JUAN
Le mie passeggiate con Lev sono diventate più frequenti negli ultimi giorni. Mio zio non sospetta nulla: gli basta vedere che Lev si nutre di buon grado e che questo gli permetterà di mettere al mondo il suo erede.
Lev mi guarda con occhi diversi, lo sento, e sento anche che sta per cedere all'inspiegabile attrazione che ha verso di me, e anche che non se lo perdona. Per lui non sono che un nuovo alfa venuto dal nulla, per giunta con il volto segnato da una ferita misteriosa.
Il dottor Sal mi scruta, mentre consumiamo la nostra cena. Con la sua sensibilità indovina le mie paure, i miei dubbi.
«L'amore di un alfa può superare tutto», mi dice.
«Può anche crescere un figlio non suo, frutto di una violenza? Frutto dell'uomo che più disprezza su questa terra?», domando tutto d'un fiato. Il bambino non ha colpa, ma io temo le mie reazioni istintive, temo che quando lo guarderò in viso tutto quello che vedrò sarà un tratto, un particolare, ereditato da Francisco, e che questo mi porti a odiarlo o a trattarlo con indifferenza.
«Sono sicuro che lo amerete, di voi tutto si può dire, tranne che siate meschino... Anche Kal mi credeva morto, sapete? E io credevo morto lui, eppure nel mio cuore temevo di provare risentimento nei suoi confronti: una piccola parte di me non lo perdonava per non essere tornato a cercarmi».
«Come avrebbe potuto?»
«Già, il cuore prima che la ragione me lo ha fatto capire. Quando mi avete condotto da lui sul veliero, sono tornato a vivere e ogni dubbio è svanito».
Gli sorrido. Lui e Kal si amano, spero che anche loro possano finalmente avere il lieto fine che meritano, ma per farlo abbiamo bisogno di coordinare le ultime mosse per attaccare Francisco.
Kal e Thai, insieme a quelli che sono diventati miei compagni, più civili di tanti nobili che ho conosciuto negli ultimi anni, hanno accolto la mia causa e vi si dedicano con passione. In cambio avranno tutti i tesori che mio zio ha nascosto in anni di furti, corruzione, creste sugli appalti. So dove nasconde la cassaforte nella villa, e so dove in Spagna potrebbero trovare il resto.
Mi alzo, dopo aver pulito la bocca con un tovagliolo. Non ho mangiato molto, la cena è quasi intatta, ma la tensione mi stringe lo stomaco.
Ho dato a Lev un appuntamento nei pressi del cancello della villa, stanotte. Lui mi ha assicurato che Francisco starà via qualche giorno prima della sontuosa inaugurazione dei lavori per la costruzione della ferrovia, ma non mi ha dato una risposta certa. Sappiamo entrambi che se accetta di incontrarmi al di fuori della terapia sta dichiarando il suo interesse. Forse aveva bisogno di più tempo, ma non ne abbiamo.
La luna piena rischiara la notte di una luce argentea, si ode il mormorio dell'oceano, il ritmato sciabordio delle onde sulle scogliere, il canto degli uccelli notturni, l'intera vita palpita nella foresta ignara dei piani di un uomo che vuole annientarla.
Il sentiero sterrato scricchiola sotto le suole delle mie scarpe, i miei passi sono lievi eppure decisi a raggiungere l'obiettivo. Mi aggrappo alle sbarre del cancello, anche da qui si percepiscono i profumi dei fiori che ammantano la facciata della villa... quante cose sono cambiate da quando ho messo piede qui per la prima volta. Ero un alfa sciocco e viziato e adesso sono un uomo che si è forgiato attraverso la sofferenza.
Tra la luce lunare spunta la sagoma di Lev, si avvicina con passo incerto.
«Non so se sia giusto», mi dice.
«Sapete che lo è. Aprite il cancello».
Come se non potesse fare altrimenti, esegue il mio ordine. Gli accarezzo il viso. «Non dovete rassegnarvi a questo».
Lui scuote la testa, ma indugia nel mio tocco, la sua pelle è calda, le sue labbra invitanti come sempre. «Janus... sono condannato, lui non mi lascerà mai andare».
«Questo è da vedersi».
«E cosa penserete voi di me? Un omega che ha addosso due marchi, che dà alla luce discendenti di due uomini diversi. Non so cosa posso offrirvi, nel mio cuore c'è ancora qualcuno anche se non potrà più stringermi tra le braccia».
Mi avvicino a lui, le nostre labbra si sfiorano, poi lui schiude le sue e cede tra le mie braccia, il nostro bacio è la promessa di una nuova felicità, lo stringo tra le braccia, lo sento palpitare. Non credevo di poter provare ancora questo.
«Il vostro odore...», dice affannato Lev, quando ci allontaniamo.
Il suo volto alla luce candida della luna mi commuove. Mi commuove averlo ancora tra le braccia.
«Volete sapere cosa penso davvero di voi?»
Lui si morde le labbra, aspetta, forse, una sentenza di disprezzo.
«Penso che siete migliore di tanti alfa che affollano la vostra casa, lo dicevate sempre anche voi, lo ricordate?»
Lev corruga la fronte, lo sento tremare.
«Cosa significa?», mi domanda incerto.
«Lo dicevi sempre, anche quella volta vicino al ruscello quando mi parlasti del tuo migliore amico».
«Chi siete?» Tenta di divincolarsi, lo lascio andare.
Abbandono l'accento e la voce impostata con i quali sono riuscito a non farmi riconoscere fino a questo momento. «Sono io, Lev». Mi tolgo la maschera, la luce lunare investe il mio volto, espone la mia ferita, ma anche il resto: le labbra carnose, la pelle abbronzata, la parte del volto che Lev conosce.
Lo vedo aggrapparsi al cancello, stringere una sbarra. «Juan... tu...»
«Sono io. Io!», mi scappa un urlo soffocato.
«Come è possibile?»
Gli prendo le mani. «Toccami, so che mi hai riconosciuto nel tuo cuore, prima ancora di sapere chi fossi».
I suo occhi si riempiono di lacrime, tasta il mio viso, le mie labbra, infila le dita tra i miei capelli. «Ti credevo morto, come puoi volermi ancora?»
Lo stringo. I suoi singhiozzi vengono soffocati dalla mia spalla.
«Ti amo, non immagino un mondo in cui non ti voglio. Tu forse...»
Lui solleva la testa. «No, non mi importa della tua cicatrice. Dove sei stato finora?»
«Non ricordavo nulla dopo l'esplosione, sono stato salvato dai pirati e un giorno ho incontrato Kal».
Un sorriso increspa le sue labbra. «È vivo?»
«È il terrore dei mari, e insieme saremo il terrore di mio zio».
Lev si irrigidisce. «È malvagio, forse dovresti solo andare via e ricominciare daccapo».
Lo afferro per le spalle. «Non dirlo mai più».
«Francisco sa dove si trova nostro figlio, l'ho chiamato Angel», il suo sguardo si tinge di nostalgia, «aveva il tuo viso, sai? Francisco mi tiene sotto scacco, minaccia di fargli del male».
Scuoto la testa. «Angel è con me, io e Kal lo abbiamo trovato in Brasile, per caso. Lev, la sua famiglia adottiva lo usava per chiedere l'elemosina, avessi visto in che condizioni era».
Il volto di Lev si contorce in una smorfia di dolore e felicità, il suo animo è combattuto, non sa se lasciarsi andare al sollievo o alla sofferenza per i torti subiti.
Continuo: «Kal ha riconosciuto lo smeraldo che aveva al collo e poi ha controllato se avesse il segno della dinastia Vieln. Lo ha, sulla clavicola. Adesso è con qualcuno di cui mi fido ciecamente e che si sta prendendo cura di lui fino a quando non staremo ancora insieme».
Lev si accarezza il ventre. «E lui? C'è anche questo bambino, Juan. Nonostante tutto è mio figlio. Sapresti amarlo?»
«Sì. Fidati di me. Abbiamo superato tutto questo per una ragione. Tra due giorni, all'inaugurazione dei lavori per la costruzione della foresta tutto sarà finito».
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La dinastia (boyxboy omegaverse)
RomanceCompleta su Wattpad. 1801, Isola Pacifca. Lev è un omega, il più giovane erede della nobile famiglia Vieln a cui tutti vorrebbero unire i propri destini. La sua vita è sconvolta dall'arrivo del nuovo governatore spagnolo, che ha ordinato la cattura...