Capitolo 19

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(ATTENZIONE: i flashback non sono fedelissimi ai libri. Sono delle scenette Solangelo che io avrei voluto ci fossero. La parola CULO compare un po' troppe volte. Avevo chiesto a Will di non dire CULO tante volte, ma lui ha fatto un commento sul CULO di Nico che, arrabbiato, gli ah detto che il suo CULO non lo avrebbe visto per un bel po'. Poi se ne sono andati bisticciando. Quindi mi dispiace se CULO viene ripetuto così tante volte, ma è ogni volta che CULO è ripetuto sappiate che è per rendere omaggio al CULO di Nico. E sì, il video e la canzone sono deprimenti *se ne va in un angolino a mangiare biscotti blu e a piangere*.)


Sbuffai mentre una canzoncina allegra e per nulla in sintonia con il momento si propagò per l'ascensore. Quando le porte si aprirono tirai un sospiro di sollievo e corsi fuori dall'Empire State Building. La vista che mi si parò davanti mi fece venire le lacrime agli occhi: c'erano feriti ovunque, corpi esanimi nemici e amici erano sparsi per la strada. I semidei piangevano, urlavano e combattevano. E stavano fermi in mezzo a tutto quello non capendo cosa stesse succedendo.

-RACHEL!- urlai e la ragazza si girò.

-Cosa ci fai ancora qui? Ti avevo chiesto di fare una corsa a prendermi alcuni medicinali per curare i nuovi feriti che hanno portato sull'Olimpo!

A quel punto mi accorsi delle lacrime che si accingevano a scenderle sulle guance.

-Sc-scusa Will....solo....tutto questo...è così orribile....- si fermò un momento per guardarsi intorno. -Quanti sono morti? Quanti ancora dovranno morire?

La guardai freddo, ma non perchè ero arrabbiato con lei, perchè faceva male. Dannatamente male.

-Molti miei fratelli sono morti e ho visto una mia sorella uccidere il suo ragazzo perchè non ce l'avrebbe fatta e stava soffrendo inutilmente.

Lei spalancò gli occhi.

-M-mi dispia- la interruppi e sorrisi.

-È una guerra. Non è ora il momento del lutto: arriverà e a quel punto renderemo onore a tutti loro e saranno ricordati come gli eroi che si sono dimostrati essere.

Lei annuì lentamente.

-Forza ora! Mi stupisco che qualche mostro non ti abbia già fatta fuori e lassù- feci un cenno con il mento verso l'alto a indicare l'Olimpo- ci sono ragazzi che hanno bisogno di noi.- il mio sorriso si fece ancora più ampio.

Lei mi sorrise di rimando.

Non erano sorrisi di felicità. Non erano sorrisi di tristezza. Erano sorrisi di malinconia. Perchè quando non puoi permetterti di essere triste, questa è l'unica cosa che puoi fare: sorridere, pensando ai momenti migliori che hai passato con le persone a te care mentre le vedi spegnersi  sapendo di non aver fatto abbastanza. Perchè è inutile mentire a noi stessi e a tutti gli altri: quando qualcuno a noi vicino muore, per noi sarà sempre colpa nostra, anche se non è vero...ma negarlo non serve a niente.

Stavamo per rientrare all'interno dell'edificio quando il rumore di spade contro spade diminuì visibilmente. Mi guardai intorno cercando di capire cosa fosse successo, temendo il peggio.

Vidi un corridoi formarsi tra le persone nella Quinta Strada e un cane nero enorme ululare e correre  contro Percy mentre una scia di bava andava addosso a semidei e mostri.

Poi vidi una figura minuti con un'armatura a forma di scheletro camminare lentamente nella stessa direzione del mostro.

Sentii la voce bassissima di Crono riempire l'aria: -Figlio di Ade. Ami così tanto la morte da volerla sperimentare di persona?

The Kingdom of Hecate||Crossover Harry Potter Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora