Parte 15 - Lev, la prima volta

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Lev

Nel cielo si addensano nuvole bianche spumose, mi ricordano la crema di leche che Nali mi preparava durante i pomeriggi piovosi. A lei piaceva mescolarla rapida con il cucchiaio di legno, fino a quando la crema non si montava, e io guardavo incantato il movimento vigoroso del suo braccio, mentre mia madre in un angolo della cucina si dedicava al ricamo.

È insolito che piova in questa stagione secca, ma da qualche giorno annuso nell'aria l'umidità di un temporale che potrebbe sorprenderci, ed è forse questa la ragione che rende tutti nervosi.

Carlos ha appena sparecchiato la tavola dopo un pranzo dall'atmosfera plumbea. Juan non c'era, ultimamente è sempre impegnato dio solo sa dove. Forse è alla locanda, forse ci va perché da me non ottiene quello che desidera. Stringo i pugni, e tento di scacciare via le immagini che affollano la mia mente. Lui e un altro uomo, lui e più omega che lo trattano come il re del talamo. Il governatore era tronfio e volgare come al solito. Oggi, approfittando dell'assenza di Juan, non si è fatto scrupolo a spogliarmi con gli occhi.

Allungo il passo nel cortile per mettere più distanza possibile tra me e la casa. L'unica notizia positiva di questi giorni è stato il permesso del dottor Sal di prendere di nuovo le erbe per fermare il calore. Non mi fido che mi vengano portate dagli altri domestici, uno di loro potrebbe essere corrotto da Francisco, e vorrei evitare di ritrovarmi da solo con lui in una stanza nel mezzo del calore. Qualcosa mi dice che non sarebbe gentile come lo è stato Juan.

Mi avvicino ai cespugli che delimitano il cortile. Carlos si occupa di coltivare erbe di diverse specie, alcune per la cucina, altre a fini terapeutici. Mi inginocchio e raccolgo quelle che mi servono, stando attento ad annusarle, a tastare le foglie dentellate, per essere sicuro di prendere quelle giuste. Sto anche attento a non strappare le radici che renderebbe vani gli effetti delle foglie.

Quando finisco, le nuvole sono diventate ancora più dense. Mi avvicino al cortile, ma di Juan non c'è traccia: non si ode lo scalpiccio del suo cavallo, vigoroso, ritmato che annuncia il suo arrivo. Allora decido di cercare Kal, magari di vedere con i miei occhi chi è il nuovo sorvegliante. Ripercorrere la strada tra le capanne mi rende inquieto, risveglia in me i brutti ricordi di quella sera, delle mani e del volto di Ramon.

«Lev!», mi chiama Kal, riscuotendomi dalla mia spirale di pensieri.

Lo osservo portare tra le braccia una cesta carica di foglie di banane, significa che gli ultimi fiori di cacao si stanno per trasformare in frutti, dato che le foglie serviranno per adagiarci sopra le bacche e far prendere anche a queste ultime nate il fragore particolare che le caratterizza e che le rende tanto ambite all'estero. Lo vedo portarsi una mano alla fronte, liberarsi del sudore che questa giornata umida fa affiorare più del solito sulla sua pelle. Mi fa rabbia vederlo lavorare tanto.

«Puoi fermarti?», gli domando, mentre gli occhi scrutano la piantagione. Non vedo il controllore, ma vedo i volti degli omega più distesi, come se la cappa di terrore che li imprigionava in passato fosse svanita.

Kal annuisce, posa il cesto a terra. «Lavoriamo tanto, ma non come prima. Il nuovo sorvegliante ci tratta come esseri umani, peccato che il governatore non ci paghi per il nostro lavoro».

«Come stai?»

«Il nuovo sorvegliante non ci cerca più la notte», dice Kal.

E il governatore?, vorrei domandargli, ma non ne ho il coraggio.

«Lev, sei inquieto», Kal mi ha sempre letto dentro, a lui basta così poco per capirmi.

«E come potrei non esserlo? Vivo con un alfa che ha deciso di sposarmi e che dice di rispettarmi, ma che non muove un dito contro suo zio per non perdere i suoi privilegi».

La dinastia (boyxboy omegaverse) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora