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Dopo essersi vestita, Tamina si dirige verso le stanze del principe.

«Caspian, puoi andare» gli dice dolcemente, risvegliandolo.

Caspian si alza con un cenno e si avvia verso la porta. «Sono qui, se hai bisogno» le assicura prima di uscire.

Tamina si accomoda sulla sedia che Caspian aveva disposto accanto al letto e osserva Dastan, profondamente addormentato. Con un gesto lieve, gli sfiora la fronte e avverte il calore della febbre. Senza esitazione, si reca in cucina, prepara alcuni impacchi freddi e ne adagia uno sulla sua fronte.

Mentre lo guarda, un misto di gratitudine e senso di colpa la pervade: avrebbe potuto essere lei al suo posto. Con il cuore appesantito, intreccia le mani in preghiera, implorando che Dastan guarisca presto e riesca a sconfiggere l'infezione.

La notte scorre lenta, interminabile. Tamina non fa altro che cambiare gli impacchi per tenere sotto controllo la febbre.

All'alba, esausta, si è assopita sulla sedia, con un impacco ancora tra le mani.

Dastan si muove nel sonno, poi apre lentamente gli occhi, socchiudendoli a causa della luce del sole che filtra tra le tende. Deglutisce con fatica, gira il capo e si ritrova a osservare Tamina. Il suo viso è rilassato, i lineamenti dolci e sereni. Un sorriso involontario gli sfiora le labbra. Ma cosa sto facendo? si domanda tra sé e sé.

Nonostante i pensieri contrastanti, mantiene quel sorriso e prova ad alzarsi, ma un dolore acuto lo fa ricadere sul letto con un gemito soffocato.

Tamina si risveglia di colpo, allarmata dai rumori.

«Principe Dastan!» esclama, scrutandolo con apprensione.

«Oh, siete sveglio! Come vi sentite oggi?»

«Meglio, grazie a te» risponde lui, cercando di rialzarsi.

«No, non sforzatevi, potreste compromettere i punti di sutura. Vi aiuto io.» Tamina gli sistema alcuni cuscini dietro la schiena affinché non rimanga completamente sdraiato.

«Avete fame? Vi porto qualcosa da mangiare?»

Dastan la osserva con aria divertita. «Ci porti qualcosa... ti sei già scordata ciò che ti ho detto?»

Lei abbassa lo sguardo, accennando un sorriso timido. «Va bene.»

In quel momento, Lejla entra nella stanza.

«Ah, mia cara, sei qui!»

«Sì, sono venuta a prendere da mangiare per il principe Dastan e per me.»

«Volete mangiare in giardino?» chiede Lejla, mentre prepara i piatti.

«No, preferisce restare nelle sue stanze. Stamattina non si sente molto bene.»

«Oh, vuoi che gli prepari una tisana?»

«Sì, grazie, Lejla.»

I due fanno colazione a letto. Tamina aiuta Dastan a mangiare per evitargli sforzi. Mentre consumano il pasto, conversano piacevolmente del più e del meno.

Dopo aver sparecchiato, Tamina si avvicina al letto. «Fatemi dare un'occhiata alla ferita.»

Si siede accanto a lui e delicatamente scosta le coperte. Quando le sue dita fredde sfiorano la pelle calda di Dastan, lui rabbrividisce e si ritrae d'istinto.

«Perdonatemi, ho le mani gelate» si scusa, strofinandole per riscaldarle. Poi, con cura, inizia a rimuovere la benda. Appena vede la ferita, il panico si insinua in lei, ma si sforza di mantenere un'espressione rassicurante.

Da Servitù a ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora