Capitolo 12 - Nissa Hai

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I giorni seguenti, Nora si sveglia alle prime luci del mattino per allenarsi come faceva nel suo vecchio mondo e inizia a correre lungo il perimetro del bosco. Da quando è arrivata in questo nuovo mondo, grazie agli allenamenti dell'Accademia, la sua forma fisica è migliorata considerevolmente.

Stamina, velocità, flessibilità; sono solo alcuni degli aspetti in cui è cresciuta in questi mesi, ma dentro di se è consapevole che non sono sufficienti per affrontare quei tre Esploratori. Forse col mingherlino potrebbe avere qualche possibilità, ma con gli altri due il divario è ancora troppo grande. Per questo deve allenarsi.

E soprattutto non sa quali bestie o ostacoli incontrerà lungo il suo cammino per trovare la cura per tutti i mali che le serve.

Che fosse correre per ore o prendere a pugni la pietra fino a sanguinare dalle nocche, Nora ogni giorno costantemente si esercita fino a quando il sole non inizia a calare al di là delle montagne, interrompendo solo ogni tanto per aiutare la famiglia che la stava ospitando in segno di gratitudine.

Un giorno che ha il corpo particolarmente indolenzito, decide di fare di nuovo dei tentativi con l'Energia nella speranza di riuscire ad usare una qualche abilità.

Non era in grado di usare l'Energia all'Accademia e non si sente particolarmente convinta di riuscire ad usarla, ma in quel momento altro allenamento fisico è impossibile e nessuno dei due padroni di casa ha bisogno di aiuto. Come prova a ripetere la tecnica base della convogliazione dell'Energia, il risultato la coglie di sorpresa.

Al contrario delle altre volte, non sente alcuna pressione o resistenza dentro di sé e tutto il suo braccio sinistro è elettrico di una energia che non riesce a comprendere e che risplende di viola scuro attraverso il tatuaggio a forma di farfalla che le è comparso sul dorso.

«Che bella luce! Non avevo mai visto un bagliore viola prima d'ora»

La voce gentile di Lenea prende alla sprovvista Nora, facendole fare un veloce balzo in avanti, per fermarsi poi a pochi metri da dove si era seduta.

«Scusa, non volevo spaventarti. Posso vedere la mano?»

Nora porge la mano ancora avvolta nel viola, mentre Lenea la guarda da svariati angoli, senza tuttavia toccarla. Nora osserva quel comportamento incuriosita, per poi sentirsi un po' imbarazzata.

«Può toccarla se vuole»

«Vorrei, ma da poco ho visitato un paziente che si è ustionato le mani in modo simile: stava controllando le mani di una persona che non è riuscita a gestire bene il suo Hil. Non pensare che ce l'abbia con te»

«Non potrei mai...»

Nora non ha nulla da recriminare alla donna che, con evidenti competenze in campo medico, esamina con cautela un fenomeno che non ha mai visto prima, eppure la sensazione di essere trattata e di sentirsi come una bomba pronta ad esplodere la fanno sentire a disagio.

«Nora, posso vedere la tua Scheda? Forse c'è qualcosa su quella luce viola»

Improvvisamente si ricorda della sua Scheda, ma non ha idea di dove possa essere e torna dentro casa ad ispezionare i vestiti che indossava ed esamina ogni tasca; prima gli shorts, poi la giacca, ma senza trovare nulla.

«Ah aspetta. Li abbiamo lavati, forse mio marito l'ha trovata e appoggiata da qualche parte. Un attimo che glielo chiedo»

In attesa di un miracolo, Nora attende il ritorno di Lenea che sente in lontananza parlare col marito Kieran, e dopo una decina di minuti torna con una scatoletta in legno appena grande quanto la sua mano.

«Eccola. L'avevamo messa qui dentro per custodirla. Non volevamo guardarla senza permesso»

Con un lieve inchino della testa Nora ringrazia per il gesto considerato, apre la scatoletta e consegna la Scheda a Lenea. La donna osserva stupita e confusa la ragazza che abbassa leggermente la testa.

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