cap.3

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T/n pov:
Nel buio della notte intravidi i primi chiarori meravigliosamente gialli. Con ancora i sensi leggermente intorpiditi avvertì il suono d'un dolce ticchettio d'acqua che cade (immaginate un rubinetto non chiuso del tutto e quindi le gocce cadono nella bacinella piena d'acqua), fu quel rumore a farmi aprire gli occhi dinanzi al sole mattiniero.
Mi issai e mi sedetti sul letto in modo leggermente scomodo. 

Guardai fuori, "deve aver piovuto", pensai. Ecco spiegato il suono dell'acqua: era molto rilassante.
Dopo un po' di minuti che guardavo oltre il vetro trasparente della finestra, decisi di alzarmi; mi sentivo sicuramente molto meglio rispetto a... sinceramente non sapevo quanto tempo fosse passato in realtà, decisi che appena avessi rivisto il nonno glielo avrei chiesto.

Constatai che la testa non mi girava e non mi faceva più male ma, appena feci un passo in avanti mi ricredetti: ero ancora un po' fiacca, ma sapevo che mi sarei dovuta riprendere in fretta. Dopo la mia diagnosi personale ed essermi vestita con calma, uscii dalla stanza, mi diressi all'esterno e mi sedetti sul portico di legno.

Lo spettacolo era magnifico: di nuvole nemmeno l'ombra, solo un ricordo lontano, il sole risplendeva alto nel cielo, i suoi raggi facevano luccicare le gocce d'acqua posate delicatamente sull'erba  e sulle foglie del giardino. Era incantevole tutta questa pace, si poteva sfuggire alla...
Nonno: "...realtà"
Mi girai di scatto sorpresa dalla sua presenza impercettibile che mi aveva fatto spaventare.
T/n: "Come facevi a sapere a cosa stessi pensando?"
Nonno: "Oh finalmente ti sento parlare cara, pensavo che a causa dell'accaduto avessi perso la voce"
Lo guardai con gli occhi c/o a punto interrogativo.
Nonno: "Oh be non dirmi che pensavi che non avessi notato la tua scarsa parlantina, lo sappiamo entrambi che fino a qualche settimana fa eri la più allegra e chiacchierona del paese" disse ridendo sotto i baffi come solo lui faceva.
T/n: "Scusami nonno" dissi con una voce ancora più flebile di prima;
T/n: "Cercherò di rimediare"
Nonno: "Hai tutto il tempo del mondo cara. Ma piuttosto avrei una domanda da farti, quello che cos'è?"
Indicò il ciondolo che avevo al collo.
Nonno: "Ce l'hai da quando sei arrivata e sinceramente io non l'ho mai visto tra le cose in tuo possesso"
T/n: "A proposito nonno da quanto è che sono qui, in senso quanto ho dormito?"
Nonno: "Tre giorni, ma non sviare dalla mia domanda per favore"
T/n: "È un ciondolo protettivo"
Nonno: "So benissimo cos'è in questi termini, è un ciondolo fatto di essenza è fiori di glicine, protegge dai demoni, ma io intendo chi te l'ha data?'
T/n: "..."  sfiorai con le dita il pendente a forma di pietra azzurra con riflessi verde acqua.

Nonno: "Non vuoi dirmelo?"
T/n: "Me l'ha dato una persona che mi ha aiutato molto"
Il suo volto balenava chiaro e definito nella mia testa.
Il nonno mi riportò alla realtà.
Nonno: "Va bene, comunque prima di chiederti qualsiasi cosa, anche se credo che tu sappia già che cosa voglio proporti, come stai affrontando la... ehm, la cosa?"
Sapevo benissimo cosa volesse chiedermi, ma feci finta di niente e risposi alla sua domanda.
T/n: "Come sto affrontando il fatto che i miei genitori siamo morti davanti ai miei occhi? Piuttosto bene."
Nonno: "Basta non pensarci giusto?"
Io annui.
Nonno: "Cara, ok cercare di non pensarci ma prima o poi devi sfogarti e superare la cosa."
T/n: "Ma io la sto superando"
Nonno: "Non è vero, la stai ignorando e fingendo di superarla"
Rimasi in silenzio per un po' di secondi per poi domandare.
T/n: "Che devo fare?"
Nonno sorrise

Seko_Moon

IL PILASTRO DELLE STELLE // Tomioka x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora