Capitolo 32

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"Il purgatorio è un fuoco non esteriore, ma interiore."
(Papa Benedetto XVI)

"Ti ricordi i tempi in cui eravamo felici? Cosa ci è successo Anna?" - le chiese - a distanza.

"Questo dovrei chiedertelo a te." - disse- dura.

"Sei tu che hai dimenticato tutto, non io." - le continuò - mentre la guardò fissa incazzata.

"E quella notte in cui ci siamo dette addio?" -
rispose - ma Anna decide di non arrendersi.

"Eravamo ubriache Gin. Non pensarci." - le ribadì - mentre ebbe dei brividi a ricordarla.

"Io non capisco dove vuoi andare a parare con questo discorso. Parla chiaro, perché non sto qui ad ascoltarti per ore ed ho un impegno." -
continuò - inventandosi di essere impegnata.
Voleva che capisse che non esisteva solo lei.
E che non era più l'Anna che Gin conosceva.

"È troppo tardi per noi?" - le chiese - mentre giocò con gli anelli e bruciò il suo corpo con lo sguardo, facendole battere il cuore a mille.

Aveva gli occhi di chi voleva prendersi tutto e se avesse richiesto la prepotenza, lei l'avrebbe usata ma alla riccia non l'aveva spaventava.
Era diventata persino più forte fuori di Gin.

"Dimentica tutto Gin. Non siamo state mai nulla. Solo un passatempo." - ribadì - fredda.
In realtà stava nascondendo quello che dentro la stava ardendo, che non era più la rabbia ma l'amore che per lei era rimasto sotto intatto.

"Non posso come non puoi neanche tu." - le rispose - mentre la riccia smise di guardarla.
Era come se fosse divisa dentro se stessa ed in preda al tormento più assoluto per lei ma da fuori, la sua ansia si notò solo nello battere il piede ogni cinque secondi su quel pavimento.

"Dovevi pensarci prima di rovinare tutto. Tu eri felice con me, cazzo. Cosa non ho dato?"-
le chiese - ma gli occhi di Gin erano un mare.
Ed Anna non riusciva a trovare il suo fondale.

"Mi hai dato troppo e non ho saputo capirlo."-
le rispose - sincera, mentre si versò da bere.

"Facile dirlo ora." - ribadì - sistemandosi poi i capelli, per cercare di calmare l'inferno in sé.

"Allora chiudiamola qui e vai da Alba. Tanto è lei quella che vuoi ora." - le rispose - alterata e
bevette tutto ad un sorso il liquido alcolico.

"Se esco da questa casa, non tornerò più." - le
ribattè Anna - guardandola in ogni dettaglio.

"Tanto l'impegno è con lei." - ribadì - diretta.

"Senti ora mi hai rotto il cazzo davvero." - le disse - alzandosi e avvicinandosi minacciosa.

Gin ebbe un sussulto ed il bicchiere cadde a terra rompendosi in mille pezzi, mentre Anna era così presa dai suoi occhi che non sentì il rumore ma la nera cercò di fingersi più forte.
Tra di loro si era creata un'atmosfera strana.

"Non c'è niente tra di noi, lo vuoi capire?" - le urlò - mentre la nera rimase ancora seduta.

"E allora perché è tardi per noi?" - le chiese -
alzando anche lei la voce e guardandola seria.

"Non sono due cose collegate. Non te lo saprei neanche spiegare per il fatto che mi è crollato tutto all'improvviso ed è soltanto colpa tua."
le rispose - ma le scese una lacrima sul viso.

"Io ho cambiato vita, capisci. Ho mandato a fanculo le certezze su me stessa da quando sei arrivata tu nella mia vita." - ribadì - seccata.

"E non è valsa la pena. E sai perché?" - le urlò tra le lacrime - sfogando tutto il suo dolore.

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