Parte 12 - Juan, tentazione

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JUAN

Le cene dell'alta società mi lasciano addosso un senso di ingiustizia e disgusto che va via solo con forti dosi di acquavite.

«Non starete bevendo troppo?», domanda Carlos, quando piomba nella mia stanza per aprire le tende e darmi il buon giorno.

Che io abbia bevuto lo capisce dal mio aspetto poco riposato e dalle occhiaie che, ne sono sicuro, si nascondono appena sotto la pelle abbronzata.

«Sai bene che non sopporto la mondanità».

«Non eravate di quest'avviso a Madrid».

Mi alzo e mi sciacquo il viso con acqua fresca. Alla cena con la quale abbiamo presentato Lev all'alta società ho tentato di capire chi fosse l'anello debole della catena di corruzione e vanagloria con cui mio zio tiene avvinti gli alfa nobili dell'isola, ma tutto ciò che ne ho ricavato è stato il disprezzo di Lev, che mi considera come mio zio, né più né meno di un mostro. Oggi, però, avrà una sorpresa.

Indosso i vestiti più adatti per una cavalcata e ordino a Carlos di andare a chiamare Lev. Oggi non credo che andrò alla locanda di Nali. Non aspetto altre lettere da mia madre e c'è poco che possa raccontarle. Servirebbe che mandi qui un esercito, un manipolo di nobili alfa che condividono i miei valori, ma i tempi non sono maturi. Attaccare mio zio dal nulla mi farebbe passare dalla parte del torto, inoltre ho bisogno di raccogliere documenti che provino la sua corruzione e i suoi abusi di potere. I nobili omega, soggiogati con la violenza dai loro compagni, non osano parlare.

Per oggi posso sospendere la ricerca di alleati per la prossima guerra contro mio zio e dedicarmi al giovane che deve essere il mio compagno. Lo voglio, e presto lui vorrà me con altrettanto desiderio. Non posso permettermi di lasciarlo alla mercé degli altri, so che lo ridurrebbero come hanno ridotto altri nobili omega: consorti senza luce negli occhi né pensieri nella mente.

In cortile il mio cavallo nero è già sellato e scalpita per la nostra galoppata. Lo stalliere tiene le redini di un altro cavallo bianco. Inspiro l'aria ancora fresca del mattino, i profumi dei fiori che ammantano la facciata della villa, la nota salmastra del mare che oggi il vento fa appena giungere alle mie narici. Poi lo sento. È l'odore di Lev.

Lo vedo scendere le scale, spostare gli occhi sorpreso da me ai cavalli. Anche se tenta di nasconderlo, sento che la sorpresa gli piace, che non vede l'ora di lanciarsi al galoppo tra la natura lussureggiante e selvaggia della nostra isola, di riassaporare la libertà che credeva perduta.

«Cosa significa?», mi domanda.

«Salite in sella, se ne siete capace. Mi ha detto Carlos che questa è una delle vostre occupazioni preferite».

«Il vostro servo parla troppo», si limita a dire lui, ma non riesce a staccare gli occhi dal manto bianco del cavallo che gli ho riservato.

«Questo è vostro se vi piace. Si chiama Bucefalo, come il cavallo di Alessandro Magno».

Lev afferra le redini, e senza l'aiuto dello stalliere sale in sella. «Conosco bene la storia, ma non accetto regali da voi. Eravate abituato a fare così in Spagna? A blandire gli omega obbligati a coricarsi nel vostro talamo con doni preziosi?»

Sostengo il suo sguardo. «Non ho mai costretto nessuno a fare nulla», dico, scandendo ogni parola.

Lev colpisce il fianco del cavallo con la staffa e parte al galoppo. Lo seguo, e penso a quanto sia disdicevole questo per mio zio e gli altri: lasciare che un omega guidi un alfa. Eppure, io Lev lo seguirei ovunque. Da quando l'ho preso tra le mie braccia quella notte nella capanna di Ramon ho sentito qualcosa sciogliersi nel petto, una tenerezza e un'attrazione che mi erano sconosciuti.

La dinastia (boyxboy omegaverse) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora