Capitolo 27

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"Non vorrei un paradiso dove non si avesse il diritto di scegliere l'inferno.
(Jean Rostand)"

Ascoltate questa canzone mentre leggete
(Luchè - Il mio ricordo)

Spesso si pensa di non poter essere amati da nessuno ma in realtà siamo noi i primi a non farlo e non si può pretendere che qualcuno ci accetti, se non riusciamo a farlo finanche noi.

Convivere con se stessi è una sfida, perché le nostre paranoie, i lati bui e le paure ci danno fastidio ma sono dettagli che ci rendono unici e senza di essi non potremmo essere mai noi.

Vedersi con gli occhi degli altri sembra facile ma farlo con quelli di se stessi no, perché ci guardiamo criticamente e finiamo per odiarci.

Il giudice più spietato è l' io, come può essere anche il nostro nemico numero uno tra tutti.

Se solo smettessimo di giudicarci, di vederci brutti, insopportabili ecc.. , potremmo capire che nessuno è perfetto e ognuno è bello così.
Ci vergogniamo dei nostri difetti fisici o anche interiori, senza sapere che sono la normalità.

Tutti non abbiamo un bellissimo rapporto con il nostro corpo, ma ciò non vuol dire che per questo non dobbiamo lasciarci andare per la paura di essere feriti o che si stanchino di noi.
Tutti vediamo noi stessi in modo negativo o attribuendoci lati del carattere da cambiare o facendoci sentire sbagliati ma ciò non toglie che non possiamo trovare la persona giusta.

Non si può rinunciare all'amore, per la paura di essere visti per come si è, ossia senza filtri.

La società ci impone canoni a cui sottostare e a volte se si è diversi, ci sente soli e difettosi.

Nessuno è un giocattolo montato male nella fabbrica, ma ognuno è solo fatto a modo suo.

Ma Anna aveva allontanato Gin come sempre perché si sentiva proprio così e non riusciva ad aprirsi con lei, facendola entrare nel dolore che da anni si portava dentro e nelle fragilità.

Gin aveva una vita normale, un ragazzo come si deve e non avrebbe di certo mai scelto lei.

Erano diverse, perché per Gin ciò che contava nella vita era il divertimento e poi non andava a fondo di se stessa, mentre per Anna i valori che contavano erano da sempre stati ben altri.

Lei era ancora un animo antico e non avrebbe avuto a che fare con una creatura del mondo.
E avrebbe dovuto capirlo prima che era stata soltanto una parentesi la loro storia ma con il suo amore credeva di poter migliorare Gin.

Aveva capito però che non si può salvare chi non vuole essere salvato, perché tu ti uccidi.

E se la sua diavola voleva restare all'inferno,
non di certo lei era qualcuno per impedirlo.

Amare Anna costava fatica ed era sempre un libro giudicato dalla copertina, senza leggerlo.
E forse per la nera non era una cosa possibile.

Avevano corso troppo, prese dall'attrazione.
Ma l'avrebbe ricordata come la cosa più bella della sua vita, se non fosse più tornata da lei.

L'aveva fatta sentire normale e dimenticare la sua difettosità, perché quando l'aveva sedotta non aveva mai pensato al fatto che era diversa da lei ma anzi non vedeva proprio differenza.

Gin rappresentava la ragazza che lei avrebbe voluto essere, se avesse avuto una vita sociale.

Ma Anna era una persona fragile da tenere e questo la nera lo aveva ancora sottovalutato.

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