Capitolo 9

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Ciò che ha sempre reso lo stato un inferno in terra è stato proprio il tentativo dell'uomo di renderlo un paradiso.
(Friedrich Hölderlin)

"Stammi lontana" - le urlò Anna - mentre le tolse la mano guardandola fissa negli occhi.
Erano più neri del solito e sapeva già che se li avesse ammirati ancora un po', sarebbe certo caduta nella sua trappola come faceva spesso.

Dentro ci vedeva l'inferno che non esisteva.

"Perché sei sparita?" - le chiese subito dopo -
mentre Gin non aveva ribattuto al suo ordine.

"Perché sono etero" - le rispose - più fredda.

Anna in quel momento divenne più incazzata di quanto lo fosse già, perché sapeva che era tutta una bugia e stava mentendo a se stessa.

Era stata così bene con lei che Gin non voleva
ammetterlo e allora stava inventando scuse per tenerla lontana e proteggere le certezze.
La verità fa male e questo lo si sa anche bene.

"Perché eravamo entrambe ubriache" - dopo aggiunse - notando una lacrima scendere dal volto della riccia, che dovette tenersi subito al lavandino per non crollare mai davanti a lei.

Gin in realtà stava reagendo così perché era gelosa ed era andata ormai fuori di senno ma
non era il modo giusto per risolvere il casino.
Sarebbe stato meglio ammettere ciò che stava provando piuttosto che colpire subito l'altro.

Non era mai stata possessiva nei confronti di qualcuno e quello la spaventava forse troppo.

Voleva che Anna le appartenesse come se in fondo l'amasse più di quanto aveva creduto.

Era stata la prima a toccarla e avrebbe voluto anche che rimanesse l'ultima per tutta la vita.
Era un pensiero dolce e ciò non era da lei.

"Perché è stato soltanto un errore" - aggiunse - ma a quell'ultima frase Anna non ci vide più.

La riccia la spinse al muro mentre a Gin per
la prima volta mancò il respiro dato che non l'aveva mai vista così e si avvicinò al suo viso.

"Dimmi che non senti nulla se faccio questo."
- le sussurrò - facendole venire i brividi e le
baciò le labbra in modo dolce mentre con le
mani le accarezzò i capelli perché non era il suo obiettivo farle paura ma solo smuoverla.

Rimaneva sempre un animo buono che si
sarebbe sciolto anche con il peggior diavolo.

Gin aveva chiuso gli occhi durante il bacio e
pensò che le fosse piaciuto come immaginava.

"Dimmi che quella notte eri sincera." - disse ancora - ma Gin era come in trans perché la stavano attraversando emozioni ancora forti.

Allora Anna le afferrò la gamba con passione
stringendola scostando il vestito facendola così gemere per poi iniziare a baciarle il collo.
La trovava stupenda anche se era incazzata.

E non si sarebbe staccata facilmente da lei.

Quella volta a differenza di anni prima aveva scelto di lottare per chi amava, anche se si fosse rivelato duro perché ne valeva la pena.

Gin era contorta e complessa da capire ma
con il suo amore anche se non pretendeva di cambiarla, l'avrebbe salvata dalla perdizione.

Non si sarebbe arresa di fronte al suo rifiuto
perché sentiva che lei l'amava in ogni gesto o suo comportamento anche se lo nascondeva.

E quella notte lei non l'avrebbe cancellata.

Gin era stata se stessa e quello la spaventava.

La nera cominciò a cedere e si aggrappò alle
sue spalle perché faticava a reggersi in piedi.

Accarezzò i capelli ad Anna stringendola di
più a se come se avesse disperato bisogno del suo profumo e del calore che le trasmetteva.

Anna sorrise mentre stava reagendo e la prese
mettendola sul lavello per poi fissarla senza
più alcuna paura ma Gin era ormai andata.

Le scese una spallina del vestito e le torturò
il seno notando che aveva inarcato la schiena.

"Gin?" - la richiamò - mentre le arrotolò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sfiorò il viso come a volerla tranquillizzare che anche se alterata non le avrebbe potuto fare male.

Lei l'amava anche con tutte le sue spine e non avrebbe rinunciato a lei per nulla di più bello.

"Non ti voglio prendere qua. Magari sul letto.
Magari quando sono più calma. Magari con delicatezza come sempre. Magari mentre ti sussurrò che sei la cosa più bella che ho ora."
- continuò - a voce bassa mentre Gin sorrise.
Le accarezzò il viso notando che i lineamenti di Anna erano ritornati normali e pensò che se non fosse stata così codarda sarebbe stata la donna della sua vita, perché la capiva tanto.

"Non ti voglio rovinare" - le sussurrò - mentre appoggiò la fronte sulla sua e la guardò fissa.
Anna pensò che seppur le avesse dato veleno quando era girata per problemi, l'avrebbe bevuto perché nulla era più importante dello stare insieme a lei nonostante tutte le litigate.

Sapeva che non sarebbe stato un rapporto facile ma non riusciva a non esserne attratta.

"Io con te sono diversa e dolce" - ribadì - ed
Anna la guardò con gli occhi molto più accesi.
La riccia capii che la sua maschera era così difficile da togliere ma dietro nascondeva una persona probabilmente del tutto differente.

Era curiosa di conoscere ciò che era davvero.
Non era vuota e superficiale come credeva.

Ginevra le diede un altro bacio con le lacrime.
Vedeva in lei la possibilità di essere migliore.

"Non posso" - aggiunse - ed Anna la fece poi scendere mentre la strinse in un abbraccio e
sapeva già di doverla ancora lasciare andare.

"Tu sei confusa. Ed è normale ma sappi che ti amo e che aspetterò che ti schiarisca le idee."
- le disse la riccia - mentre la sua Gin le diede un bacio all'angolo della bocca e le accarezzò
la spalla per poi guardarla un'ultima volta e
andarsene con il cuore poi ancora impazzito.

Anna non sapeva cosa avrebbe deciso ma in
fondo l'amore è saper rispettare i suoi tempi.

Aveva avuto la certezza quella sera che Gin
l'amava anche se ancora intendeva negarlo.

Ritornò da Alba ma per prendere le sue cose
e sfrecciare verso l'uscita senza manco girarsi.
Aveva la testa piena della nera e non c'era
posto per nessun'altra, perché lei era unica.

Se fosse ritornata da lei, sarebbe stata sua.
Se non lo avesse fatto, l'avrebbe portata nel cuore come se fosse il ricordo più intrigante.

Spazio Autrice

Cosa deciderà Gin?
Secondo voi?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo➡️

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