.

-Possiamo parlare civilmente come due persone adulte o non sei capace?- sbottò guardando la mia espressione.
-Parli di persone mature e poi fai un ditalino alla prima ragazza con cui esci dopo essere stato con un ragazzo per tanto tempo? Ok, Harry, ok.- ribattei e lui arrossì, cercando le parole giuste.

-Io non le ho fatto proprio niente!- si giustificò alla fine. -Anzi, lei mi ha chiesto di andare a dormire in hotel insieme e io le ho detto di no. Non ti basta? Dimmi che cazzo vuoi da me Louis-.

Un momento di silenzio raggelò la stanza. Il buio delle undici e mezza di sera non contribuiva nel migliorare la situazione, anzi, la rendeva quasi macabra. I nostri respiri si intrecciavano, entrambi ci sentivamo scottati e feriti, perché nessuno dei due amava quel tipo di litigi.

Cercai di mantenere il controllo e abbassai la testa, dicendo a bassa voce. -Adesso vedi di starmi lontano, quando deciderò che puoi parlarmi, potrai parlarmi di nuovo-.

Capii immediatamente di non averlo detto con le parole giuste perché, alzando la testa, vidi Harry cambiare espressione in una che mi faceva a dir poco
paura. Si avvicinò e non feci in tempo a dire nulla, perché mi spinse forte prima di urlarmi addosso.

-Sei tu a decidere quello che devo fare? Non penso proprio. Non voglio neanche pensare a quello che hai fatto con Eleanor, quindi evito di farlo, e poi vieni a dire a me che ho sbagliato a metterle una fottuta mano sotto al vestito?! Mi prendi per il culo Louis, davvero. Ho diciotto anni, lei è anche più grande, i paparazzi si sarebbero fatti qualche domanda se non avessi fatto nulla di quel genere, o sbaglio? Non siamo quindicenni-.

-Harry io con Eleanor non ho fatto proprio niente, se ci tieni a saperlo. Nulla. Non che lei non ci abbia provato, ma non ho fatto nulla.-

Un altro errore madornale.

Sgranò gli occhi e urlò più forte. -Cosa vuol dire che lei ci ha provato? Ci ha provato con te? Lo sapevo di non dovermi fidare di quella stronza e di quel coglione di Simon... giuro che appena la vedo gliene dico quattro-.

-Vedi di stare calmo e di non cambiare argomento perché stavamo parlando di te e Taylor fino a due secondi fa. E comunque non è colpa di El, probabilmente Simon o qualcuno del management le ha detto di farmi innamorare di lei in modo da dimenticarti, o cazzate varie- cercai di spiegargli.
Ora non ero più arrabbiato, ero solo stanco. Stanco di litigare con un bambino di due anni.

-Oh, hai proprio ragione. Poverina la tua El, le sarà costato tanta fatica provarci con te.- mi disse sarcasticamente, fissandomi con uno sguardo disgustato.

Abbassai la testa. Non faceva altro che cambiare le carte in tavola e io me ne accorgevo, ma non potevo fare nulla perché mi lasciava senza parole.
Sospirai.

-Senti, ok. Abbiamo sbagliato entrambi, ma ascoltami. Ho visto come la guardavi, Harry. Esattamente come guardi me. Come guardavi Madison, come guardi i fottuti tacos, Harry. Mi capisci quando ti parlo? Non era uno sguardo di indifferenza quello, Haz.-

Abbassò la testa anche lui. Erano già uscite delle foto e non scherzo quando dico che il suo sguardo era perso, se la stava mangiando con gli occhi, non sono paranoico.

Mi ero appoggiato al muro, senza forze per colpa del digiuno prolungato della giornata, perché non mi andava proprio di mangiare quando Harry non era a casa. Cercai di spostarmi verso di lui e questa volta non ci furono spintoni o altro, non ci toccammo nemmeno.

Avevo freddo e volevo abbracciarlo, ma volevo anche prenderlo a pugni e farlo dormire sul divano.
-Tu dovrai uscirci di nuovo, ne sei consapevole? Non voglio che provi nulla, non devi provare nulla, Harry-. Iniziai a piangere senza volerlo, lasciandomi cadere sul divano e vedendo lui rimanere freddo al suo posto.

-Non ti fidi di me- sentenziò.

Non aveva capito un cazzo, come al solito.
-Non è che non mi fido di te, porca troia. Gli occhi non mentono e tu lo sai meglio di me. Ho visto come la guardavi- gli ripetei, gliel'avrei ripetuto fino allo sfinimento.

Scosse la testa, sembrava deluso. Si tolse finalmente la giacca e lasciò la stanza, entrando nella nostra camera.

Dopo qualche minuto decisi di raggiungerlo e lo trovai con il telefono tra le mani.
-Che fai?- gli chiesi il più delicatamente possibile.

-Sto cercando un appartamento qui a Londra-.

No, allora era proprio un idiota a livelli estremi.
-Harry che cazzo dici, mi stai lasciando?- andai nel panico.
-No, coglione. Non so se ti ricordi, ma ci hanno già minacciato e detto di vivere in due case diverse. Forse è il momento migliore per farlo, per non soffrire troppo, sai. Siamo entrambi incazzati-.

Sbattei le palpebre. -Harry ma quanto hai bevuto stasera? O quella ti ha drogato? Io non voglio lasciarti andare via, troveremo una soluzione, è troppo presto per andartene-.

Quella situazione era diventata insopportabile e sembrava non finire. Chiusi la porta dietro di me e mi girai, prendendo un respiro profondo.

Gli saltai praticamente addosso per baciarlo.
Sapevo che sapeva risolvere ogni cosa.

Ricambiò subito il bacio. Sapeva di lavanda e menta, non era il suo solito profumo, non avevo idea di cosa fosse ma mi piaceva.

-Non... credere...che... il sesso... risolva... questa... cosa...- cercò di dire senza poche difficoltà, mentre gli tempestavo le guance di baci.
Risi.

-Ma vaffanculo Harry-.