Parte 34 - Epilogo

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JUAN

«C'è qualcosa che vorresti prendere dalla villa?», domando a Lev, mentre entriamo nel cortile della fortezza.

«Non voglio niente di quel posto».

«Tua madre è già al sicuro con i miei uomini».

Ci facciamo strada tra la gente, gli oppressi che ora sono liberi e aspettano di vedere Francisco punito per i suoi crimini. Tra coloro che sono stati liberati dalla fortezza c'è anche Jali, l'omega che incontravo alla locanda. Vederlo mi ha stretto il cuore, ma spero che troverà un motivo per andare avanti e superare i traumi che gli hanno inferto.

«Sicuro che vuoi restare?», domando ancora a Lev.

«Ti ho già detto di sì».

Suppongo che potrà tranquillizzarsi solo quando vedrà il suo aguzzino senza vita, e non solo perché lo odia, ma perché sappiamo entrambi che un omega con un figlio di un alfa non può mai davvero staccarsi da lui. Francisco potrebbe avanzare pretese sul bambino Né io né Lev glielo lasceremmo toccare e la storia finirebbe come sta per finire adesso. Con la morte di uno di noi.

Sul patibolo appare il condannato. Si levano fischi e insulti, alcuni rimangono in attonito silenzio. Inizialmente Francisco tiene la testa alta, ma è una recita che dura poco: in fondo è sempre stato un codardo. Negli occhi di mio zio leggo la paura, la sconfitta, eppure non ha chiesto scusa per nessuno dei suoi crimini. Si guarda attorno veloce e tira un sospiro di sollievo. Non ci sono strumenti di tortura e questo deve averlo rasserenato. Davanti a lui c'è il boia, dal mantello e il cappuccio rosso. Avrei voluto farlo io, ma Lev mi ha convinto che ad agire doveva essere la mano dello Stato. Lev ha anche preferito che non si usasse la garrota, lento strumento di tortura.

Mentre i fischi e qualche sasso vola nella direzione del condannato, lui viene messo in ginocchio con la forza dal boia. Con un un ultimo disperato tentativo si contorce, non accetta la giustizia umana nè la fine delle sue malvagità. Un tremito scuote Lev al mio fianco, circondo la sua vita con il mio braccio. La mano del boia è sicura, veloce. Tutto si conclude in un attimo, così come era iniziato, lavato dall'unico sangue colpevole di questa storia.

Siamo liberi, la sete di vendetta è stata placata, prima che diventasse un sentimento ossessivo tale da inaridirmi il cuore. La Corona ha deciso di consegnarmi la gestione dell'isola, ma io ho solo bisogno di allontanarmene insieme a Lev e a mio figlio.

Sarà Kal a diventare il governatore da me delegato. Mi fido della sua capacità di giudizio e della sua sete di equità. So che accetterà per stare vicino al dottor Sal, che non ha mai dimenticato.

Lev e io saliamo sul veliero. Andiamo nella mia cabina.

«È qui che hai vissuto nell'ultimo anno?», mi domanda.

Tiro fuori gli orecchini d'oro. «Avevo anche questi».

Lo vedo sorridere, poi un pensiero molesto lo rattrista. «E vuoi lasciare questa vita per me? L'avventura, gli assalti, il bottino».

Lo attiro a me per i fianchi, mentre un'onda più forte ci fa quasi perdere l'equilibrio. «Questa vita mi ha salvato, ma io non voglio che stare con te e crescere i bambini».

Lev si morde le labbra. «Entrambi?»

«Entrambi».

Ci sediamo sul letto, uniamo le nostre bocche in un bacio disperato e incredulo. Le mie mani corrono sulle sue spalle, lungo la sua schiena, ma so che non andremo oltre. Lev non è pronto per essere toccato in quel modo. L'odore di mio zio si fa debole, quando lui è tra le mie braccia, e tra le mie braccia Lev trova rifugio e conforto.

La dinastia (boyxboy omegaverse) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora