Capitolo 2: La psicologa della morte

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Tornai a casa in taxi e mi misi a dormire subito, non volevo pensare a niente ma come ogni notte feci un sogno.. Bizzarro

C'era mia madre davanti a me, una bellissima donna con i capelli ramati raccolti in una treccia mossa, aveva gli occhi castani color rame ed era vestita con un candido vestito bianco latte e mi sembrava quasi che emanava luce... Come un angelo, mi sorrideva e mi sentii quasi abbracciata dal suo sorriso caloroso.
- Ella, mia cara, non ho molto tempo devo dirti una cosa importante -
Il suo sorriso si spense e sembrava nervosa, agitata come se qualcuno la seguisse, subito mi difuse la sua ansia.
-ella tuo padre... Non.... Non... Non....-
La sua figura vibrava e non riusciva a finire le frasi
-odio...dirtelo così..-
Dice e la sua immagine iniziò sgretolarsi all'improvviso.
Cercavo di correre verso di lei ma mi sentivo le gambe di burro.
Poi urlò disperata
- ZEUS-

Mi svegliai di soppralto stesa sul mio pavimento gelido.
Ero caduta di nuovo,dovevo comprarmi una barriera come in bambini.
Per fortuna non avevo il letto a castello.
- Zeus? Zeus-
Mi ripetevo mentre andavo in bagno.
Prendo lo spazzolino e inizio a lavarmi i denti e poi la faccia.
Alzai la faccia bagnata per guardarmi allo specchio.
Sembravo un mostro anche oggi, yuppi!
-chi è Zeus? -
Mi chiedo spaventata
-Cos'è Zeus? -
Dico allontandomi
-ma sopratutto...Perché Zeus?-
Chiedo confusa e sbuffo afflitta
-non sarà nessuno-
Dico ridendo,ovviamente da sola.
Tornai in camera per scegliere i vestiti da mettere.
-aspetta...e se mia madre avesse tradito mio padre con sto Zeus?!-
Chiedo spaventata e poi scoppio a ridere.
-stupidaggini-
Dico girandomi verso il nulla pensando che qualcuno ridesse con me.
Guardai l'orologio sul mio comodino e corsi giù a fare colazione.
-in ritardo!come sempre-
Dico quasi cadendo dalle scale.
Andai dritta verso il tavolo in cucina e subito i pensieri su Zeus si cancellarono dalla mia mente.
E mi accorsi...che mancava qualcuno.
Ero sola, mio padre non c'era, e non ci sarebbe stato per tanto tempo.
Ogni mattina avevo questo calo di positività,non che ne avessi mai avuta.
Ma sapevo che sarebbe tornato, mi mancava alzarmi la mattina con lui seduto a sfogliare il giornale, con i suoi occhiali da vista verde smeraldo, lo avevo preso in giro spesso per quel colore sgargiante,sembrava una rana.
Ogni volta faceva commentini e criticava i calciatori per la brutta partita della scorsa serata.
Poi si accorgeva di me e mi faceva un sorriso smagliante, l'unico sorriso che mi faceva affrontare la giornata.
Mi sedevo e mangiavo la mia colazione... E fin qui sembravamo una famiglia normale.
Ma quando chiudeva il giornale e mi guardava con i suoi occhi preoccupati, sapevo cosa mi voleva chiedere: "cosa hai sognato sta notte?"
Rispondevo sempre con uno sbuffo e cercavo di ignorare la domanda, ma come facevo? La notte mi svegliavo in preda alle urla con mio padre di fianco che mi cercava di calmare.
Rispondevo sempre: " le stesse cose, sto bene papà"
E dopodiché uscivo per andare a scuola.
I sogni che facevano non erano mai tranquilli come quello di sta notte, di solito c'erano voci, solo voci.
Immagini scolorite, ombre e occhi rossi.
Io sapevo di dormire, ma sembrava così reale.
Le voci non dicevano mai qualcosa di sensato, capivo solo una parola: "morte".
Io correvo e cercavo di uscire, ma loro mi rincorrevano e il sogno finiva sempre con una donna che diceva: "ti sto prendendo Ella Chase, non puoi più scappare".
Era spaventoso e urlavo mentre la voce rideva.
Beh oltre a questi drammi psicologici, la mia vita era normale.

Esco pronta per un'altra giornata frustrante, indossavo dei jeans grigi, una felpa grande bianca e mi legai in 2 trecce i miei capelli ricci color rame, che se devo commentarli in una parola userei semplicemente : "ribelli"
Molto ribelli.
presi il mio zaino e andai a scuola.

Il percorso che facevo era abbastanza tranquillo, prendevo il treno e mi trovavo davanti alla scuola, ma io allungavo il percorso per godermi gli unici momenti di pace della mia vita.

riflettei sul perché mia madre mi avesse parlato di questo "Zeus".
Ero felice che mi aveva parlato, perché avevo atteso a lungo un suo messaggio, anche se probabilmente frutto della mia immaginazione, ma i sogni che faccio, sono molto reali e sotto sotto questa volta speravo che quel messaggio me lo avesse mandato veramente lei.

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