Capitolo 28

63 11 84
                                    

"Il paradiso non esiste, ma dobbiamo comunque sforzarci di esserne degni."
(Jules Renard)

"Che ci fai qui?" - le chiese - mentre la guardò e si chiese se era un sogno ma si fece fredda.
Anna indossava dei jeans strappati come una ribelle ed una camicia nera che lasciava poco all'immaginazione, anche se era così sensuale per i suoi modi che rabbrividì sul momento.

Era sicuramente Bray che aveva il possesso.
Riconosceva il colore dei suoi occhi cambiato.
Eppure anche da incazzata, lei era così bella.

Avrebbe voluto affondare le mani nei capelli ricci ma si trattenne e aspettò la sua risposta.

"Ma quanto sei finta Gin. Pensavi che ti avrei lasciata tra le braccia di quel coglione?" - le rispose - mentre si morse il labbro beffarda.

"Non avevi detto che eravamo amiche? Tanto dopo quel bacio, hai fatto finta di nulla." - le ribadì - e si sistemò i capelli dietro l'orecchio.

"Continui a non capire eh?" - le chiese - e poi si avvicinò toccandole la mano con cui si stava mettendo in tiro, mentre Gin quasi sussultò.
E le diede un bacio sul collo, per poi sbatterla al muro ma non le sembrava neanche Anna.

Non capiva dove fosse finita la sua dolcezza e i suoi modi delicati, ma non poteva capire che anche l'angelo se ferito, può diventare il tuo peggior diavolo e lo avrebbe compreso quella notte, in cui si stava per scatenare l'inferno.

Ognuno ha i suoi demoni e nessuno è puro.

Siamo tutti contaminati dalle nostre passioni e la vita ci da così tanto veleno che se poi non lo smaltiamo, finiamo per diventarne vittime.

Non dobbiamo mai permettere al dolore di cambiarci e di far uscire il peggio di noi stessi.
Esso ci serve a crescere, non a renderci così.

Gin era cattiva perché era una bambina che non era stata mai amata, mentre Anna lo era diventata, perché voleva sempre cose assurde.
A volte ci fissiamo con chi non possiamo mai avere, perché abbiamo la smania della sfida.

Noi esseri umani non ci accontentiamo mai.

"Io voglio che tu sia mia e basta." - continuò -
mentre Gin si sentì come fosse intrappolata.

"Non voglio che ci sia quel coglione con te." -
ribadì - e la tenne ferma per non farla andare.

"Non posso aspettarti tutta la vita." - disse - e
la guardò fissa negli occhi neri così profondi.

"Dammi tempo." - rispose - mentre iniziò a sentire caldo, data quella sua vicinanza e poi la riccia le sfiorò i fianchi, come a provocarla.

"Mi sono rotta il cazzo di darti tempo." -disse-
e cominciò ad alzarle il vestito ridacchiando.
Amava l'effetto che le faceva ed anche che le sue mosse la facessero impazzire ma chi da troppo amore, la prende sempre nei fondelli.

Gil esseri umani preferiscono sempre correre da chi non li ama e fuggire da chi lo fa tanto.

"Tu non vuoi stare con me perché sai Gin che sono malata. Ecco la verità." - continuò - e la fissò concentrandosi sulle sue labbra scure.

"Sei stata insieme a me soltanto per pietà. Tu volevi farmi provare emozioni e basta." - le sussurrò - mordendole l'orecchio, mentre Gin cercò di reagire e le accarezzò la nuca piano.

"Non è vero." - ribadì - ma Anna era alterata.

"E allora manda a fanculo la tua famiglia." -
le rispose - mentre i loro respiri si confusero.
Entrambi i loro cuori stavano battendo forte.
Si strinsero la mano e le lacrime poi scesero.

Amore sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora