JUAN
Kal solleva il bicchiere di rum, acqua e limone e sfiora il mio. Al tramonto le nostre navi, che hanno iniziato a solcare insieme il mare dopo il primo accordo di alcuni mesi fa, si accostano fino a permettere a Kal e a chi vuole di salire a bordo.
Il sole è un disco rosso che insanguina il mare, i miei occhi lo seguono come attratti dal colore, uguale a quello che domina i miei sogni.
«Deve essere così che diventa il cielo durante un'esplosione», dico, mentre seduti sul ponte fisso l'orizzonte.
Kal manda giù un sorso di liquore. Il suo volto mi è famigliare e allo stesso tempo mi lascia addosso un senso di inquietudine che non riesco a spiegarmi.
«Così», conferma lui. «Conoscete l'isola Pacifica?»
Tento di ripescare qualche sbiadito ricordo dalla mia mente, ma come al solito non trovo nulla, sebbene nei miei sogni siano affiorate nuove immagini, nuovi volti a cui non so dare un nome. Scuoto la testa. «È la vostra terra?»
«Lo era».
Con lui mi sento sotto esame, è come se cercasse qualcosa nei miei occhi, nel mio comportamento, persino nelle espressioni del mio volto. Credevo, il giorno in cui ci siamo conosciuti, che osservasse la ferita, la bruciatura sulla guancia destra, ma adesso ho capito che la sua è una curiosità per tutta la mia persona, e non si tratta di attrazione fisica, non vuole avermi come suo alfa.
«Mi hanno detto che non ricordate nulla della vostra vita precedente, come mai avete scelto il nome Lev?»
Scrollo le spalle. Tra le nostre parole si insinuano il garrire dei gabbiani e i canti dei compagni. «Lev... è l'unico nome che mi martellava nella testa quando ho aperto gli occhi su questo veliero».
Thai ci raggiunge. Ha buone notizie: il carico che abbiamo rubato all'ultima nave mercantile, stoffe e legname, è ricco e pregiato, e lo andremo a vendere sulla costa del continente. In Brasile, per la precisione.
«Non è lontano dall'isola Pacifica», commenta Kal con la fronte aggrottata. Le sue labbra si serrano e butta giù quello che rimane del suo bicchiere.
La costa di questo nuovo paese è bassa e sabbiosa. Il porto dove attracchiamo con una barca più piccola, lasciando ancorato il veliero qualche lega più in là, mi pare famigliare, è come se lo avessi visto in qualche incisione o dipinto di veduta. È caotico, attraccano navi che devono scaricare merce e altre che partono cariche di prodotti che l'Europa cerca. So che qui ci sono miniere d'oro e questo deve aver attirato tanti europei.
Mercanteggiamo con chi di dovere, e poi la notte è una libera uscita per alfa e omega. Io e Kal entriamo in una locanda dove domina l'odore di pesce fritto e alcol. Kal attira gli sguardi, ma il fatto che stia con me, un alfa, scoraggia molti dall'avvicinarsi a lui. Entrambi lasciamo presto questo posto e preferiamo confonderci nei vicoli della città.
«Tieni gli occhi aperti», mi avvisa Kal.
Non capisco a cosa si riferisca fino a quando un'ombra non ci sfreccia vicino. Sento le mani sfiorare i miei calzoni, ma se i miei sensi non fossero stati all'erta non me ne sarei neanche accorto. Istintivamente corro, acciuffo il ladruncolo per la collottola.
Non è che un bambino. Quanti anni può avere? Qualche anno, al massimo otto. Alla luce tremula delle fiaccole, i suoi occhi neri sono attraversati da un lampo.
«Mi lasci, signore, non ho fatto nulla».
Infilo le mani nelle sue tasche, vi trovo le monete con cui volevo pagarmi ancora da bere. «Esigo di parlare con i vostri genitori».
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La dinastia (boyxboy omegaverse)
RomansaCompleta su Wattpad. 1801, Isola Pacifca. Lev è un omega, il più giovane erede della nobile famiglia Vieln a cui tutti vorrebbero unire i propri destini. La sua vita è sconvolta dall'arrivo del nuovo governatore spagnolo, che ha ordinato la cattura...