Capitolo 25

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"Qualunque siano le torture dell'inferno, penso che la noia del paradiso sia ancora peggio."
(Isaac Asimov)

Gin dopo aver chiuso la chiamata rientrò nel salotto, mentre Anna stava cambiando canale in continuazione con gli occhi spenti come se
stesse soffrendo dentro e la nera le prese quel telecomando per poi spegnergliela incazzata.

"Oh ma che cazzo fai?" - urlò - mentre si girò a guardarla stupita e le disse di ridarle ciò che le aveva rubato e di andarsene dopo in stanza.
Voleva restare sola, perché ne aveva bisogno per riflettere e riprendersi da quel duro colpo.

"Tu credi che non proverò a riconquistarti?" -
le rispose - mentre si mise a braccia conserte.

"Non usare le tue tattiche di seduzione. Non ci cascherò manco se dovessi spogliarti."- ribadì - fredda mentre cercò di riprendere il telecomando sentendo i brividi non appena le sue mani toccarono quelle di Gin e temendo la loro vicinanza che era eccessiva per il caso.

"Io non mollo. Pure se mi farai penare. Lo sai che sei una stronza?" - ribattè - guardandola.

"Sei più stronza tu." - rispose - mentre vide i suoi occhi diventare più minacciosi ma non si calmò, perché amava sfidarla come non mai.

"Odio quando ti comporti così, come se fossi poi l'unica a soffrire, ad avere problemi e a fare le scelte. Tu chiudi sempre gli altri fuori dal tuo mondo, perché te stessa è la persona migliore e gli altri non la meritano. Abbassa le ali e sii più aperta a capire il punto di vista altrui ma odio ancora di più quando faccio qualcosa che non va secondo i tuoi canoni e ti incazzi per poi trattarmi male." - disse - dura.

"Ed io odio quando fai la bambina. Non riesci ad accettare che qualcuno ti abbia rifiutata?" -
le chiese - mentre Gin le fissò subito le labbra.

"E tu riesci ad accettare che qualcuno non sia perfetto e come voglia tu?" - ribadì - seccata.

"La verità è che ti brucia che non mi hai come giocattolo per sperimentare la tua sessualità e non puoi sapere da che parte stare. No Gin?"-
rispose - ma la nera le mollò il telecomando e
prima di andarsene in stanza, respirò isterica.

"Certe volte mi fai venire il nervoso. Sei una bambina. Quando imparerai a fidarti davvero, chiamami." - le disse - mentre sbattè la porta.

"Dio quanto è irritante." - disse a se stessa -

"Menomale che dovevamo essere amiche." -

"Mi stava guardando le labbra la stronza." -

Gin si accese una sigaretta per smaltire tutto il nervoso ed uscii sul balcone, guardando il cielo che si era fatto nuvoloso ma le scese una lacrima sulla guancia, seppur non volendolo.

Stava piangendo, perché odiava la situazione che si era creata con Anna e l'idea che nel suo cuore non ci fosse il posto per lei la uccideva.

I litigi con chi ami possono diventare macigni.
Se avesse voluto solo usarla, non l'avrebbe fatta aprire con lei e trattata diversamente ma la riccia quando si fissava su una sua opinione non c'erano santi in grado di farla ragionare.

E vedere che la fissava con odio faceva male.

Anna feriva con le parole e poi non lo capiva.

Decise di farsi una doccia per potersi rilassare e dopo essersi spogliata, entrò scacciando la litigata avuta e ripensando ai tempi in cui si erano conosciute che erano stati a tratti felici.

Al giorno in cui l'aveva rivista nella discoteca e le si era fermato il cuore in quel momento, dato che era convinta che non la rivedesse più e a quando si erano date il primo bacio nella macchina, per poi fare subito dopo l'amore.

Amore sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora