Capitolo 5

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Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.
[Better to reign in hell than serve in heav'n ]
(John Milton, Paradiso perduto)

Anna pensò di aver esagerato con Gin, anche se alcune cose che aveva detto le pensava e credeva che fosse meglio essere sinceri prima di farsi illusioni sul loro legame cosi assurdo.

In fondo ciò che cercava la nera era proprio il divertimento ma a volte anche il diavolo può nascondere dei sentimenti persino a se stesso.

Tra le due stava avvenendo qualcosa simile ad una bomba ad orologeria e ci si chiedeva se sarebbero state in grado di controllare tutto.

Le emozioni sono come saponette che se non stai attento ti sfuggono di mano e non le trovi.

Era tipo un ti amo e ti odio continuo ma alla riccia che era sempre stata alla ricerca di un qualcosa di forte che potesse travolgerla, non le dispiaceva affatto anche se faceva la fredda.
Gin era una creatura maledetta, una di quelle che un minuto è capace di portarti in paradiso e l'altro dopo direttamente giù per l'inferno.

Lei era paragonabile a quel canto delle sirene.

Era come una dipendenza anche se sempre la respingeva ma era stata brava ad insinuarsi nella sua testa senza che nemmeno lo volesse.

Stava per diventare un chiodo fisso e questo
ad Anna faceva paura, perché non avrebbe dovuto prendersi una cotta per una ragazza come lei che non è capace di amare nessuno.

Non poteva volerla con quei suoi difetti e con la sua superficialità che era latente ma c'era in quei suoi occhi qualcosa che la incuriosiva.

Forse era tutta una maschera la sua e avrebbe voluto sapere chi c'era sotto oppure era così come si mostrava, ovvero vuota e limitata.

Non era nemmeno la più bella ma capii che non siamo noi a scegliere chi è giusto per noi.

Sapeva che l'avrebbe fatta soffrire ma a volte
è meglio provarci che non buttarsi affatto.

Lei aveva da sempre ricercato una tipa come lei ossia timida e che fosse profonda ma non si sa chi può rubarti il cuore senza avvisarti.

Si vestii come al solito indossando le bermuda e sopra una camicia smanicata a quadri e il
suo anello che questa volta era rosso come il sangue ma non si risparmiò manco la collana.
Si legò i capelli in una coda e poi li arricciò.

La madre era preoccupata per quelle uscite
non previste ma ormai aveva imparato a fare ciò che voleva senza chiedere più il permesso.
Non era più una bambina e doveva capirlo.

Era mezzanotte passata quando lei arrivò lì.

Stava cominciando ad amare i luoghi pieni di gente, perché in quel periodo erano l'unica cosa a distrarla da quei suoi troppi pensieri.

Aveva una paura matta di rivedere Gin ma si era ripromessa che se l'avesse vista l'avrebbe
ignorata senza permetterle di avvicinarsi.

Lei era libera di frequentare quella discoteca
perché non erano niente e voleva conoscere
altre ragazze in grado di farle perdere la testa.
Gin era uno spirito libero e non sarebbe stata mai sua, tanto valeva arrendersi in partenza.

Lei era adatta solo ad una relazione da favola e non si sarebbe potuta accontentare di una facile come quelle estive che finiscono subito.

Lei stava cercando la donna con cui passare tutta la vita e non soltanto una notte a caso.
Ella doveva essere dolce con lei e non rozza.

Cominciò a ballare con una ragazza che non smetteva di guardarla ma mentre muoveva il corpo al suo ritmo, anche se con fatica aveva la testa altrove tanto che la tipa la richiamò.

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