Capitolo 13

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La scelta profonda dell'uomo sarà sempre per un inferno appassionato, piuttosto che per un paradiso inerte
(Guido Ceronetti)

Anna era ritornata alla vita normale ed aveva rinunciato alle uscite notturne ma sentiva che le mancava Gin anche da morire alcune volte.

Rimettersi i panni della vecchia se stessa non era stato facile e aveva dovuto rinunciare alla parte di se ribelle che era venuta fuori con la perdita di memoria ma si ripeteva che l'unica scelta che aveva era essere la forte e fingere.

Nella vita bisogna scegliere se essere forti o felici e la riccia pur a malincuore aveva scelto.

Sentiva un vuoto nel petto che non riusciva a colmare con nulla e che cresceva ogni giorno di più e quando le venivano in mente i giorni che avevano passato insieme, essi erano come una lama per il suo cuore e perdeva il fiato.
Le era sembrato tutto un sogno e si chiedeva se tutto tra di loro fosse successo davvero.

La notte non dormiva un granché, anzi aveva cominciato a soffrire di insonnia perché tutto il giorno il suo pensiero la tormentava ma al
buio ancora di più fino a farla sentire male.
La immaginava nel letto e la desiderava dato che le mancavano le sue labbra, i suoi occhi e
il suo profumo ma la sentiva ormai lontana.

Il suo ricordo teneva vivo ancora quell'amore.
Lei era il suo primo pensiero al mattino ed il
suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.
Neanche il tempo aveva scalfito il suo cuore.

Ardeva di desiderio per qualcosa che non avrebbe mai potuto avere e che era proibito.
Ma Anna aveva sempre avuto un debole per le cose impossibili, vietate o che richiedevano fatica perché erano come sfide da vincere.
Non si era mai accontentata delle cose facili.

E se avesse avuto coraggio avrebbe lottato ma
forse Gin era un'impresa complicata per lei.

E poi non riusciva a capire perché in così tanti mesi lei non avesse provato a cercarla o per lo meno uno stupido messaggio ed era stupita.
Si ripeteva che l'aveva dimenticata e che non le importava più di lei e per quello stava male.

E si chiedeva se anche a lei le mancasse tanto.
Se la sfiorasse il suo pensiero ogni tanto, dato che quell'attrazione che c'era stata tra le due
non credeva che fosse facile da dimenticare.
Ma non riusciva più a decifrarla neanche dalle sue storie o foto, anzi sembrava anche felice.

L'idea che fosse già di un altro le faceva venire la rabbia, perché non voleva che nessun altro possedesse la sua anima o il suo corpo dato che aveva sempre sentito Gin una cosa sua e non voleva che finisse in mani sbagliate ma si ricordava che lei non le era mai appartenuta.
E al solo pensiero che non l'avrebbe rivista più a vita, si sentiva davvero morire dentro.

A lei importava ancora di Gin, anche se faceva credere a tutti il contrario ma il suo orgoglio
come al solito era più forte di ogni pensiero.
Aveva fatto finta di averla dimenticata ma in
realtà non era riuscita a scordare un cazzo.

Tutti i giorni erano diventati uguali, fino a che il destino non diede il suo colpo alla routine.

Era una mattina di fine settembre quando lei ricevette un messaggio dagli unici amici che con Gin aveva in comune ed era stata invitata ad una festa organizzata solo per salutarsi.

Lei ormai si era arresa e al pensiero di andare
li e rivederla, provava un'ansia così assurda.
Si chiedeva come lei avrebbe potuto reagire e
come si sarebbe potuta comportare con Gin.
Pensò di rifiutare ma aspettò per rifletterci.

"Potrei andare a quella festa?" - chiese a sua
madre - mentre già sapendo che c'era Gin la
guardava contrariata, in quanto non voleva che le due si vedessero per poi rifrequentarsi.

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