Capitolo 15

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"La paura dell'inferno è l'inferno stesso, e il desiderio del paradiso è il paradiso stesso.
(Khalil Gibran)"

Non è un corpo e neanche la mente a fotterci.

Ciò che ci frega sono gli occhi, quei maledetti
che se ci guardano senza timore per leggerci dentro, non ce ne liberiamo più come fossero un'ossessione e si sa che gli sguardi sono fatti
per rimanerci addosso ma a volte per sempre.

Si può fare l'amore soltanto guardandosi ma
non si capisce che due persone prima di unire
i loro corpi, dovrebbero divorarsi prima così.

E non parlo solo di spogliarsi con gli occhi ma di fissarsi perdendosi nei dettagli di entrambi.

Anna pensava a questo mentre sua madre le aveva chiesto perché aveva scelto lei dei mesi prima, dato che il particolare che più l'aveva stregata di Gin non era stato il corpo che pur intrappolato nei vestiti sembrava maschile e
allo stesso tempo sensuale ma il suo sguardo.

La nera la guardava in modo felino come se
da un momento all'altro volesse saltarle solo addosso ma anche delicato come se amasse il fatto che lei era diversa da tutte le altre e fosse un fiore fragile che qualcuno doveva curare.

E nel nero dei due pozzi di petrolio che aveva sul viso si era sentita vista per la vera stessa e
anche se a volte ci annegava, perché Gin non solo nascondeva le verità agli altri ma anche persino a se stessa, non li avrebbe più lasciati.

Erano l'accesso al mondo della perdizione ma
alla riccia non faceva più paura l'idea di non ritrovare più la via di casa e avventurarsi nelle profondità della sua amata creatura infernale.

È vero che Gin era una ragazza prepotente e se voleva qualcosa, se la prendeva senza usare il minimo tatto ma con lei era diversa, perché
era come se di fronte alla sua purezza cedesse.

E alla riccia sarebbe stata più adatta una più delicata ma forse era proprio la sua insistenza e il suo accelerare le cose ad averla incantata.

E poi era così diretta che la voleva uccidere.
Per lei non c'erano mai dei tabù o pregiudizi.

All'inizio infatti l'aveva giudicata perché non era tipa da relazione fissa, dato che essendo una moralista per lei si doveva essere soltanto di una persona ed anche perchè odiava quelle che confondevano forse l'amore con il sesso.

E credeva che fosse superficiale per una come lei e non l'avrebbe perciò capita così tanto.
Aveva imparato allora a non giudicare mai un libro dalla copertina, perché tutti indossiamo una maschera per farci accettare dal mondo.

Anna però era in grado di addomesticare quei suoi demoni e farle perdere il controllo come mai nessun'altra, lasciandosi così sedurre.

Ma gli altri non potevano capire come le due insieme cambiassero per via dell'attrazione.

"Una come lei non può amare una come te." - queste frase ormai le rimbombava in testa.

L'amore vero è una combinazione casuale di gesti che ci fanno perdere la testa, profumi che diventano come l'aria che respiriamo e di dettagli insignificanti che ci fanno impazzire.

E non si decide quando cominciare a drogarsi di una persona, così tanto da volerla sempre.

E non si sa neanche quando poi si smetterà.

I sentimenti non hanno una scadenza e non si
possono spiegare perché a volte la loro forza è così intesa da togliere tutte le parole di bocca.
E lei non sapeva perchè aveva perso la testa.

E la riccia si trovava in quel lettino distrutta
per il peccato di amare chi sarebbe per tutti il suo nemico e che per di giunta è una donna.

Anna stava lottando ogni minuto per sfuggire
alla morte, perché voleva rivedere il sorriso di Gin e il modo in cui mentre era distratta poi si passava le mani sul collo quasi marchiandolo.

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