Capitolo 12

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Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia.
(Mark Twain)

La notte stessa che Anna seppe la verità, litigò con sua madre come al solito e piangendo poi si rannicchiò nel suo letto come una bambina ma dimenticandosi persino di spogliarsi tutta.

I vestiti avevano ancora addosso il profumo di Gin ed aveva paura che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe sentito su di se ma sapeva che non sarebbe passata sopra al loro passato.

Quella ragazza le aveva sconvolto la vita una seconda volta ma non poteva più permetterlo.

In fondo si sentiva come se tutti le avessero mentito e confusa non sapeva il falso e il vero.

Non riusciva a fidarsi delle sue sensazioni e la testa e il cuore ero in perenne lotta, pronti a sbranarsi ogni minuto, perché lei Gin seppur tutto il dolore l'aveva amata già fin dall'inizio.
Ma sapeva che se si fosse messa in mezzo la madre, lei non sarebbe stata capace di lottare.

Sapeva che innamorarsi di lei era stato uno sbaglio e che quella storia non sarebbe dovuta nascere ma anche se negli occhi della persona che l'aveva generata, aveva visto la delusione di chi non si aspettava una trasgressione dalla figlia, non voleva scordarla proprio per nulla.

I sentimenti che aveva provato per lei erano troppo forti e perciò non poteva disattivarli.

Si sentiva come se avesse dovuto scegliere tra Gin e la madre e non sapeva quanto potesse essere giusto rinunciare a se stessa pur di non perdere la persona forse a cui teneva di più.

Ma allora non sapeva più chi fosse lei stessa.

"Non ti ci vedo baciare una ragazza." - aveva detto - ed era stato il primo colpo già per lei.

"È solo confusione."

"Non hai mai provato con i maschi."

"Sei timida e trovi più facile con le ragazze."

"È per i tuoi problemi fisici."

"Come hai potuto innamorarti di lei? Tra le ragazze perché proprio di lei?" - altro colpo -

"Non puoi essere innamorata di quella. È lei che ti ha sedotta e tu non hai rifiutato le sue avances." - terzo colpo che non aveva retto -

"Sei una sadica." - e così era finito il tutto -

Anna urlò basta al ricordarsi di quelle parole.
La testa le scoppiava e si sentiva a brandelli.
Sapeva che non l'avrebbe accettata ma non fin a quel punto, anche se doveva aspettarselo.

Per cinque anni aveva passato l'inferno non accettandosi ed ora che lo aveva fatto, tutto le si era rivoltato contro come fosse sbagliato.

"Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato Gin" - disse a se stessa - stringendo le mani.

"Se non fosse successo, ora non starei così." -
continuò - per poi guardare la luna nel cielo.

Non sapeva dove sbattere la testa e ciò che l'aspettava sarebbe stato peggiore di quello.

Stava mettendo in dubbio il suo orientamento sessuale un'altra volta e pensò che se non era riuscita a spiegare davanti alla madre perché l'amasse, vuol dire che non era niente vero.

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