Disclaimer: in questo capitolo sono presenti scene di violenza
LEVMi passo una mano sulla fronte, sento il sudore che appiccica i capelli alla pelle. Sollevo lo sguardo e incrocio quello della mia compagna di lavoro, una giovane intenta a raccogliere meloni succosi, che pendono appena dai rami e si adagiano sul terreno. Quanto tempo è che sono qui? Credo tre settimane, ma lei non mi ha mai rivolto la parola. Ha paura, lo sento, e sono sicuro che su di lei si siano posate le luride mani del governatore.
Da quella sera non mi ha più mandato a chiamare, eppure non mi sento tranquillo. Vivere in questa fazenda è come camminare su un filo sottile sospeso sull'oceano. Posso cadere da un momento all'altro. Da un momento all'altro i flutti possono avvilupparsi al mio corpo e trascinarmi via.
Il rumore sordo di una frusta sul terreno mi riscuote. La terra che si è sollevata irrita i miei occhi e la mia gola. Sul terreno si stende l'ombra tozza di Ramon.
«Più veloci, non abbiamo tutta la giornata».
Il sole in quest'isola prossima all'equatore tramonta verso le sei del pomeriggio e questo ci salva dai lavori all'aperto. Prima di ritirarci, però, ci vengono assegnati altri compiti meno gravosi e ugualmente noiosi: rammentare lenzuola e coperte, intrecciare robuste foglie di una pianta locale per creare sedie, lucidare gli stivali di Ramon. Ogni volta che ci sputo sopra, immagino di sputare sul suo viso, sulla sua barba unta, sul suo naso dritto.
È da lui che mi devo guardare. Lo so, lo sento, e il modo in cui anche adesso mi sta guardando mi dà il voltastomaco. Si sofferma sulle mie labbra, sulle mie mani, poi sul fazzoletto di pelle che la camicia lascia scoperto, e che mi affretto a richiudere. Non posso permettermi che scorga il mio segno e che corra a dirlo al governatore. Immagino quanto sarebbero felici di tenermi in casa Francisco e suo nipote, come un animale ammaestrato da esibire nella loro cerchia di amici, come l'incubatrice che darà la vita alla loro discendenza.
Cerco con lo sguardo Kal. Lavora a petto nudo, lascia che il sole renda dorata la sua pelle chiara. Qui è l'unica persona che possa chiamare amico, l'unica per cui il mio cuore abbia mai battuto. Aspetto la notte, il momento in cui ci incontreremo sotto la palma per sentire la sua voce, per illudermi di non essere uno schiavo degli alfa.
«Sta sbiadendo», mi dice Kal quella sera, fuori dalla mia capanna, quando gli altri si sono sdraiati e sono troppo stanchi per badare a noi. Sfiora la mia spalla, ma non osa infilare le dita sotto la camicia, toccare la mia pelle.
«L'unguento è finito, e con le erbe che ho raccolto non riesco a preparare nulla di simile e di altrettanto efficace», replico, la testa e la schiena contro il tronco dell'albero.
L'aria è umida, fragrante di salsedine e orchidee selvagge. Ne crescono tante nei dintorni così come l'Abutilon, il fiore cremisi che tante volte Kal ha paragonato alle mie labbra. Avverto una strana vertigine, ma mi dico che deve essere la fatica a cui non sono abituato e la mancanza di libertà che, più di tutto, abbruttisce il mio animo. E poi c'è mia madre, da sola, disperata.
«Per quanto tempo saremo costretti a stare qui?», sospiro.
Gli occhi di Kal si accendono. Un lampo veloce che poi svanisce come era apparso. Kal, al contrario di me, ha sempre saputo dissimulare i suoi sentimenti.
«Quando i fiori del cacao si trasformeranno in frutti, forse saremo liberi».
«Cosa vuoi dire?»
Kal scuote la testa. «Avrai il tuo alfa per allora, chissà...», cambia discorso lui, sibillino.
Ricaccio indietro le lacrime che minacciano di affogare le mie iridi. «Volevo te...», trovo il coraggio di dire.
Kal mi sorride. «Volevi me perché sono l'unica cosa che tu abbia mai conosciuto».
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La dinastia (boyxboy omegaverse)
RomansaCompleta su Wattpad. 1801, Isola Pacifca. Lev è un omega, il più giovane erede della nobile famiglia Vieln a cui tutti vorrebbero unire i propri destini. La sua vita è sconvolta dall'arrivo del nuovo governatore spagnolo, che ha ordinato la cattura...